In un mondo che si illude di essere libero e pluralista, la stampa internazionale, e in particolare quella vaticana, si è ormai trasformata in una lobby organizzata dove vige un sistema mafioso. Un sistema che non solo controlla la narrazione, ma decide chi deve essere osannato e chi massacrato mediaticamente. Le parole di Leone XIV rivolte al corpo diplomatico ne sono l’ultimo esempio eclatante.
Il Papa ha detto chiaramente: “Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, «società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società». Inoltre, nessuno può esimersi dal favorire contesti in cui sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato.”
Una frase lineare, equilibrata, ispirata alla dottrina sociale della Chiesa. Eppure, i giornali, all’unisono, hanno titolato: “Il Papa chiude alle coppie gay. Il Papa non dice ciò che ha detto il predecessore Francesco”. Un’operazione volutamente manipolatoria, orchestrata per delegittimare il Pontefice, etichettandolo come retrogrado, conservatore, divisivo. Ester Palma, del Corriere della Sera, ha scritto: "Non cita le coppie gay come ha fatto Francesco". Affermazione falsa, tipica delle mistificatrici professionisti, perchè Francesco non ha mai parlato di famiglia, riferendosi alle coppie gay.
Il Papa non potrà mai farlo, né Francesco né altri. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma: "Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme con i loro figli una famiglia" (2202 CCC). L’atteggiamento dei giornalisti però non è nuovo per chi conosce il funzionamento interno del circolo della stampa, dove le notizie si estrapolano, distorcono e si usano come armi politiche. Per questo è nato Silere non possum, proprio per far conoscere la realtà dei fatti e non le mistificazioni di queste persone.

Inizia il lancio di fango sul Papa
Ma guardiamo oltre, ancora. Il New York Times, in un impeto di fantasia degno di un feuilleton ottocentesco, pubblica un’“indagine” secondo cui Salvatore Giovanni Riggitano, avo del Papa, avrebbe avuto una relazione extraconiugale. Notizia del tutto irrilevante, ridicola, ma utile a creare fango.
Una domanda è sorta spontanea in molti preti e vescovi in queste ore: perché su Papa Francesco non è mai uscita una riga del genere? Perché le sue gaffe venivano ignorate e nascoste, le sue affermazioni sull’aborto, sulla famiglia, sull’eutanasia venivano lasciate cadere, e solo quelle apprezzate dai giornalisti venivano rilanciate?
La risposta è semplice: Papa Francesco si è piegato al sistema. È stato l’uomo dei selfie, delle interviste televisive, delle prefazioni ai libri, il Papa che dava accesso e riceveva in cambio protezione mediatica. Lo scambio era chiaro, e chi non ci stava veniva tagliato fuori. Si tratta di un vero e proprio sistema mafioso: mi accogli, mi permetti di fare soldi con il mio libro, mi dai la notizia, mi fai l’intervista? Allora ti lascio in pace. Si chiama “pagare il pizzo giornalistico”. Santa Marta era diventata la redazione di tutto questo Batt(u)age mediatico.
In questi anni, Silere non possum – uno dei pochi canali indipendenti rimasti – ha messo in evidenza le clamorose gaffe del Dicastero per la Comunicazione. Un dicastero ospitato in udienza dal Papa poche ore dopo l’elezione, insieme ai giornalisti che hanno coperto il conclave.
Un incontro che suona come una resa dei conti, in cui i vertici hanno capito che l’aria è cambiata. I gesti del Pontefice che rifiuta i selfie, non scambia papaline come al mercato, che accetta l’indicazione di non far salire gli “sciacalli” sul palco nell’Aula Nervi e relega i comunicatori “in basso”, è carico di significato simbolico e “politico”. Qui i segnali contano, e questi indicano una volontà netta: chi ha distrutto la comunicazione ecclesiale deve andarsene.
Andrea Tornielli rappresenta in modo emblematico un certo tipo di informazione asservita a interessi personali. Nonostante il suo blog fosse pressoché sconosciuto ai più — basta chiedere a qualunque sacerdote: tutti conoscono Silere non possum, quasi nessuno aveva mai sentito parlare del blog di Tornielli — questo personaggio nel 2018 è riuscito a farsi assumere in Vaticano grazie ai legami indiretti con Papa Francesco. Del resto, le “capatine” di Jorge Mario Bergoglio a Beniamino Stella in Accademia, durante le Congregazioni qualche frutto lo dovevano pur portare. E la lobby "Falasca, Valente, Tornielli", ne aveva giovato ampiamente, per questo motivo hanno preso il fazzoletto in mano quando Pietro Parolin è uscito vestito di rosso dalla Sistina.
