Città del Vaticano - Nella suggestiva cornice di Piazza San Pietro, gremita di volti e storie provenienti da ogni parte del mondo, si è celebrata questa sera, alle ore 20, la Veglia di preghiera presieduta da Papa Leone XIV in occasione del Giubileo dei Movimenti, delle Associazioni e delle Nuove Comunità. Un momento di profonda comunione ecclesiale che ha visto moltissimi fedeli laici radunati attorno al Pontefice per pregare.
La liturgia si è aperta con il canto del Veni Creator Spiritus, mentre rappresentanti dei vari movimenti accendevano sette lampade al cero pasquale. Un gesto semplice ma eloquente: lo Spirito Santo è la luce che accende i carismi e li armonizza nell’unica missione della Chiesa.
Lo Spirito, protagonista silenzioso
Nell’omelia, il Pontefice ha offerto una meditazione profonda sullo Spirito Santo come protagonista della missione di Cristo e, perciò, della vita della Chiesa. Ha ricordato che lo Spirito, invocato nel canto, è colui che “moltiplica i linguaggi, accende i sensi, infonde l’amore, rafforza i corpi, dona la pace”. Non si tratta di un’energia impersonale, ma della presenza vivente di Dio, che ci apre al Regno e ci trasforma dall’interno.
Gesù è la manifestazione della vicinanza di Dio, ha detto il Papa. E noi, segnati dal Crisma nel Battesimo e nella Confermazione, siamo resi partecipi della sua missione. “Come l’amore ci rende familiare il profumo di una persona cara, così riconosciamo stasera l’uno nell’altro il profumo di Cristo”. Una frase che racchiude il senso della fraternità cristiana, della comunione fondata non su progetti umani, ma sulla grazia condivisa.
Un solo Spirito, una sola missione
La Pentecoste è il momento fondativo della Chiesa, non come struttura ma come popolo radunato nella diversità dall’unico Spirito. Leone XIV ha insistito su questo punto: non molte missioni, ma una sola missione; non divisioni o gelosie, ma comunione e luminosità. Ha indicato Piazza San Pietro come immagine viva di una Chiesa accogliente, in cui le differenze non dividono ma arricchiscono.
Papa Leone ha spiegato che la Sinodalità non è un programma di riforma, ma una visione teologica: “Dio non è solitudine. Dio è “con” in sé stesso – Padre, Figlio e Spirito Santo – ed è Dio con noi”. Da qui la chiamata alla Chiesa ad essere popolo in cammino, fermento di comunione nel mondo, non predatori ma pellegrini, capaci di custodire la terra e il prossimo.

Comunità come palestre spirituali
Il Papa ha rivolto un invito accorato alle aggregazioni e alle nuove comunità: essere palestre di fraternità e partecipazione, luoghi di spiritualità autentica. Non basta riunirsi, bisogna lasciarsi convertire dallo Spirito. Con parole forti, ha denunciato le tentazioni dell’autoaffermazione, della mormorazione, dello spirito di contesa, del dominio delle coscienze: tutto ciò che spegne la libertà e la gioia, segni della vera spiritualità cristiana.
L’evangelizzazione, ha ricordato, non è una strategia umana, ma frutto della grazia che cambia le vite. “È la via delle Beatitudini, una strada che percorriamo insieme, tesi fra il già e il non ancora”. Una strada da percorrere non con compromessi e potere, ma con fedeltà e umiltà, legati alle Chiese locali, radicati nella comunità.
Un popolo che cammina insieme
L’omelia si è conclusa con un forte appello all’unità e alla corresponsabilità. «Attorno ai vostri vescovi e in sinergia con tutte le altre membra del Corpo di Cristo agiremo, allora, in armoniosa sintonia. Le sfide che l’umanità ha di fronte saranno meno spaventose, il futuro sarà meno buio, il discernimento meno difficile. Se insieme obbediremo allo Spirito Santo!» ha detto il Pontefice.
In un mondo segnato da paure, ingiustizie e isolamento, la sinodalità non è un’idea, ma una necessità vitale per il futuro della Chiesa e dell’umanità. Se sapremo camminare insieme, obbedendo allo Spirito, tutto sarà meno spaventoso, meno oscuro, più comprensibile.
Una Chiesa viva, perché animata dallo Spirito
La Veglia, proseguita con il rinnovo delle promesse battesimali, l’invocazione allo Spirito Santo, la recita del Padre Nostro e la benedizione apostolica, si è conclusa con il Regina Caeli. Ma questo momento di preghiera non si ferma qui, dovrà trovare terreno fertile nelle singole comunità dove questi laici vivono la loro vita di fede. I frutti si vedranno nella capacità di vivere questa chiamata in realtà che non si rifugiano in sé stesse ma osano camminare insieme, non impongono ma accompagnano, non dominano ma servono.
Leone XIV ha offerto ai movimenti un orientamento chiaro: lasciarsi cambiare dallo Spirito per diventare artigiani di pace, di unità, di speranza.
s.T.S.
Silere non possum