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Città del Vaticano - Questa mattina, mercoledì 28 maggio, si è consumata l’ennesima pagina oscura nel rapporto tra verità e comunicazione vaticana. Durante l’udienza generale in Piazza San Pietro, un gesto profondamente umano e potente di Leone XIV è stato oscurato dalla regia dei media ufficiali vaticani: mentre il Papa, dopo aver salutato personalmente tutti i vescovi, scendeva verso i fedeli a lato per stringere mani e benedirli, Vatican News ha tagliato la diretta, lasciando la visuale sulla telecamera panoramica della piazza e interrompendo la trasmissione con le immagini ravvicinate.

Un fuori programma, sì, ma di quelli che parlano più di mille discorsi: un gesto che incarna lo spirito di un pontificato capace di tenere insieme prossimità al popolo di Dio e consapevolezza del proprio ruolo di guida. Leone XIV, scendendo a piedi tra i fedeli, ha mostrato che si può essere Papa senza rinnegare il papato, che si può essere amati senza demonizzare la Chiesa. Una narrazione scomoda per chi, come Paolo Ruffini, Andrea Tornielli, Salvatore Cernuzio e altri, ha costruito per oltre un decennio un racconto rigidamente ideologico del pontificato precedente. Ammettere la forza umana e pastorale di Leone XIV significherebbe riconoscere che dodici anni di comunicazione ufficiale sono stati spesso più propaganda che evangelizzazione. Significherebbe ammettere che non serve abbattere la tradizione per incontrare il cuore delle persone.

Per questo si preferisce oscurare. Si cerca di cancellare ogni gesto che possa avvicinare Leone XIV alla gente. Ogni sorriso, ogni mano stretta, ogni parola fuori copione viene tagliata, ridotta, evitata. L’obiettivo è chiaro: creare la massima discontinuità possibile con Papa Francesco, per poi accusare Leone XIV di freddezza, distanza, restaurazione. Una strategia studiata, alimentata da chi oggi teme di perdere visibilità, incarichi, potere. Una strategia che gli aveva permesso la promozione nel 2013, ma che oggi gli costerà un biglietto di sola andata. D'altronde, non è un segreto che molti di questi nomi abbiano prosperato sotto un pontificato e si sentano ora marginalizzati sotto un altro. Da anni alimentano polarizzazioni, spaccature, divisioni dentro la Chiesa. Ma stavolta non sarà così facile. Il pubblico, almeno quello presente in piazza, ha visto. E chi era collegato da casa – pur privato dalle immagini ufficiali – sa cercare e trovare la verità.

Un gesto censurato

Il “fuori programma” non era previsto, e proprio per questo è stato ancora più potente: Leone XIV, terminata la parte ufficiale dell’udienza ha deciso di avvicinarsi ulteriormente alle persone ai lati del palco. 

La risposta della regia vaticana? Censura in diretta. Zoom all’indietro, campo largo, dissolvenza. I telespettatori sono stati lasciati con l’immagine impersonale di una folla lontana. Nessuna emozione, nessuna stretta di mano, nessun contatto umano trasmesso. Una scelta editoriale deliberata e ormai, purtroppo, ricorrente.

Non si tratta di un episodio isolato. Ieri, durante l'udienza con il Napoli Calcio, Vatican News – versione italiana e non solo – ha tagliato un passaggio scomodo del discorso di Leone XIV. Il Pontefice, riferendosi ai media, aveva affermato: «Non tutto quello che dice la stampa è vero». Una frase diretta, sincera, che in un attimo è sparita dalle versioni ufficiali diffuse online e sui social. Video editati, parole eliminate, memoria cancellata.

Fortunatamente, la verità non si può mettere a tacere. I presenti in Piazza San Pietro hanno visto, hanno filmato, hanno raccontato. Le immagini del Papa che stringe mani e benedice nonostante l’assenza delle telecamere ufficiali stanno già circolando in rete. E questo dice molto sul fallimento della censura: la spontaneità, l'autenticità e la verità, oggi, sfuggono al controllo centralizzato. Ma resta l’amarezza. L'amarezza di vedere che, proprio laddove dovrebbe esserci un servizio al Papa, c'è un gioco di potere iniziato poche ore dopo la morte di Jorge Mario Bergoglio. 

S.R.
Silere non possum