Albano Laziale – Papa Leone XIV è tornato oggi nella diocesi che, prima della sua elezione al soglio pontificio, gli era stata simbolicamente affidata come cardinale vescovo. La Cattedrale di San Pancrazio ha accolto con sobria solennità il Successore di Pietro, che ha presieduto la Santa Messa domenicale insieme a S.E.R. Mons. Vincenzo Viva, Vescovo di Albano, e al cardinale Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.

Assente il cardinale Luis Antonio Gokim Tagle, titolare della sede suburbicaria, mentre hanno concelebrato anche i religiosi agostiniani P. Augustine Chukwuma Ugbomah e P. Bruno Silvestrini, i quali si prendono cura della Sagrestia Pontificia.

Al termine della celebrazione, il Pontefice ha donato alla comunità una casula bianca, segno liturgico ma anche memoria di questa visita che ha avuto un tono familiare e spiritualmente intenso.

“Dovevo arrivare il 12 maggio, però lo Spirito Santo ha fatto diversamente”, ha esordito con un sorriso Leone XIV, ricordando con discreta ironia come la sua elezione – l’8 maggio scorso – abbia impedito la presa di possesso del titolo suburbicario. Ora, da Vescovo di Roma, è tornato da Pastore universale, ma con il desiderio di custodire un legame vivo con la realtà di Albano, dove è felice di trascorrere questi giorni nei mesi estivi. 

Ospitalità, silenzio, contemplazione: Dio passa così

L’omelia si è sviluppata con una riflessione profonda e meditata sulle Letture del giorno, incentrate sull’ospitalità e sull’ascolto: Abramo che accoglie i tre misteriosi visitatori presso le querce di Mamre, e Maria che si ferma ai piedi di Gesù mentre Marta si affanna per servirlo. “Dio sceglie la via dell’ospitalità per annunciare la fecondità ad Abramo e Sara”, ha osservato il Papa, sottolineando come l’incontro con il Signore si realizzi spesso nella concretezza della vita quotidiana, nei gesti semplici del prendersi cura e del lasciarsi interpellare.

Ma l’ospitalità non è solo servizio. È anche ascolto, raccoglimento, capacità di fermarsi. “Sarebbe sbagliato contrapporre Marta e Maria. Il servizio e l’ascolto sono due dimensioni gemelle dell’accoglienza”, ha detto Leone XIV, richiamando l’importanza della preghiera silenziosa e dell’intimità con Dio, soprattutto in un tempo dominato da rumori e distrazioni. “I giorni estivi possono diventare un’occasione propizia per recuperare il gusto del raccoglimento, per coltivare relazioni vere, per promuovere una cultura della pace”.

La fatica della carità quotidiana

Senza sconti e senza moralismi, il Papa ha riconosciuto quanto sia difficile tenere insieme ascolto e azione, preghiera e dedizione. “Costa fatica – ha detto – la fedeltà dei genitori, l’impegno dei figli, il perdono reciproco, il sostegno nei momenti di malattia o tristezza. Ma è solo così che si costruisce qualcosa di buono”. Con realismo pastorale e profondità spirituale, ha richiamato le parole di Sant’Agostino su Marta e Maria: la vita presente e la vita futura, il tempo della fatica e quello del riposo, la nave e la patria. “Ma si arriva alla patria solo attraverso la nave”, ha aggiunto, riprendendo il lessico agostiniano.

Conciliare azione e contemplazione

Abramo, Marta, Maria: figure che per Leone XIV diventano “icone di un cristianesimo integrale”, che non contrappone ma coniuga, non frammenta ma unifica. “La carità di Cristo, la luce della sua Parola e la forza della sua grazia – ha concluso – sono i criteri con cui vivere oggi, e sono anche la forza che ci sostiene oltre le nostre possibilità”.

Al termine della Santa Messa, dopo essersi ritirato in sagrestia per cambiarsi, Papa Leone XIV è tornato nella Cattedrale di San Pancrazio per salutare personalmente i fedeli. Con un gesto carico di umanità, si è soffermato in particolare con gli anziani e gli ammalati, che gli hanno stretto le mani e le hanno baciate con devozione. Poi, uscendo sul sagrato, ha trovato ad attenderlo una folla numerosa e festante che lo ha accolto con un lungo applauso. Il Pontefice ha ricambiato con un sorriso sereno, stringendo con affetto le mani di quanti si avvicinavano a lui, in quel tratto di paterna benevolenza che sta lentamente marcando il suo pontificato e sta conquistando il cuore di tutti. 

Tra i presenti, un ragazzo di nome Lorenzo si è fatto avanti e, con spontaneità ha chiesto al Papa se potrà ricevere la Cresima in Vaticano. Poi lo ha abbracciato, suscitando la commozione dei presenti. Fra i fedeli che hanno salutato il Santo Padre vi erano anche diversi peruviani che attiravano l'attenzione di Prevost. 

Gli sciacalli giornalai ai danni della Pace

Purtroppo, mentre Leone XIV si intratteneva con la gente, non sono mancati momenti di stonatura. Alcuni giornalai sciacalli – fra cui Ignazio Ingrao e Rosario Carello – si sono avventati sul Pontefice con domande pressanti sulla crisi in Medio Oriente e sui drammatici fatti di Gaza. È il solito copione di certo giornalismo che, incapace di rispettare i contesti e i tempi, pretende risposte a questioni complesse in mezzo a una piazza, fra mani tese e sorrisi di bambini. Ma quando il mestiere si trasforma in “sciacallaggio professionale”, l’urgenza di fare audience prevale sulla responsabilità di custodire la parola, il silenzio e, soprattutto, la figura del Papa.

Con cortesia e fermezza, Leone XIV ha risposto brevemente, spiegando di aver parlato con il primo ministro israeliano per chiedere la protezione dei luoghi sacri. Ha poi rinnovato l’invito a pregare per la pace, sottolineando però che la preghiera deve sempre accompagnarsi all’impegno concreto, quotidiano, per costruirla davvero.


d.F.C.
Silere non possum