Tutto questo, però, è il frutto amaro di una Chiesa che, anziché respingere con decisione certi arrampicatori, come lo stesso Papa Francesco li ha più volte definiti, continua a spalancare loro le porte. Basta guardare i fatti. Abbiamo documentato innumerevoli volte le gravi responsabilità e le manovre calunniose a danni di preti e laici di Francesco Antonio Grana, eppure personaggi dal profilo discutibile come lui continuano a muoversi indisturbati. E ciò avviene con il benestare, o quanto meno con il silenzio complice, di figure altrettanto imbarazzanti come Fernando Filoni o Giovanni Battista Re, che si ostinano a proteggerli e a tenerli a corte, chissà perché.
Per rendersi conto di come Andrea Tornielli abbia gestito la comunicazione vaticana in questi anni, basta rileggere quanto denunciato da Silere non possum nei giorni scorsi: una sequela di gaffe, superficialità e gestione personalistica dei canali ufficiali, al punto che sui profili social personali di Tornielli compaiono filigrane e materiali che non sono nemmeno presenti sui canali ufficiali del Dicastero per la Comunicazione. Un’anomalia gravissima ma Francesco gli permetteva tutto, l'unico problema del "maghetto di Chioggia" era Silere non possum che tirava fuori tutti gli scheletri di Piazza Pia e questo lo fa andare fuori di testa. "Impazziscono quando leggono le cose che fanno su Silere, sanno bene che sono cose vere e che vediamo ogni giorno qui dentro e iniziano a girare come trottole cercando di fare qualcosa pur di farvi stare zitti", spiega un giornalista.
Emblematico è il recente caso del comunicato dell’Abate Generale dei Cistercensi, rilanciato da Andrea Tornielli nonostante fosse infarcito di menzogne, già ampiamente smentite da Silere non possum attraverso un’inchiesta rigorosa, documentata e inconfutabile. Ma, evidentemente, il legame con la parte deviata di Comunione e Liberazione, quella corrente ossessionata dal potere e dall’influenza, vale per Tornielli più della verità. Nulla di nuovo sotto il sole. Del resto, Tornielli non ha mai saputo neppure chi fosse don Giussani: è solo quella CL trasformata in lottizzazione ecclesiale che ha aperto le porte a personaggi come lui. In molti, anche in quel movimento, in queste ore hanno detto: “Farà il lecchino sperando di salvarsi anche ora”.
Lobby e il caso Rupnik
Come accade sempre quando la verità fa male, si tacciono le fonti che parlano con i documenti alla mano. Tornielli lo ha già fatto nel caso Rupnik: mentre Silere non possum smascherava lo scandalo con prove inoppugnabili, il Dicastero per la Comunicazione continuava beatamente a tacere e a pubblicare solo comunicati di risposta senza mai citare le fonti.
Senza dimenticare che sono gli unici che hanno continuato a promuovere e usare le opere del disobbediente ex gesuita, anche quando il resto del mondo stava smantellando tutto. Perché? Perché Tornielli è “vicino alle vittime di abusi” solo quando l’abusatore è debole, povero e senza protezioni. Se invece l’abusatore è ricco, potente e ben inserito nei giri giusti, allora lo difende. Come si suol dire, è la classica persona che ama salire sul carro del vincitore, anche se in Vaticano ciò che dicono di lui è ben meno elegante.
Tutto è concesso a Piazza Pia, persino la permanenza dell’arrogante Nataša Govekar, fedelissima dell’ex gesuita sloveno, piazzata al Dicastero proprio grazie alla sua protezione. Cosa faccia questa donna tutto il giorno non è ancora chiaro. Ma non è certo l’unico caso di gente strapagata che non fa niente lì dentro.
