Diocesi di Roma

A Santa Marta non sta piacendo affatto quanto sta emergendo dall'inchiesta sul Vicariato di Roma. Il Papa è molto infastidito ed ha appreso con sorpresa quanto è stato dimostrato in merito agli immobili e al denaro che viene gestito dai "suoi uomini e dalle sue donne". La prima mossa che il Pontefice ha scelto di fare è quella di tirare fuori il vescovo iracondo Daniele Libanori dal consiglio episcopale dove non era più sopportato. Allo stesso tempo ha finalmente messo a punto una mossa che era in progetto da molto prima che emergesse lo scandalo vicariato, ovvero ha spostato Angelo De Donatis alla guida della Penitenzieria Apostolica. 

Una scelta che non è piaciuta ai preti, soprattutto il tempismo, che non hanno perdonato al Papa anche il fatto che non ha nominato un successore. Le critiche sono state molte e i prefetti non si sono risparmiati. Francesco ha fatto sapere che gli serve tempo ma ha subito rilanciato annunciando che il 3 maggio 2024 alle ore 16 incontrerà i prefetti, parroci, rettori e diaconi del settore centro presso la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme.

Recentemente, infatti, i sacerdoti del settore centro avevano iniziato a farsi sentire anche rispetto alle vaneggianti considerazioni che Daniele Libanori stava facendo sul Vicariato e sul suo operato nel settore. Il Papa ha nominato don Francesco Pesce come coordinatore ed ora sembra voler incontrare i preti "per farlo accettare". 

Nelle scorse ore nella Basilica di San Pietro sono stati ordinati undici sacerdoti. Ad ordinarli è stato proprio De Donatis il quale ha ricordato che "si tratta di un atto generativo". Effettivamente, pur lasciando il cardinale ha offerto alla Chiesa di Roma undici nuovi sacerdoti. Ciò che più colpisce i sacerdoti dell'Urbe è l'assenza del Papa che sabato pomeriggio non aveva nulla in agenda e avrebbe potuto presiedere la celebrazione. Certo, c'è da dire che per gli ordinandi è stato meglio così, ma il Papa quando pensa di fare il vescovo di Roma, solo quando si tratta di soldi? D'altro canto non smette di stupire l'ipocrisia clericale nella quale troppo spesso cadiamo. Le parole rivolte a De Donatis dal vicegerente Baldo Reina sembravano gridare vendetta al cospetto di Dio. Dopo tutto ciò che è accaduto in questi anni dentro al Palazzo Lateranense c'è anche chi finge, addirittura pregando. Le preghiere dovrebbero essere espressione di Vangelo incarnato, fede vissuta, opere. San Giacomo ci ricorda che la fede senza le opere non serve a nulla. Ringraziare pregando ma continuare a fare la guerra e a ricercare i propri interessi all'interno del Consiglio Episcopale è la dimostrazione di quanto si possa essere abusanti pur indossando la maschera della sacralità. Se c'è qualcosa che scandalizza davvero il Popolo santo di Dio, come lo chiama il Papa, è proprio questo. Ciò che ci consola, comunque, è che la Chiesa di Roma - la Chiesa tutta - alla fine è guidata dal Signore, il quale certamente permette anche questo ma non ci abbandona. 

d.R.M.

Silere non possum