Città del Vaticano - «Preghiamo per quanti soffrono a causa della guerra e della violenza; in particolare oggi desidero affidare al Signore le vittime della strage terroristica compiuta ieri a Sydney contro la comunità ebraica. Basta con queste forme di violenze antisemitiche! Dobbiamo eliminare l’odio dai nostri cuori». Con questo passaggio, pronunciato al termine dell’incontro, Papa Leone XIV ha segnato l’udienza di questa mattina nell’Aula Paolo VI con i donatori del Presepe e dell’Albero di Natale destinati a Piazza San Pietro, e della Natività collocata nella stessa Aula.

L’appuntamento, in Vaticano, ha avuto il tono di una presentazione ufficiale: non solo un ringraziamento istituzionale, ma anche una lettura spirituale dei segni natalizi. «Dio si fa vicino all’umanità, si fa uno di noi», ha ricordato il Papa, indicando nella scena della Natività il richiamo essenziale del Natale: la piccolezza di un Bambino come via dell’umiltà e dell’amore. Da qui l’invito concreto ai pellegrini e alle famiglie: davanti al presepe - anche quello domestico - “riscoprire la necessità di cercare momenti di silenzio e di preghiera” per ritrovare se stessi e “entrare in comunione con Dio”.

Il Presepe dall’Agro Nocerino-Sarnese: arte e radici di un territorio

Al centro della prima parte dell’udienza, il presepe che decorerà Piazza San Pietro, donato dalla Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. Papa Leone XIV ha salutato il vescovo S.E.R. Mons. Giuseppe Giudice, le autorità civili e i gruppi ecclesiali, ringraziando per un’opera che intreccia arte e spiritualità e richiama elementi tipici dell’Agro Nocerino-Sarnese: il Battistero di Santa Maria Maggiore di Nocera Superiore, la fontana Helvius di Sant’Egidio del Monte Albino e i “caratteristici cortili” del territorio.

Nel ringraziare imprese, maestranze e ideatori del progetto, il Papa ha anche evocato le figure legate a quei luoghi – Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, i Servi di Dio don Enrico Smaldone e Alfonso Russo – come segno di una fede che non resta astratta, ma si incarna nella storia di comunità e paesi.

L’Albero dall’Alto Adige: speranza che resiste e Cristo luce del mondo

Accanto al presepe, l’abete rosso destinato a Piazza San Pietro, proveniente dai boschi dei comuni di Lagundo e Ultimo nella Diocesi di Bolzano-Bressanone. Il Pontefice ha salutato la delegazione guidata dal vescovo S.E.R. Mons. Ivo Muser, insieme ai sindaci e alle autorità, sottolineando il valore simbolico dell’albero: le fronde sempreverdi come segno di vita e di speranza “che non viene meno neppure nel freddo dell’inverno”.

Le luci, ha aggiunto, rimandano a “Cristo luce del mondo”, venuto a “fugare le tenebre del peccato” e ad “illuminare il nostro cammino”. Dalle stesse località, ha ricordato, provengono anche altri alberi più piccoli destinati a uffici e luoghi pubblici della Città del Vaticano: un gesto diffuso che porta il segno del Natale oltre la piazza, dentro la quotidianità della vita vaticana.

“Nacimiento Gaudium” dal Costa Rica: un appello per la vita

Nell’Aula Paolo VI resterà invece per tutto il periodo natalizio la rappresentazione della Natività intitolata Nacimiento Gaudium, proveniente dal Costa Rica. Il Papa ne ha spiegato l’elemento più caratteristico: i ventottomila nastri colorati che decorano la scena, ciascuno dei quali “rappresenta una vita preservata dall’aborto” grazie alla preghiera e al sostegno offerto da organizzazioni cattoliche a madri in difficoltà.

Un’opera, dunque, pensata per tenere insieme il messaggio di pace del Natale e un richiamo esplicito a “proteggere la vita fin dal concepimento”. Leone XIV ha salutato la delegazione costaricana, citando in particolare la Prima Dama Signe Zeicate, presente con la figlia, e l’ambasciatore del Paese presso la Santa Sede. Questa mattina Leone ha ricevuto in udienza privata anche l’ex nunzio apostolico in Costa Rica, Bruno Musarò.

Maria e il silenzio adorante: il Natale come scuola del cuore

Nel suo discorso, il Pontefice ha affidato alla figura della Vergine Maria la chiave interiore dell’Avvento e del Natale. Se i pastori “glorificano Dio e raccontano” ciò che hanno visto, Maria “custodisce tutto nel suo cuore”. Un silenzio, ha precisato, che non è semplice tacere, ma meraviglia e adorazione: il modo con cui la fede prende forma e resta salda quando la vita chiede di non fermarsi alla superficie.

La condanna della violenza e dell’antisemitismo

L’udienza si è chiusa con lo sguardo oltre i segni natalizi: la preghiera per le vittime delle guerre e delle violenze e l’affidamento al Signore delle persone colpite dall’attacco terroristico a Sydney contro la comunità ebraica. Il Papa ha voluto esplicitare la condanna: “basta” con le violenze antisemitiche, e un impegno richiesto a tutti, prima ancora che alle istituzioni: “eliminare l’odio dai nostri cuori”.

Infine, l’invito a lasciare che la “tenerezza del Bambino Gesù” illumini la vita e che l’amore di Dio resti “fervido” come un albero sempreverde. Quindi la benedizione apostolica, con un ringraziamento anche alla Direzione Infrastrutture e Servizi del Governatorato, per il lavoro organizzativo che rende possibile la presenza dei segni natalizi nel cuore del Vaticano.

s.N.T.
Silere non possum