Il caso Rupnik è emblematico. Andrea Tornielli ha sempre taciuto le fonti perché il maghetto di Chioggia il copyright e le fonti le invoca solo quando pare a lui, poi se deve lavorare nel nascondimento al fine di fomentare attacchi e fake news o aprire account fake sui social per sputare veleno, allora non c’è più codice deontologico che tenga.
Cosa sono dunque questi siti come Vatican News, se non blog personalistici camuffati da canali istituzionali? Francesco glielo aveva permesso, Leone XIV non glielo permette più. “Chi vuole sapere davvero come stanno le cose in Vaticano, vedere qualche documento e ricostruzioni oggettive, oggi deve leggere Silere non possum” – affermano ormai da tempo in molti ambienti ecclesiali. Sempre per fare riferimento al Comunicato dei cistercensi: gli articoli di Silere sono stati letti, nelle diverse lingue, da più di quattro milioni di persone. Vatican News viene letto da un numero non molto superiore a quello dei dipendenti del Dicastero. Gli accessi poi sono diversi perchè devono entrare e rientrare una decina di volte per correggere la strage di errori che inseriscono in un singolo articolo (sic!).
Il fatto che Silere non possum sia una delle poche fonti affidabili è vero, perché mentre i “professionisti” dell’informazione si vendevano per un pass stampa, una foto con Francesco o una firma sull’intervista fatta o ottenuta a Santa Marta, chi faceva davvero informazione portava documenti, prove, testimonianze. Non aria fritta.
Il topo all'angolino morde
La lobby mediatica è un sistema chiuso, corrotto, marcio. Se poi ci concentriamo su questa realtà, nel piccolo e ristretto mondo para vaticano, siamo proprio nei gironi dell’inferno. Questa gente sarebbe capace di uccidere pur di ottenere qualcosa. In queste ore abbiamo visto delle giornaliste, che il direttore ha correttamente definito "morte di fame", dare voce a "personal trainer del Papa". Quando due personaggi desiderosi di visibilità si mettono insieme, è una combo inarrestabile.
Nella sala stampa vaticana il diritto di cronaca è concesso solo a chi si piega al ricatto dell’accreditamento, e chi prova a raccontare altro si vede revocare l’accesso, ignorare le mail, censurare le domande. È un sistema mafioso, dove tutto è regolato da favori, complicità, vendetta. Pier Paolo Pasolini diceva: «i giornalisti, tutti i giornalisti, mentono» – non perché non possano dire la verità, ma perché non vogliono. E chi osa farlo senza autorizzazione viene massacrato, calunniato, screditato. Proprio come sta accadendo a Leone XIV, colpevole di “essere il Papa”, “fare il Papa”, essere cattolico, di non voler fare show, di non accettare le marchette di questi affamati.
Il culmine del ridicolo è stato raggiunto proprio in questi giorni. Durante l’udienza concessa dal Papa ai giornalisti che hanno seguito il conclave, alcuni hanno piagnucolato perché non erano stati messi “in prima fila” per il bacio mano. Eppure, il criterio è fin troppo chiaro: si premiano gli amici del sistema, quelli che per anni hanno sostenuto e alimentato la macchina della propaganda. Quando però Silere non possum denuncia il familismo amorale imperante in questi ambienti, questi stessi personaggi fingono indifferenza. Ma se la questione li tocca, allora piagnucolano.
È il solito atteggiamento di certi repressi da tastiera: reagiscono solo quando si sentono personalmente toccati e, paradossalmente, riversano su di noi le stesse accuse che ci rivolgono. Ci attribuiscono un’agenda personale che semplicemente non esiste. Silere non possum, al contrario, non ha mai scritto né agito per interesse o tornaconto personale. Non raccontiamo i drammi del Dicastero perché vorremmo accrediti — non li abbiamo mai nemmeno chiesti. Quando disprezzi un ambiente, non desideri farne parte. In quattro anni abbiamo raccontato più verità noi di quanto abbiano fatto certi “accreditati” in quarant’anni. Questo modo di fare non ci appartiene. Ed è proprio ciò che li disarma e li manda fuori di testa.
Come spesso accade, quando certe persone parlano, rivelano molto più di sé stesse, e ben poco degli altri. Pensiamo ad altri amici di Tornielli, che "lui incita" anche se sono figure ridicolizzate ovunque, che trasudano ossessione per tematiche come il sesso, l’omosessualità, e affini, esprimendosi con volgarità inascoltabili. È chiaro che proiettano su di noi desideri che non possiamo soddisfare. Ci dispiace deluderli. Bisogna farsene una ragione, di carità non ne facciamo.
