Milano - Nel giorno di Natale, nel Duomo gremito per il Pontificale della Messa del Giorno, l’arcivescovo Mario Delpini ha consegnato ai fedeli un’immagine concreta e quasi narrativa della notte di Betlemme: l’angelo che annuncia “una grande gioia” e che, prima di arrivare ai pastori, viene respinto.

Nell’omelia Delpini ha costruito una sorta di parabola contemporanea. L’angelo - ha suggerito - “girovaga” nel paese e bussa a porte diverse, incontrando resistenze che parlano al presente: i palazzi dei ricchi, dove la gioia viene ridotta a possesso e successo; le case del pensiero e dello studio, dove l’annuncio viene liquidato come favola; i luoghi in cui i giovani si radunano tra rumore, euforia e inquietudine, segnati da delusioni e da un sospetto radicale verso ogni promessa. In ciascuno di questi passaggi, l’annuncio resta lo stesso - “non temete, vi annuncio una grande gioia” - ma cambia la risposta: l’angelo viene allontanato, come se il Natale fosse un’interferenza più che una notizia.

La scena si ribalta quando l’angelo raggiunge i pastori, descritti da Mons. Delpini come “uomini e donne della veglia”: persone diverse tra loro, eppure accomunate da un atteggiamento essenziale, quello di chi custodisce, teme un pericolo, svolge un lavoro, vive un’attesa che non sa decifrare fino in fondo. È lì che la luce irrompe nella notte e l’annuncio diventa movimento: qualcuno si lascia convincere a mettersi in cammino verso il Bambino “avvolto in fasce”.

Da questa pagina, l’Arcivescovo ha tratto un’esortazione netta: “Non mandate via gli angeli”. Non come invito a inseguire emozioni o consolazioni facili, ma come disponibilità a riconoscere i segni con cui Dio visita la vita concreta. La “grande gioia”, ha insistito, si incontra dove il Signore abita e dove manda: nel silenzio e nella parola, nel mistero celebrato, e poi nelle opere che ne sono la verifica quotidiana - amare, servire, perdonare.

Al termine della Santa Messa, prima di impartire ai presenti la benedizione papale con indulgenza plenaria, l’Arcivescovo ha rivolto un augurio che è diventato sintesi pastorale del Natale ambrosiano: «Che ciascuno di voi sia benedetto da Dio e sia una benedizione per coloro che incontrate. Siate voi gli angeli che portano una notizia di vita e un annuncio di gioia perché questo mondo non muoia di tristezza e di disperazione, ma sia il luogo in cui le donne e gli uomini imparano a diventare figli di Dio».

La liturgia eucaristica si è poi tradotto in una presenza concreta. Al termine del Pontificale, l’Arcivescovo ha raggiunto l’Opera Cardinal Ferrari, partecipando al pranzo solidale con gli ospiti: una consuetudine natalizia che, da molti anni, vede presenti gli arcivescovi ambrosiani e che oggi ha assunto il valore di una attuazione coerente delle parole pronunciate dal presule in Duomo. Se l’angelo trova casa presso chi veglia, il Natale - nel cuore della città - chiede di essere riconosciuto anche nei luoghi dove la fragilità non si nasconde e la speranza ha bisogno di essere servita.

d.L.V.
Silere non possum