Città del Vaticano – Domani, 4 ottobre 2025, nella cornice del Cortile di San Damaso, avrà luogo il giuramento delle nuove reclute della Guardia Svizzera Pontificia. L’appuntamento, tradizionalmente fissato al 6 maggio, anniversario della strage del 1527 in cui 147 alabardieri persero la vita difendendo Clemente VII durante il sacco di Roma, è stato quest’anno rimandato a motivo della morte di papa Francesco e dei giorni di lutto che ne sono seguiti.
Un corpo unico al mondo
La Guardia Svizzera, istituita ufficialmente da papa Giulio II nel 1506, è oggi il corpo militare più antico ancora in servizio. Dal loro arrivo a Roma, i soldati elvetici hanno avuto un compito preciso: difendere il Pontefice e la Santa Sede. La loro storia si è forgiata tra fedeltà, sacrificio e discrezione.
Dietro i colori sgargianti delle uniformi e i gesti cerimoniali, tuttavia, rimane l’essenza di un servizio silenzioso e spesso nascosto: garantire la sicurezza del Papa, accompagnarlo nei suoi spostamenti, vigilare sugli accessi al Palazzo Apostolico e alle celebrazioni da lui presiedute.
L’udienza del Papa alle reclute
Questa mattina, nel Palazzo Apostolico, Papa Leone XIV ha ricevuto le nuove reclute con le loro famiglie, offrendo loro un discorso che è andato oltre le sole consegne militari. Ha ricordato come fin dai primi giorni del suo pontificato abbia potuto contare sul “fedele servizio, svolto con abnegazione e zelo”, e ha esortato i giovani soldati a non vivere isolati, ma come parte di una comunità unita: “Siete chiamati a creare legami di amicizia forti e sani tra di voi… la benevolenza, l’onestà, la solidarietà, il rispetto reciproco costituiscono i pilastri su cui è possibile costruire una vita armoniosa”.
Il Pontefice ha poi invitato i giovani a considerare l’esperienza romana come occasione di crescita spirituale e culturale, ricordando le sfide che la loro generazione dovrà affrontare: “questioni ambientali, mutamenti economici, rivoluzione digitale, intelligenza artificiale”. Con parole di incoraggiamento, Leone XIV ha collocato il giuramento in una prospettiva di fede: “Siate missionari di speranza, con la vostra semplice testimonianza”.
Un rito che segna la vita
Il giuramento di domani non è una mera formalità, ma un momento che segna un passaggio esistenziale. Pronunciando la formula davanti al Papa e al Corpo, ogni recluta si impegna a servire “con fedeltà, lealtà e onore” il Sommo Pontefice e i suoi successori, anche – se necessario – fino al sacrificio della vita. Per molti di loro sarà un’esperienza di alcuni anni; per altri, un trampolino verso nuove strade, di studio, di lavoro o persino vocazionali. Ma tutti porteranno con sé il ricordo di un servizio che li ha messi al centro della vita della Chiesa universale. Domani, il Cortile di San Damaso si farà dunque palcoscenico di un rito antico che continua a rinnovarsi: una fedeltà che non è nostalgia del passato, ma testimonianza di speranza nel presente.

Volti e storie
Accanto al solenne momento del giuramento, la Guardia Svizzera è fatta anche di volti e storie personali: giovani che hanno lasciato le loro case, le famiglie, gli amici per vivere un’esperienza unica al mondo, al servizio del Papa e della Chiesa universale. Due di loro, Francesco e Gerlando, hanno condiviso il cammino che li ha condotti fino al Vaticano, le emozioni vissute nei mesi trascorsi e le attese che accompagnano il giorno del giuramento.
Francesco, qual è la tua storia? Dove sei cresciuto?
Sono nato e cresciuto a Bellinzona. Di professione sono polimeccanico e ho assolto la scuola recluta quale armaiolo a Thun, poi al Monte Ceneri. Per un anno ho lavorato come aspirante specialista in dogana e sicurezza dei confini per poi candidarmi a Guardia svizzera pontificia. È da ormai quasi un anno e mezzo che sono a Roma, molto felice di esserci!
