Città del Vaticano - Con parole chiare e dirette, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun SDB ha preso la parola durante le congregazioni generali preparatorie del Conclave, nell’aula nuova del sinodo, tracciando una severa ma lucida analisi della direzione presa dal processo sinodale sotto il pontificato di Papa Francesco. In un intervento che ha colpito per la sua franchezza e profondità, il porporato ha richiamato la necessità di guardare al passato per orientarsi nel futuro, senza cedere alla tentazione di conformarsi allo “spirito del mondo”.
“Senza fermarci sui casi (incomprensibilmente tollerati) del Card. McCarrick, del prete Rupnik e di certi ecclesiastici provati colpevoli dalla giustizia secolare, non possiamo non vedere un mal consigliato tentativo di adeguarsi allo spirito del mondo invece di combatterlo energicamente. Questa accusa è gravissima, ma la realtà sembra risultare evidente esaminando la recente sorte dei Sinodi dei Vescovi, specialmente nella storia non ancora conclusa del Sinodo sulla Sinodalità.”
Zen ha aperto il suo discorso ricordando il valore autentico e tradizionale dei Sinodi – o Concili, come ha specificato – strumenti con cui lo Spirito Santo ha sempre garantito la continuità della Sacra Tradizione nella Chiesa. Riferendosi al motu proprio Apostolica sollecitudo di San Paolo VI, il cardinale ha riconosciuto l’intento originario di mantenere una certa continuità col Concilio Vaticano II, esercitando la collegialità episcopale come sostegno autorevole al Romano Pontefice. E ha ricordato i frutti di quel tempo: Evangelii nuntiandi, Catechesi Tradendae, Sacramentum caritatis, Verbum Domini. Tuttavia, ha proseguito, l’approccio è cambiato radicalmente con Papa Francesco. Con la costituzione apostolica Episcopalis communio, “quattro volte più lunga” del documento di Paolo VI, il pontefice ha abrogato la precedente normativa, trasformando in modo significativo i membri, gli scopi e le procedure del Sinodo. “Ma il Sinodo più recente è andato oltre la stessa Episcopalis communio”, ha ammonito il cardinale.
Zen ha puntato l’attenzione soprattutto sugli scopi modificati del Sinodo, sottolineando che l’attenzione si è spostata dalla salvaguardia della fede e della disciplina ecclesiastica alla sola “evangelizzazione del mondo odierno”, come indicato nella nuova costituzione. Ha citato il can. 342 del Codice di Diritto Canonico, che definisce il Sinodo come luogo di consiglio e sostegno al Papa, nella fedeltà alla dottrina e ai costumi della Chiesa. Ma ora, ha denunciato, si insiste solo sul “cambiare”. “Nei sinodi guidati da Papa Francesco la volontà è stata quella di cambiare, cambiare, cambiare. Lo abbiamo visto con quello sulla famiglia (comunione ai divorziati risposati), con quello sui giovani (dove si è incentivata la confusione), con il sinodo amazzonico (viri probati e attacco al celibato sacerdotale). E ora con quello sulla sinodalità: morale sessuale, LGBTQ, struttura di potere, diaconato alle donne, autonomia dottrinale delle Conferenze episcopali, Chiesa sinodale…”
Il porporato ha criticato anche le procedure adottate, in particolare la cosiddetta “conversazione nello Spirito”, definendola un metodo gesuitico canadese più utile a calmare gli animi che a favorire il vero discernimento. “Aspettare le sorprese dello Spirito? Lo Spirito verrà a dirvi che ha sbagliato per venti secoli ed ora vi dirà la verità?” Poi, riferendosi allo stato attuale del Sinodo sulla sinodalità, ha osservato che, sebbene iniziato nel 2021 e apparentemente concluso, in realtà esso continua, senza chiarezza su chi abbia redatto il documento finale e su come siano state valutate le modifiche proposte. “Tuttavia, è stato accettato dal Papa e presentato come parte del suo magistero. L’ordine è quello di studiarlo e iniziare a metterlo in pratica in forma sperimentale. I risultati saranno valutati dal Papa durante le visite ad limina. Questo procedimento rischia di avvicinarci alla prassi anglicana. Sarà possibile tornare indietro dopo anni di sperimentazione? Come si salvaguarderà l’unità della Chiesa cattolica?”
Infine, un monito diretto ai cardinali elettori del prossimo conclave: “Gli elettori del futuro Papa devono essere consapevoli che egli avrà la responsabilità di permettere la continuazione del processo sinodale oppure di troncarlo con decisione. Si tratta della vita o della morte della Chiesa fondata da Gesù”. Il cardinale Zen, vescovo emerito di Hong Kong, ha dato così voce a una preoccupazione profonda e condivisa da non pochi membri del collegio cardinalizio: che la sinodalità, se slegata dalla Tradizione e dalla fedeltà al deposito della fede, possa trasformarsi in uno strumento di disgregazione anziché di comunione. Le sue parole, cariche di amore per la Chiesa e senso di responsabilità, rimarranno certamente un punto fermo nel dibattito che precede il prossimo conclave.
p.C.U.
Silere non possum