Città del Vaticano – Nell’udienza generale di questa mattina, Papa Leone XIV ha offerto ai fedeli una meditazione intensa e sorprendentemente attuale sul perdono, partendo da una delle pagine più drammatiche del Vangelo: il gesto di Gesù che, durante l’ultima cena, porge il boccone proprio a Giuda, il discepolo che lo sta per tradire.

Il Pontefice ha definito quel gesto «l’ultimo tentativo dell’amore di non arrendersi». Non si tratta solo di un atto di condivisione, ma del segno più radicale che l’amore autentico non si ferma neppure davanti al rifiuto, alla delusione, al tradimento.

Il perdono che precede il pentimento

Leone XIV ha sottolineato un aspetto centrale: il vero perdono non aspetta che l’altro riconosca il proprio errore. Al contrario, si offre per primo, come dono gratuito. È ciò che Gesù ha fatto con Giuda: non ha negato la gravità del tradimento, ma ha impedito che fosse il male ad avere l’ultima parola.

In questo, ha spiegato il Papa, sta la differenza radicale tra il perdono cristiano e la logica mondana del rancore e della vendetta: il Vangelo mostra che «si può continuare ad amare anche quando tutto sembra irrimediabilmente compromesso».

“E proprio per questo, fratelli e sorelle, quel boccone è la nostra salvezza: perché ci dice che Dio fa di tutto – proprio tutto – per raggiungerci, anche nell’ora in cui noi lo respingiamo. È qui che il perdono si rivela in tutta la sua potenza e manifesta il volto concreto della speranza. Non è dimenticanza, non è debolezza. È la capacità di lasciare libero l’altro, pur amandolo fino alla fine. L’amore di Gesù non nega la verità del dolore, ma non permette che il male sia l’ultima parola. Questo è il mistero che Gesù compie per noi, al quale anche noi, a volte, siamo chiamati a partecipare” ha detto il Papa.

La notte e la luce

Il Pontefice ha ricordato che, subito dopo l’uscita di Giuda, «era notte». Eppure, proprio in quel buio, Gesù afferma: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato». Un paradosso che rivela il cuore del mistero cristiano: la luce del perdono comincia a brillare quando tutto appare perduto.

«Anche noi – ha detto il Papa – viviamo notti dolorose e faticose, notti della delusione, del tradimento, della solitudine. Eppure, proprio in quelle ore, possiamo scegliere di non restituire il colpo, ma di rispondere con la dignità di un amore che non si spegne». Leone XIV ha ricordato: “È qui che il perdono si rivela in tutta la sua potenza e manifesta il volto concreto della speranza. Non è dimenticanza, non è debolezza. È la capacità di lasciare libero l’altro, pur amandolo fino alla fine. L’amore di Gesù non nega la verità del dolore, ma non permette che il male sia l’ultima parola. Questo è il mistero che Gesù compie per noi, al quale anche noi, a volte, siamo chiamati a partecipare”

L’invito alla pace e alla preghiera

Guardando all’attualità segnata da conflitti e tensioni – dalla Terra Santa all’Ucraina, fino a tante guerre dimenticate – Leone XIV ha invitato i fedeli a vivere la memoria liturgica della Beata Vergine Maria Regina, il prossimo 22 agosto, come giornata di digiuno e preghiera per la pace. Maria, ha detto il Papa, «è invocata come Regina della pace, e a Lei affidiamo le lacrime di chi soffre a causa delle guerre».

Un messaggio che interpella

Salutando i fedeli nella Basilica di San Pietro e nel cortile del Petriano, Leone XIV ha ripetuto che «il perdono costruisce ponti», ed è l’unica strada capace di aprire spiragli di pace in un mondo ferito dall’odio. «Impariamo tutti a perdonarci – ha esortato – perché perdonarci è costruire un ponte di pace. E oggi il mondo ha un bisogno drammatico di ponti, non di muri». Leone XIV ha ricordato che perdonare non è debolezza, ma la più grande forza dell’amore: quella che non si arrende, neppure davanti al tradimento.

d.G.V.
Silere non possum