Come e quando hai maturato l'idea di entrare nel corpo della GSP? Perché hai scelto questo tipo di servizio?
La mia è una storia che parte dall’infanzia. A farmi conoscere quel mondo è stato il mio padrino, Antonio. Per i compleanni ricevevo anche simpatici gadgets della Guardia dove serviva suo figlio. Io già sognavo e mi immaginavo di fare un giorno quell’esperienza. Poi, nel 2013, c’è stato il magic moment dell’elezione di Papa Francesco con le guardie schierate in Piazza San Pietro. Avevo 11 anni e il nuovo pontefice si chiamava come me! Mi sono allora informato ancora di più sulla missione del corpo e i loro compiti. Qualche anno dopo c’è stata un’altra fortunata occasione: la visita alla caserma e al Vaticano organizzata da mio zio Enea. Negli anni ho anche incontrato alcune ex-guardie con le quali ho scambiato opinioni sul servizio. A quel punto il mio desiderio di far parte dell’esercito più piccolo del mondo era ormai consolidato. Il 31 maggio del 2024 ho quindi realizzato il sogno e non vi dico l’emozione quando sono sbarcato a Roma-Termini e ad attendermi c’era il bus targato SCV che mi ha portato con le altre nuove leve in caserma.
Come vivi a Roma?
A Roma abitiamo nel cosiddetto “Quartiere svizzero”. Ci si sente quasi a casa e l’atmosfera è decisamente elvetica: quattro lingue, quattro culture sotto uno stesso tetto in un clima familiare. Nel tempo libero scopro Roma, i monumenti, le piazze, i musei e anche l’ offerta gastronomica. C’è sempre qualcosa da vedere. Poi d’estate in mezz’ora si arriva al mare: bello raggiungere la spiaggia e tuffarsi dopo ore di servizio.
Qual è la tua quotidianità in questo anno così particolare qual è il Giubileo?
Quest’anno c’era ovviamente molta attesa per l’apertura della Porta Santa e l’inaugurazione dell’anno giubilare. Sto vivendo il Giubileo con grande gioia: la vicinanza ai pellegrini che vengono da ogni dove per assistere alle udienze con il Santo Padre e visitare la Basilica mi dà tanto. Siamo in prima linea agli ingressi e i contatti umani con gente proveniente da tutto il mondo arricchiscono la fede.
Essere in Vaticano, cosa sta dando alla tua cultura?
Ogni giorno viviamo vicino a così tanti capolavori di rilevanza mondiale. Se ne conosce la storia, il valore immenso. Fra l’altro alcuni sono opera di artisti venuti dal nostro Cantone. Penso al Borromini, al Fontana…
Cosa sta dando questa esperienza al tuo percorso di fede?
La fede viene senz’altro corroborata e al mio rientro in patria condividerò di certo l’esperienza per motivare altri giovani a scegliere questo cammino lontano, ma soprattutto profondo. I valori che si apprendono qui sono un bagaglio spirituale prezioso. Viviamo in una società dove disciplina, dedizione servizio, aiuto al prossimo, camerateria, spirito di sacrificio sembrano contare meno. Noi qui cerchiamo di praticarli, portandoli avanti con coraggio, fedeltà e rettitudine secondo i principi del cristianesimo e della tradizione.
Come è stato vivere il periodo della morte di papa Francesco, il Conclave e l'elezione di papa Leone XIV?
Nessuno si sarebbe immaginato la morte del Santo Padre il giorno dopo la Pasqua. Sono stati giorni intensissimi e straordinari. La Guardia si è dovuta attivare subito, una delle nostre cinque missioni è proprio quella di proteggere il collegio dei cardinali quando la sede apostolica è vacante. Un altro servizio molto importante è stato il ruolo di sentinella d’onore, detta Totenwache, a fianco del feretro di Papa Francesco. Ci sono stato anch’io e quell’emozione non riesco a descriverla. Anche prima della fumata bianca in caserma c’era un clima di grande attesa. Ricordo che, all’annuncio dell’Habemus Papam mi trovavo in servizio al centro del Palazzo Apostolico e non dimenticherò mai l’eco dell’esultazione della folla accorsa davanti a San Pietro per respirare la storia con la S maiuscola. La prima volta che ho visto il neo-eletto Papa Leone XIV è stato quando è uscito dal Palazzo apostolico. Anche quello è stato un istante indimenticabile dei primissimi attimi del nuovo pontificato.
