Città del Vaticano – Alle ore 10 di questa mattina, in Piazza San Pietro, il Santo Padre Leone XIV ha presieduto l’Udienza Giubilare, appuntamento ormai consueto del Giubileo della Speranza. Al centro della sua catechesi, il Pontefice ha offerto una riflessione sul tema “Sperare è testimoniare”, ispirandosi alle parole di San Paolo ai Corinzi e alla figura luminosa del beato Isidore Bakanja, laico congolese martirizzato per la sua fede.
“La speranza del Giubileo nasce dalle sorprese di Dio”
«Dio è diverso da come siamo abituati a essere noi» – ha esordito il Papa –. «L’Anno giubilare ci spinge a riconoscere questa diversità e a tradurla nella vita reale. Per questo è un Anno di grazia: possiamo cambiare!». Richiamando la preghiera del Padre Nostro, Leone XIV ha invitato i fedeli a lasciarsi trasformare dal desiderio che “la terra assomigli al cielo”. «San Paolo – ha spiegato – scrive ai cristiani di Corinto ricordando che Dio comincia sempre dagli ultimi. È un terremoto che non distrugge, ma risveglia il mondo».
Il testimone della speranza: Isidore Bakanja
Nella seconda parte della catechesi, il Papa ha raccontato la storia di Isidore Bakanja, beato laico congolese ucciso nel 1909 a causa della sua fede. «Sperare è testimoniare – ha detto Leone XIV –. Isidore non aveva studiato, ma aveva compreso che la speranza cristiana è una luce che cresce nelle difficoltà. Per questo portava sempre con sé lo scapolare della Vergine Maria, anche quando fu torturato dal suo padrone. Morì perdonando e promettendo di pregare anche per chi lo aveva ridotto così».
Un martirio silenzioso che, secondo il Papa, «rompe la catena del male e rivela una forza nuova, capace di confondere i superbi e di rovesciare dai troni i potenti». «L’Africa – ha aggiunto – ci dona tanti giovani testimoni di fede che ricordano a tutta la Chiesa che la terra può davvero somigliare al cielo».
Il saluto ai pellegrini
Nel corso dei saluti finali, Leone XIV ha rivolto un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana, in particolare ai pellegrini delle arcidiocesi di Gaeta e Brindisi-Ostuni, accompagnati dai rispettivi pastori, monsignor Luigi Vari e monsignor Giovanni Intini. Un pensiero speciale è andato ai partecipanti al Giubileo del mondo del lavoro: «Il lavoro deve essere fonte di speranza e di vita – ha affermato –. Auspico un impegno collettivo per creare opportunità che offrano stabilità e dignità, soprattutto ai giovani». Il Pontefice ha poi salutato i partecipanti al Giubileo delle rievocazioni storiche italiane, i Centri italiani metodi naturali e i fedeli provenienti da Canaro, Cupello, Firenze e Viterbo. In chiusura, rivolgendosi ai giovani, ai malati e agli sposi novelli, Leone XIV ha augurato che «tornino alle proprie case rinfrancati da questa esperienza giubilare e rinvigoriti nel desiderio di seguire il Vangelo e testimoniarlo con coraggio».
d.G.D.
Silere non possum