Roma - Quando Crux ha anticipato alcuni punti dell’intervista rilasciata da Papa Leone XIV alla giornalista americana Elise Ann Allen, i quotidiani italiani hanno iniziato a titolare in modo sensazionalistico: “Nel mondo troppe disparità, guardiamo a Elon Musk”, “Papa Leone contro Elon Musk: ecco cosa ha fatto arrabbiare il pontefice”, “Papa Leone XIV in un’intervista esclusiva parla di Elon Musk e della sua ricchezza”.
Il problema, in Italia, è che molti giornalisti non sanno fare il proprio mestiere. E non è soltanto una questione di professionalità: è un Paese in cui la libertà di stampa è fortemente limitata. L’Ordine dei Giornalisti, che dovrebbe vigilare sul rispetto del Codice Deontologico, è guidato da soggetti più interessati a farsi invitare ai banchetti vaticani organizzati da Mauro Gambetti che a tutelare davvero la professione. Quando ricevono segnalazioni le cestinano senza rispondere, salvo poi correre ai ripari quando si rendono conto di aver coperto troppo a lungo certe situazioni e aver fatto perdere la pazienza alle persone sbagliate.
Il caporalato dei pubblicisti
Il sistema è marcio fin dalle fondamenta. Giovani aspiranti pubblicisti, per ottenere il tesserino, sono costretti a lavorare come servi della gleba: niente paga, e in più la beffa. I direttori dei giornali dicono chiaramente: “Io non posso pagarti, ma l’Ordine dei Giornalisti pretende le ricevute dei compensi. Quindi tu mi dai i soldi in contanti e io ti faccio i bonifici, così abbiamo i documenti da presentare”. Una truffa legalizzata. O ti pieghi a questo ricatto, oppure il tesserino non lo ottieni. L’alternativa? Pagare migliaia di euro per frequentare le scuole professionali per poter diventare professionista. E l’Ordine tace, finge di non vedere, si gira dall’altra parte.
Copia e incolla, sentimenti personali
Non stupisce, allora, che il giornalismo italiano sia ridotto a una barzelletta. Con o senza tesserino, la maggior parte dei giornalisti (e anche chi non lo è) si limita a copiare e incollare notizie prese qua e là, senza verificarle e senza citare le fonti quando sanno che sono attendibili. Peggio ancora, gli articoli e gli editoriali sono spesso dettati da rancori o simpatie personali.
Un esempio lampante è quello di Francesco Antonio Grana, che ha avviato una campagna contro Leone XIV solo perché non lo lascia entrare a Santa Marta, come faceva Bergoglio. Lo stesso Grana ha preso di mira l’arcivescovo Delpini accusandolo di coprire pedofili, e accusa Leone XIV di essere più indulgente del suo predecessore. Tutto questo, però, dimenticando il proprio operato: messaggi inviati a seminaristi che frequentavano il seminario minore, chat con preti e seminaristi dai contenuti allusivi.
Giornalisti e complottisti
Non sorprende, dunque, che il giornalismo italiano abbia perso credibilità. Quando i giornalisti non sono affidabili, proliferano i complottisti. Le persone preferiscono credere alle sciocchezze dei “pazzi” piuttosto che ai titoli di giornali screditati.
Cosa ha detto davvero Leone XIV
Basta leggere le parole di Papa Leone XIV per rendersi conto della distorsione. Non ha attaccato Elon Musk: ha semplicemente citato una notizia letta poco prima come esempio delle disparità sociali. Ha detto: “Uno dei fattori più significativi è il divario sempre più ampio tra i redditi della classe lavoratrice e quelli dei più ricchi. Sessant’anni fa i direttori esecutivi guadagnavano quattro o sei volte lo stipendio di un operaio, oggi arrivano a guadagnare seicento volte di più. Ieri ho letto che Elon Musk diventerà il primo trilionario del mondo. Che cosa significa questo? Se oggi conta solo questo, siamo di fronte a un grande problema. Dobbiamo affrontare le sfide della tecnologia, dell’intelligenza artificiale, del lavoro e della possibilità di garantire a tutti una vita dignitosa. Se automatizziamo tutto e solo pochi hanno i mezzi per vivere bene, abbiamo davanti un problema enorme. È anche per questo che ho scelto il nome Leone: per rispondere alle sfide del nostro tempo”
Parole chiare, ben diverse da quelle riportate da Iacopo Scaramuzzi su Repubblica e da molti altri giornalisti italiani.
Continuità con Francesco
Lo stesso vale per altri temi: pedofilia, omosessualità, diaconato femminile. Leone XIV non ha detto nulla di diverso da quanto affermato o realizzato da Papa Francesco. Ma ecco che Grana, sul Fatto Quotidiano, titola: “Pedofilia, persone lgbt e donne diacono: Prevost si dimostra ultra conservatore. È già finita la presunta continuità con Bergoglio”. Un titolo totalmente falso, ma che ha una spiegazione: Leone XIV non scrive con lui un libro dal titolo roboante, magari Enciclica sulla pace in Ucraina (con il rischio di confondere i lettori sulle vere encicliche)? Allora va denigrato.
Ecco il dramma del giornalismo italiano: attacchi personali, compiacenze, silenzi interessati. Peggio ancora se a scrivere sono giornalisti cresciuti alla scuola di certi cardinali partenopei che hanno lasciato eredità più che problematiche.
d.L.A
Silere non possum