Hai incontrato il Papa? Che sensazione ti dà sapere di lavorare così vicino al Santo Padre?
Ci capita spesso di incrociarlo durante il servizio e di salutarlo. Io avevo anche incontrato e salutato papa Francesco. Lavorare per la protezione del Santo Padre è per me un onore. Dà molto senso a quello che faccio ogni giorno.
Cosa vuol dire per te, giurare di dare la vita per il Papa?
Vuol dire capire veramente fino in fondo cos’è la guardia e qual è lo spirito di sacrificio che la regge. Uno spirito di dedizione, sacrificio e lealtà totali che è contenuto nell’antica formula che pronunceremo e che segnerà il momento più importante nella vita di un gardista. Sì, perché si dice: “Guardia una volta, guardia per sempre”.
Come ti stai preparando all'evento del 4 ottobre?
La preparazione per il Giuramento è spirituale, con incontri con il cappellano, e pratica, con le esercitazioni indossando la tenuta di Gran Gala (ovvero portando la corazza). Esercitazioni che sono molto impegnative e richiedono concentrazione: il 4 ottobre vogliamo rappresentare il Corpo nel migliore dei modi.

Gerlando, qual è la tua storia? dove sei cresciuto?
Vengo da un piccolo paese del Malcantone che si chiama Monteggio nel comune di Tresa, dove ho frequentato le scuole dell'obbligo e frequentavo la parrocchia di Sessa.
Come e quando hai maturato l'idea di entrare nella GSP? Perché hai scelto questo tipo di servizio?
La decisione di entrare nella Guardia è maturata durante il mio servizio militare quando ho sentito parlare per la prima volta della guardia, poi mi sono informato per conto mio e ho pensato che fosse un servizio veramente unico al mondo che solo noi svizzeri abbiamo la possibilità di svolgere .
Come vivi a Roma? Qual è la tua quotidianità in questo anno cosi particolare qual è il Giubileo?
A Roma si vive bene, è una città a dir poco meravigliosa e c'è sempre molto da scoprire. È un onore svolgere il mio servizio durante il Giubileo, si conoscono pellegrini da ogni parte del mondo e hai la soddisfazione di parlare diverse lingue con loro.
Essere in vaticano cosa sta dando alla tua cultura e al tuo percorso di fede?
Essere in Vaticano per me è qualcosa di speciale, senti la cultura della fede molto vicina e hai la possibilità di arricchirti sempre di più.
Come hai vissuto il periodo della morte di papa Francesco, il Conclave e l'elezione di papa Leone XIV?
Non è stato facile dire addio ad un pontefice come francesco, ma sono stato molto orgoglioso di poter servirlo anche solo per un mese. Il Conclave è qualcosa che difficilmente molte guardie o ex guardie hanno la possibilità di vedere; per me stato bellissimo farne parte, perché ha voluto dire vivere da guardia al completo, vedere tutti i cardinali del mondo riunirsi in un’unica città. All’elezione di papa Leone XIV ho provato un miscuglio di emozioni; non lo conoscevo bene come cardinale ma sono sicuro che in quanto pontefice farà del suo meglio, e sono contento di far parte del suo pontificato.
Hai incontrato il Papa?
Si, diverse volte e ho anche avuto l'onore di stringergli la mano di persona, mi sono emozionato molto, è stata una sensazione incomparabile.
Come ti stai preparando all'evento del 4 ottobre ?
Sto facendo diverse prove con gli altri camerati, sono molto emozionato per questo evento e non vedo l'ora che avvenga, sono piuttosto sereno, non ho mai celebrato un evento cosi grande in vita mia, mi sento fiero del mio Paese e di quello che rappresentiamo in Vaticano.