Città del Vaticano - Un vento che scuote, un fuoco che illumina, una voce che unisce. Così Papa Leone XIV ha descritto l’irruzione dello Spirito Santo nel cuore della Chiesa, durante la solenne Santa Messa di Pentecoste celebrata questa mattina, 8 giugno 2025, in piazza San Pietro, in occasione del Giubileo dei Movimenti, delle Associazioni e delle Nuove Comunità.
L’omelia del Santo Padre, intensa e piena di spunti su cui meditare, si è snodata attorno a un’immagine potente: lo Spirito Santo che apre le frontiere – dentro di noi, tra noi, tra i popoli. «È spuntato a noi gradito il giorno», ha esordito il Papa citando sant’Agostino, per poi indicare, come già accadde nel Cenacolo, che anche oggi lo Spirito scende sulla Chiesa «come un vento impetuoso» e trasforma ciò che è chiuso e impaurito in ciò che è aperto, forte, fecondo.
Lo Spirito che apre i cuori
Papa Leone ha parlato prima di tutto delle frontiere interiori, quelle che ciascuno di noi innalza senza accorgersene: durezza, chiusura, paura, narcisismo. In un mondo che moltiplica i contatti ma affatica i legami, ha denunciato il rischio di «una vita che si atrofizza, risucchiata dall’individualismo». Il rimedio? L’incontro con lo Spirito, che ci apre all’amore vero, ci libera dalle maschere, ci conduce alla verità di noi stessi e al volto vivo del Signore.
Lo Spirito che guarisce le relazioni
Il Papa ha poi messo a fuoco le relazioni umane come altro spazio in cui lo Spirito vuole entrare per guarire, riconciliare, rendere feconde le differenze. Il dono di Dio, ha ricordato, è l’amore stesso tra il Padre e il Figlio, che viene a prendere dimora in noi. Ma quando manca questo amore, le relazioni si guastano, degenerano in incomprensioni, strumentalizzazioni, fino a forme di dominio che sfociano – ha detto con dolore – nella violenza. Al contrario, i frutti dello Spirito elencati da san Paolo – amore, gioia, pace, mitezza… – diventano la grammatica di una vita nuova, in cui la fraternità è possibile.
Movimenti senza divisioni o frontiere
Significative le parole che il Pontefice ha rivolto a noi, Chiesa di Dio, in particolare ai movimenti, alle associazioni e alle nuove comunità. «Siamo davvero la Chiesa del Risorto», ha detto, «se non ci sono frontiere e divisioni tra di noi, se sappiamo dialogare e integrarci, se diventiamo uno spazio accogliente per tutti». Una Chiesa che vive la Pentecoste non come ricordo, ma come realtà viva, è una Chiesa che apre le porte, non che le chiude.
Lo Spirito che pacifica i popoli
Infine, lo sguardo si è allargato al mondo. Il Papa ha evocato la Pentecoste come l’antidoto al dramma di Babele: non più confusione, non più muri tra i popoli, ma un’unica lingua, quella dell’amore.
«Lo Spirito infrange le frontiere e abbatte i muri dell’indifferenza e dell’odio, perché “ci insegna ogni cosa” e ci “ricorda le parole di Gesù” (cfr Gv 14,26); e, perciò, per prima cosa insegna, ricorda e incide nei nostri cuori il comandamento dell’amore, che il Signore ha posto al centro e al culmine di tutto. E dove c’è l’amore non c’è spazio per i pregiudizi, per le distanze di sicurezza che ci allontanano dal prossimo, per la logica dell’esclusione che vediamo emergere purtroppo anche nei nazionalismi politici».
In un tempo segnato da divisioni, da conflitti armati, da politiche di chiusura, il Papa ha lanciato un appello accorato alla Chiesa e al mondo: tornare al Vangelo dell’amore, custodito e rinnovato dallo Spirito, per abbattere ogni muro che separa e costruire ponti di fraternità.
“È la Pentecoste che rinnova il mondo”
Al termine della celebrazione, Papa Leone XIV ha guidato il canto del Regina Caeli, concludendo così il tempo pasquale. Poi ha rivolto un affettuoso saluto e ringraziamento ai cardinali, ai vescovi e a tutti i rappresentanti delle associazioni, dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità presenti in piazza San Pietro. Ha esortato i fedeli con queste parole: «Cari fratelli, con la forza dello Spirito Santo ripartite rinnovati da questo vostro Giubileo: andate e portate a tutti la speranza del Signore Gesù».
Il Pontefice ha poi rivolto un pensiero particolare ai giovani e agli studenti, ricordando che in Italia e in molti Paesi si conclude in questi giorni l’anno scolastico, e ha salutato «gli studenti, i professori e, in modo speciale, coloro che si preparano ad affrontare gli esami di fine ciclo».
Infine, si è elevata una profonda invocazione per il dono della pace: «Per intercessione della Vergine Maria, invochiamo dallo Spirito Santo il dono della pace: anzitutto la pace nei cuori. Solo un cuore pacifico può diffondere pace in famiglia, nella società, nelle relazioni internazionali. Lo Spirito di Cristo Risorto apra vie di riconciliazione dovunque c’è guerra. Illumini i governanti e dia loro il coraggio di compiere gesti di distensione e di dialogo».
Un messaggio forte, accorato, che ha fatto risuonare il soffio vivo della Pentecoste nella storia presente, chiedendo a ciascuno di farsi artigiano di pace, in ogni ambito della propria vita.
S.L
Silere non possum