Tornando all’Aula Paolo VI, abbiamo visto Valentina Alazraki e altri “volti noti” sempre in prima fila. Perché? Perché hanno costruito relazioni personali con chi conta. È il familismo amorale denunciato in questi anni, quello di cui parlava Edward C. Banfield ma qualcuno lo riconosce solo quando tocca il proprio ego.
Valige e biglietti sola andata
La realtà è che il sistema sta implodendo. Tutti sanno che i vertici del Dicastero per la Comunicazione sono a fine corsa. E proprio per questo c'è chi spara gli ultimi colpi, cercando di distruggere chi non si piega al loro sistema.
Uno scaltro cardinale questa mattina chiedeva: “Come mai non è apparso l’editoriale su Vatican News nel quale il grande esperto di diritto Andrea Tornielli parla di ‘parole giuste e strumantalizzate’ proprio come fece quel ridicolo e vergognoso editoriale sul giusto processo. Cos’è un giurista? Questa volta nessun editoriale in difesa del Papa, come mai? C’è da chiedersi chi è che passa queste veline ai colleghi. Chissà”.
Eh, si, proprio chissà. Un po’ come resta il mistero di chi passava i documenti a L’Espresso sul caso Becciu. Un mistero irrisolvibile.
Non è un caso che nessun grande giornalista “non vaticanista” si sia interessato al discorso del Papa ai diplomatici. È un testo scritto, preparato, filtrato. Chi segue queste cose sa che è difficile poter tirare fuori “scoop” o “titoloni” che possano occupare le prime pagine. Eppure, guarda caso, una frase è finita su tutti i titoli. Una frase che nulla centrava con il tema del discorso. Perché? "Perché è stata spinta da dentro, dai burattinai in agonia che sanno che presto saluteranno gli uffici", spiega una dipendente.
Come Silere non possum spiegava già nel 2022 a proposito di Praedicate Evangelium: “Assumere laici per cinque anni è un errore, un cavallo di Troia, perché quando scadrà il contratto, inizieranno a sputare veleno su chi li ha mantenuti per anni”.
I chierici, al contrario, al termine del loro servizio se ne tornano in diocesi, spesso in silenzio, per amore alla Chiesa e per timore dei loro vescovi. Ma i laici? I laici non perdonano, e quando vengono esclusi, diventano bombe a orologeria. Velenosi come pochi.
Ora ci ritroviamo con una comunicazione devastata, gestita per anni da dilettanti allo sbaraglio, più vicini ai ‘bloggettari’ di Tor Pignattara che ai professionisti seri. E sono proprio queste persone che ora dichiarano guerra al nuovo Papa, perché non gli piace, perché mette la mozzetta, perché non vive a santa Marta, perché non cede ai loro capricci, perché fa il Papa.
Già lo odiavano prima ancora che si affacciasse dalla loggia. Il loro candidato era quello della loro cerchia, ovviamente. Il quale li avrebbe tenuti qui con stipendio e benefit. Prevost lo odiavano perché non cerca i riflettori, non ama le interviste. Perché non vuole apparire, ma preferisce il silenzio. Tornielli, poche ore dopo l'elezione, si è affrettato a dire che lui lo aveva intervistato tempo fa. Certo, una intervista che "il Prefetto aveva concesso perchè questi sono sempre in mezzo e prima dovevi dirgli di sì altrimenti andavano a piangere a Santa Marta", spiega un presbitero. Questa gente non va neppure alla Santa Messa alla Domenica, e se ci va chiacchiera per tutto il tempo disturbando anche i presenti. Prevost non piace perché parla di Gesù Cristo e loro non sanno neppure chi sia.
La verità è semplice e brutale: oggi il nemico di questi personaggi non è chi mente, ma chi dice la verità e vuole restare fuori dai loro canali. E allora, piuttosto che scandalizzarci degli attacchi a Leone XIV, è tempo di sradicare questi professionisti del nulla, questi impiegati della menzogna, che qui dentro non dovevano neppure entrare.
F.S, C.A.S. e G.Z.
Silere non possum