Città del Vaticano — Un’immagine che ha sorpreso, spiazzato e, per molti, lasciato un senso di disagio. Papa Francesco è arrivato oggi nella Basilica di San Pietro sulla sedia a rotelle, con il corpo avvolto da una coperta di lana, senza indossare la talare bianca, ma semplicemente dei pantaloni neri. Il volto pallido, il respiro affaticato, lo sguardo stanco: il Pontefice appare visibilmente provato, ancora convalescente dopo una polmonite bilaterale che lo ha costretto al ricovero nei giorni scorsi. La visita, riferiscono, è dovuta alla volontà del Papa di far visita a San Pio X e Benedetto XV. "Negli anni scorsi non ha mai fatto queste visite oranti, che strano" commenta un canonico della Basilica di San Pietro.
“Non riesce a respirare in autonomia”, ha confessato un chierico di Casa Santa Marta. “Per la visita dei reali inglesi è stato tolto l’ossigeno per poco tempo, solo per la foto, che è stata studiata ad arte perché ormai c’è il terrore delle vostre critiche”.
La gestione dell’immagine pubblica del Papa — come già sottolineato più volte su queste pagine — è oggi affidata a un ristretto gruppo di personaggi "romanacci da cicchetto e da osteria". Non è nemmeno il caso, qui, di riaprire il capitolo imbarazzante del Dicastero per la Comunicazione, che da tempo rappresenta una delle pagine più opache di questo pontificato. Il riferimento è piuttosto a coloro che oggi, concretamente, si occupano del “corpo del Papa”, della sua esposizione pubblica, delle sue uscite, della sua immagine, appunto. Nelle ultime settimane, il Pontefice è apparso in pubblico in condizioni di evidente fragilità, esposto, quasi esibito, come un simbolo da mostrare. A farlo sono proprio alcuni dei "sapienti collaboratori" che oggi lo circondano, figure rimaste ai margini della scena per anni e che ora cercano uno spazio che finora non hanno avuto. Domenica scorsa, in piazza San Pietro, il Papa è stato portato all’esterno senza neppure un cappotto, nonostante il freddo. Oggi, avvolto da una coperta di lana, è stato condotto nella Basilica Vaticana tra disordine, improvvisazione e un ambiente visibilmente trascurato. La sporcizia che regna nella Basilica guidata dal francescano Mauro Gambetti, già segnalate più volte da fedeli e visitatori, hanno reso la scena ancora più imbarazzante.
“Meno male stava per morire due volte”, aggiunge amaramente un prelato, criticando apertamente questa scelta di portarlo in giro in queste condizioni.

Quella prima uscita nel 2013
L’assenza della talare bianca, oggi, non può essere certo giustificata con "la convalescenza". Lo abbiamo visto anche in ospedale con la talare e nei giorni scorsi. È, piuttosto, un gesto che racconta qualcosa di più profondo del rapporto di Francesco con i segni del suo ministero sacerdotale e del papato. L’amore per la talare non c’è mai stato, e chi lo conosce da vicino lo sa bene. Era il 14 marzo 2013, il giorno dopo l’elezione. Francesco voleva recarsi alla basilica di Santa Maria Maggiore in clergyman. Fu il cardinale Santos Abril y Castelló a intervenire: “Santità, non può uscire senza talare. La gente sarebbe scandalizzata”. Ma il Papa ribatté che si trattava di una visita privata. Non aveva ancora realizzato che la sua vita privata non esisteva più.
Oggi, però, quel capriccio ritorna. Il Papa appare come vuole: in pantaloni e coperta. Ma l’effetto, tra i fedeli e i canonici presenti, è stato di smarrimento, se non di imbarazzo. “Non sapevamo come reagire”, racconta una persona che ha assistito alla scena. “Ci siamo guardati tra noi. Nessuno capiva cosa stesse succedendo. Non sapevamo se provare dispiacere per la sua malattia o riflettere e capire che nulla ha a che vedere con questa scelta”.
Troppi galletti in un pollaio....
In questi anni, Francesco ha fatto di tutto per non circondarsi di figure troppo forti o influenti. Ha cambiato frequentemente segretari e collaboratori, diffidando di chi mostrava eccessiva autonomia o spirito d’iniziativa. Da un lato temeva che potessero accumulare troppo potere, dall’altro i rapporti si incrinavano spesso per litigi e veri e propri scontri. Era impossibile proseguire a lungo. Basti pensare a uno dei suoi primi segretari, mons. Guillermo Javier Karcher, allontanato dopo aver rilasciato una semplice intervista a un quotidiano argentino, nella quale affermava che il Papa sarebbe andato volentieri in Argentina. Un’osservazione innocua, che però bastò a segnare la sua fine. Francesco è fatto così: umorale, oltre che amorale. Eppure ora, nella fragilità, è costretto ad affidarsi, a lasciarsi portare. Non può più scegliere ogni cosa. Non può controllare tutto, né tutti. Le parole di Gesù a Pietro risuonano: “In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi.” Forse, però, il Signore pensava ai confratelli di Pietro, a presbiteri guidati da fede e umanità. Non a laici ambiziosi, senza competenze mediche ma pronti a giocare a fare i primari, senza conoscere la lingua italiana ma con il feticcio delle benemerenze da commissari Rex.
d.C.T.
Silere non possum