Città del Vaticano - Il Santo Padre Leone XIV ha approvato il conferimento del Premio Ratzinger 2025 al Maestro Riccardo Muti, una delle figure più autorevoli del panorama musicale internazionale. La consegna del riconoscimento avverrà nel pomeriggio del prossimo 12 dicembre, durante il Concerto di Natale diretto dallo stesso Muti nell’Aula Paolo VI.

L’assegnazione del Premio, istituito per valorizzare il contributo di personalità che attraverso la ricerca, la cultura o le arti hanno approfondito o diffuso il pensiero cristiano, assume quest’anno un significato particolare: non solo per la statura artistica del direttore d’orchestra, ma anche per il contesto ecclesiale che vede il pontificato di Leone XIV impegnato in una forte opera di ricomposizione culturale e teologica.

L’intervista del 2024: musica, politica, fede

Nel dicembre 2024 Riccardo Muti aveva rilasciato un’ampia intervista a un quotidiano italiano, parlando del suo ultimo libro e del ruolo della musica nel mondo contemporaneo, senza evitare riferimenti alla Chiesa e al Vaticano. Un intervento che aveva fatto discutere, non tanto per le riflessioni musicali quanto per l’analisi – indiretta ma evidente – del rapporto tra fede, cultura e l’allora pontificato. L’intervista riportava una frase divenuta celebre: «È impossibile anche a Dio capire cosa pensa un gesuita», commento che Muti aveva preso in prestito da una barzelletta raccontata dall’Arcivescovo di Milano che molti avevano letto come una critica ironica alla complessità del pontificato bergogliano.

In merito a Papa Francesco disse: «Con lui di musica in Vaticano credo se ne faccia poca, non come ai tempi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che era un musicista. […] Nell’aula Nervi si tenevano concerti importanti, l’organo della Sistina reca i nomi dei grandi organisti che l’hanno suonato…».

Oggi Muti torna in Vaticano. E viene premiato.

Dopo quella stagione segnata da critiche e fraintendimenti, il ritorno di Riccardo Muti in Vaticano come insignito del Premio Ratzinger assume un valore particolarmente significativo. Se la narrazione mediatica sul precedente pontificato parlava di un presunto “ritorno delle persone alla Chiesa”, quando in realtà non si trattava di fedeli ma di soggetti che alla Chiesa erano estranei e spesso ostili, utilizzando la figura di Bergoglio come strumento per colpirla, oggi il pontificato di Leone XIV sta realmente riportando i cattolici a casa, ricomponendo un tessuto culturale e spirituale che negli ultimi anni era apparso profondamente disgregato.

Il 12 dicembre, la direzione del Concerto di Natale e l’incontro con Leone XIV offriranno un’immagine di continuità tra tradizione musicale, cura del bello e musica come lode a Dio. È un segnale chiaro che Leone XIV sta richiamando con forza in questi primi mesi di pontificato: per la Chiesa la bellezza non è un accessorio, ma una dimensione essenziale della verità.

d.I.A.
Silere non possum