Città del Vaticano - Questa sera, nella Basilica Vaticana, si è celebrato il quinto giorno dei Novendiali, il ciclo di Sante Messe in suffragio del Sommo Pontefice defunto. La liturgia è stata presieduta dal cardinale Leonardo Sandri, vice decano del Sacro Collegio, nella forma della Cappella Papale nella quale hanno concelebrato solo i cardinali. Tuttavia, anche oggi, come nei giorni precedenti, la partecipazione effettiva del Collegio Cardinalizio è stata significativamente inferiore alle aspettative degli organizzatori.

Secondo quanto osservato, erano presenti alla concelebrazione circa novanta cardinali, meno della metà dei 180 che si sono registrati in mattinata per partecipare alle Congregazioni generali nell’Aula del Sinodo. Gli organizzatori hanno cercato di distribuire i cardinali a semicerchio per dare un’impressione di pienezza, ma le sedie — già diminuite nei giorni precedenti — erano visibilmente meno, alcune delle quali rimaste vuote.

Silere non possum ha puntualmente documentato questa progressiva diminuzione, mostrando giorno dopo giorno fotografie che evidenziano l’assenza crescente dei porporati. Alcuni presuli continuano a preferire celebrazioni con comunità ristrette e che non vedono da tempo nell'Urbe e preferiscono dedicare tempo a colloqui personali per potersi schiarire le idee e conoscere i loro confratelli. "C'è più libertà, c'è più libertà a parlare personalmente piuttosto che alcune 'candidature' che è solito fare qualcuno", spiega un porporato. 

Durante la sua omelia, il cardinale Sandri ha posto l’accento sul senso pasquale del cammino dei Novendiali, legandolo spiritualmente alla speranza che accompagna il prossimo conclave, il cui inizio è fissato per il 7 maggio. Le sue parole hanno toccato i temi della Resurrezione, del servizio e della missione universale della Chiesa, ma non hanno eluso il riferimento implicito al momento storico: “…noi viviamo il passaggio tra la conclusione della vita del Successore di Pietro e il compimento della promessa, affinché con la nuova effusione dello Spirito la Chiesa di Cristo possa continuare il suo cammino tra gli uomini con un nuovo Pastore”.

Il porporato ha evocato una visione ampia e universale del ministero petrino, citando luoghi lontani e spesso dimenticati della cattolicità — dalle steppe della Mongolia alle terre segnate dal martirio in Nord Africa —, ricordando che ogni cardinale è chiamato a portare nel cuore e nell’altare i fedeli affidati alla propria cura. Non è mancato un accenno alla prospettiva del prossimo Giubileo del 2033, che celebrerà i duemila anni della Redenzione: un appuntamento che, nelle parole di Sandri, rappresenta “una visione, un sogno a cui già dobbiamo prepararci e che sarà affidato al nuovo Pontefice”.

"Quale eredità?". Un cardinale racconta

Alcuni cardinali non nascondono la loro preoccupazione: "C'è chi rilascia interviste parlando di Conclave breve, Conclave lungo...In realtà non siamo certi di nulla perchè quando si chiuderanno le porte terminerà il tempo della finzione. Anche questa mattina sono state fatte diverse considerazioni pratico-economiche, si fa sempre attenzione a parlare bene del passato ma non si ha il coraggio di dire che bisogna cambiare strada, bisogna ritornare al rispetto delle persone, del diritto, delle norme. Bisogna iniziare a nominare persone di cui ci si fida e basta, senza alimentare un clima di sfiducia che ci ha portato in questo stallo". Uscendo dalla Basilica e passando di fronte al fortino in cui si era rifugiato Francesco, la domanda: "Ma cosa è cambiato rispetto al 2013, quali sono le richieste che oggi si possono avanzare per colui che siederà sul trono di Pietro?"
Il cardinale scuote la testa e spiega: "Non è cambiato nulla in positivo, siamo in una situazione peggiore. Dodici anni di continue invettive su clericalismo, corruzione, la macchina ultimo modello, la chiesa spuzza, processi, chiacchiericcio, frociaggine...." Non riesco ad appuntare tutto ciò che il porporato elenca alla velocità della luce. Mi rendo conto che c'è stanchezza ma anche sfiducia, non riescono ad individuare una persona che possa raccogliere l'eredita di quest'uomo. "Quale eredita?" mi chiede in modo retorico. 

"Se nel 2013 le persone avevano l'impressione di una Curia che aveva fazioni interne e di questioni che non funzionavano e diedero il via anche a scandali, oggi questa idea si è intensificata. Francesco, però, non ha spazzato via la corruzione, semplicemente ha rimesso mano alle persone ma ora ci sono persone più corrotte di quelle di prima. Ciò che cambia è che non sono nemici della stampa, quindi molte cose riescono a non farle uscire ma ci sono e alcuni casi sono emersi e stanno emergendo nella loro tragicità anche ora con la questione della corruzione nella Gendarmeria Vaticana e nell'Ufficio del Promotore. Quante volte abbiamo detto che bisognava mettere mano a queste realtà?"
continua il presule. L'uomo che dovrà assumere questo gravoso compito dovrà sicuramente disinteressarsi delle pressioni della stampa, la quale agirà nei modi meschini che sono ormai noti e inizierà a battere ogni qualvolta il Papa si discosterà dalle scelte di Francesco. Si tratta, però, "di una scelta di sopravvivenza", spiega il cardinale. "Se vogliamo sopravvivere e portare avanti la Chiesa di Cristo, dobbiamo agire senza condizionamenti. Diversamente, sarà difficile intravedere un futuro roseo". 

s.U.A.
Silere non possum