Città del Vaticano – In un telegramma firmato dal Segretario di Stato Pietro Parolin, Papa Leone XIV ha espresso «costernazione e profonda afflizione» per l’atroce attacco compiuto la sera del 27 luglio contro la parrocchia Beata Anuarite di Komanda, nella provincia dell’Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo. L’assalto armato, attribuito al gruppo ribelle delle Allied Democratic Forces (ADF), ha causato almeno 35 morti, secondo le stime ufficiali, ma alcune fonti locali parlano di oltre 40 vittime, tra cui bambini e adolescenti del movimento della Crociata Eucaristica. Altri giovani risultano dispersi o rapiti.

«Sua Santità implora Dio affinché il sangue di questi martiri sia seme di pace, riconciliazione, fraternità e amore per tutto il popolo congolese» Telegramma del Santo Padre, 28 luglio 2025

L’attacco

Secondo quanto riferito da testimoni e autorità locali, l’incursione è avvenuta intorno alle ore 21, mentre decine di fedeli si trovavano in preghiera. I miliziani delle ADF hanno fatto irruzione nella chiesa parrocchiale, aprendo il fuoco e uccidendo indiscriminatamente uomini, donne e bambini. Alcune abitazioni circostanti sono state date alle fiamme, e alcune attività commerciali sono state saccheggiate.

Padre Aimé Lokana Dhego, parroco di Komanda, ha riferito che tra le vittime figurano almeno 31 membri del gruppo giovanile parrocchiale, e che sei persone sono rimaste gravemente ferite. I cadaveri, ha spiegato, sono stati ritrovati sia all’interno della chiesa che in varie zone del villaggio. Le ricerche continuano, mentre la popolazione è ancora sotto shock.

Le ADF: un conflitto dimenticato

Le Allied Democratic Forces sono un gruppo armato nato negli anni ’90 in Uganda, in opposizione al governo di Kampala, ma da anni operano nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, dove hanno trovato nuove alleanze e si sono affiliati allo Stato Islamico. Le ADF sono tristemente note per gli attacchi brutali contro civili, scuole, ospedali e chiese, e hanno provocato migliaia di vittime solo negli ultimi cinque anni.

Nonostante le operazioni militari congiunte tra Uganda e Congo, avviate nel 2021 e note come Operazione Shujaa, il gruppo continua a colpire con feroce determinazione, approfittando della fragilità istituzionale e della geografia ostile dell’Ituri. Komanda, in particolare, è un nodo commerciale strategico che collega tre province chiave del Congo orientale: Tshopo, Kivu Nord e Maniema. La zona è ricchissima di minerali e risorse naturali, e proprio per questo è contesa da una galassia di gruppi armati che usano la violenza per esercitare il controllo del territorio.

La ferma condanna della Chiesa

Il Santo Padre Leone XIV, sin dall’inizio del suo pontificato, ha espresso con chiarezza una condanna radicale di ogni forma di guerra, ribadendo l’urgenza della pace come dovere universale. In più occasioni ha esortato le parti in conflitto a intraprendere vie di dialogo, senza cedere alla logica della vendetta o del dominio. Di fronte a tragedie come quella di Komanda, il Papa ha denunciato con fermezza la brutalità della violenza e ha onorato il sacrificio delle vittime, chiamandole con lucidità e tenerezza “martiri”. Nel telegramma odierno, Papa Leone XIV ha espresso vicinanza alle famiglie delle vittime e ha affidato le loro sofferenze alla misericordia di Dio. Il Pontefice ha voluto anche richiamare l’urgenza di promuovere lo sviluppo umano integrale come antidoto alla violenza e alla radicalizzazione. In Congo — come in molte altre aree del mondo — la povertà cronica, l’instabilità politica e l’assenza dello Stato sono terreno fertile per il terrorismo e il traffico di armi e persone.

Questa ennesima tragedia interroga la coscienza del mondo cristiano e della comunità globale. I fedeli massacrati a Komanda non erano in prima linea in un conflitto, non brandivano armi né cercavano vendetta: stavano semplicemente pregando. La voce di Leone XIV — sobria ma ferma — chiede oggi memoria, giustizia e compassione. E pone una domanda che non può restare inascoltata: quale umanità ci rimane, se restiamo in silenzio davanti all’eccidio di bambini in preghiera?

p.E.G.
Silere non possum