La Santa Sede, precisamente il Dicastero per la Dottrina della Fede, ha avviato un procedimento penale extragiudiziale nei confronti di S.E.R. Mons. Carlo Maria Viganò, Arcivescovo titolare di Ulpiana e Nunzio Apostolico negli Stati Uniti d'America dal 2011 al 2016.
Il presule ha servito per molti anni la Santa Sede ma, purtroppo, come è accaduto per molti prelati, da tempo è stato circondato da un gruppo di laici che ha contribuito a fargli sposare delle teorie che lo hanno portato, troppo spesso, a dare scandalo al Santo Popolo di Dio. La Santa Sede ha sempre usato grande misericordia nei confronti di quest'uomo ed ha sempre evitato di avviare procedimenti per via della sua età. Allo stesso tempo, però, la sua figura è stata strumentalizzata a tal punto da acquisire una risonanza mediatica sempre più preoccupante. Viganò ha, addirittura, iniziato a sostenere l'illegittima elezione di Papa Francesco.
L'Arcivescovo è sempre stato un uomo molto valido ed anche come segretario del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano dal 2009 al 2011 individuò diverse problematiche che erano reali. Il suo carattere, però, lo ha spesso portato a "sparare a zero su tutti" e, addirittura, accusò Papa Benedetto XVI di errori che in realtà erano stati commessi dai suoi collaboratori. Sempre propenso a teorie cospirazionistiche, da quando venne spedito in USA, Viganò iniziò a manifestare forte insofferenza, nonostante gli fosse stata assegnata una sede prestigiosa. Negli ultimi anni, i laici che lo hanno attorniato lo hanno portato a prendere posizioni preoccupanti anche in merito a temi di etica e morale.
La Santa Sede, per quanto abbia tentato di sopportare silenziosamente, si è trovata costretta ad aprire un procedimento contro questo vescovo per evitare lo scandalo fra i fedeli. Negli ultimi mesi, addirittura, è trapelata una notizia (mai negata da Viganò nonostante la sua presenza mediatica) che riguarderebbe una sua non meglio precisata riconsacrazione episcopale ad opera di ambienti scismatici.
Il procedimento contesta, appunto, quanto previsto dal canone 1364 CJC. La norma afferma: «§ 1. L’apostata, l’eretico e lo scismatico incorrono nella scomunica latae sententiae, fermo restando il disposto del can. 194, § 1, n. 2; inoltre può essere punito con le pene di cui nel can. 1336, § 2-4.
§ 2. Se lo richieda la prolungata contumacia o la gravità dello scandalo, possono essere aggiunte altre pene, non esclusa la dimissione dallo stato clericale».
L'Arcivescovo, che oggi è stato convocato in Dicastero, ha dichiarato: «Di fronte alle accuse del Dicastero, rivendico, come Successore degli Apostoli, di essere in piena comunione con la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, con il Magistero dei Pontefici Romani e con la Tradizione dottrinale, morale e liturgica ininterrotta che hanno fedelmente conservato» e ancora «Cinquant'anni fa, in questo stesso Palazzo del Sant'Uffizio, l'Arcivescovo Marcel Lefebvre fu convocato e accusato di scisma per aver respinto il Vaticano II. La sua difesa è mia, le sue parole sono mie, le mie sono i suoi argomenti davanti ai quali le Autorità romane non potevano condannarlo per eresia, dovendo aspettare che consacrasse dei Vescovi per avere il pretesto di dichiararlo scismatico e revocare la sua scomunica quando era già morto. Lo schema si ripete anche dopo che cinque decenni hanno dimostrato la scelta profetica di monsignor Lefebvre». Questa dichiarazione addolora e fa presagire che le indiscrezioni in merito alla sua riconsacrazione episcopale siano vere. Auspichiamo che l'arcivescovo si ravveda e possa, con l'aiuto del Dicastero, rientrare nella comunione con Pietro e con la Chiesa Cattolica. Invitiamo a pregare per lui e per la Chiesa tutta.
d.S.A.
Silere non possum
Al presente articolo alleghiamo anche il rapporto della Segreteria di Stato della Santa Sede che ha smontato le accuse di S.E.R. Mons. Carlo Maria Viganò in merito al caso del cardinale Theodore McCarrick.