Roma - Nelle scorse ore un episodio inquietante ha scosso Roma. Un video, diffuso dal profilo Welcome to Favelas, mostra il giornalista Francesco Magnani, volto noto di La7 e già autore de L’Aria che tira, coinvolto in un incidente stradale che – secondo le prime ricostruzioni – sarebbe stato causato proprio da lui. Nel filmato si vedono alcuni giovani finiti a terra dopo l’impatto, mentre il giornalista, anziché preoccuparsi delle condizioni dei ragazzi, reagisce con parole violente, arrivando persino a evocare le Brigate Rosse e a minacciare il personale medico accorso in soccorso.
Chi è Magnani? Nato a Cesena nel 1979, laureato in storia della filosofia a Bologna, ha iniziato la sua carriera all’Ansa, per poi passare a SkyTg24 e successivamente a Mediaset. A Roma ha trovato la sua “consacrazione professionale”, approdando a La7 come redattore e in seguito come conduttore dell’edizione estiva di L’Aria che tira.
Eppure, la notizia di quanto accaduto non ha trovato spazio nei grandi quotidiani italiani. A parlarne sono state soltanto alcune testate tradizionalmente critiche nei confronti della linea politica che Magnani incarna. Il resto del sistema mediatico ha scelto il silenzio. Un silenzio che non è casuale. Come scrive Alessandro Orsini in Casa Bianca – Italia. La corruzione dell’informazione di uno Stato satellite, «chiamo “corrotta” l’informazione che calpesta la verità sostanziale dei fatti per compiacere il potere». È la logica del proteggere gli amici, quelli che appartengono alla tua casta. Il meccanismo è sempre lo stesso: si costruisce un racconto che protegge il potere, occultando le sue zone d’ombra. Un ascensore che premia i fedeli e punisce chi osa sollevare dubbi.
E allora ci si domanda: perché il video di Magnani, diventato virale in poche ore sui social, non trova eco nei giornali che ogni giorno si proclamano custodi della verità? Perché si sceglie di ignorare un fatto di rilevante interesse pubblico, quando riguarda un volto noto del giornalismo italiano, e si preferisce lasciare che siano i social a colmare il vuoto? Chi sta facendo pressioni su Welcome to favelas? Il caso Magnani, più che un episodio isolato, sembra inserirsi in quel sistema che Orsini descrive con durezza: un’informazione che «non ha niente a che vedere con il concetto di tangente o bustarella», ma che si piega «alle regole del potere, agli inganni e alle sue bassezze professionali».
Un sistema che seleziona cosa raccontare e cosa censurare, che sa essere feroce con alcuni e sorprendentemente indulgente con altri. Forse, allora, la domanda vera da porci non è tanto chi sia Francesco Magnani – il suo profilo è noto – ma chi protegga davvero chi, e perché la stampa che tace su questo caso si erga a maestra di morale quando conviene ai potenti di turno.
Silere non possum