Città del Vaticano - È stata pubblicata oggi la nuova Nota dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede «Una caro. Elogio della monogamia», firmata dal Prefetto, il Cardinale Víctor Manuel Fernández. Il documento si configura come un lavoro ampio, sistematico e fortemente propositivo, che intende riportare al centro del dibattito ecclesiale e culturale il valore della monogamia come dimensione costitutiva del matrimonio. Non una risposta polemica alle derive contemporanee - dalla poligamia ancora diffusa in molte regioni del mondo fino alle nuove forme di “poliamore” in Occidente - ma una rilettura teologica, biblica e antropologica di ciò che significa essere “una sola carne” nel disegno originario del Creatore.
Una Nota per la Chiesa universale
Il Dicastero avverte da subito la portata globale del testo: la monogamia non è un residuo culturale occidentale, né un precetto disciplinare, ma una verità inscritta nella creazione, un bene per la persona e per la società. Il documento parte dall’osservazione del contesto attuale, segnato da un’idea di libertà illimitata, nella quale il valore di un amore esclusivo appare offuscato.
Per questo, l’intento dichiarato è «fondamentalmente propositivo»: estrarre dalle Scritture, dalla storia del pensiero cristiano, dalla filosofia e persino dalla poesia, «ragioni e motivazioni» per scegliere un’unione unica, totale, reciproca. Una scelta presentata non come rinuncia, ma come pienezza della libertà.
Il cuore del documento: l’unità come proprietà essenziale del matrimonio
La Nota concentra l’attenzione sulla prima proprietà essenziale del matrimonio, l’unità, distinguendola consapevolmente dal tema dell’indissolubilità e da quello della procreazione. Secondo il Codice di Diritto Canonico, ricorda il testo, «le proprietà essenziali del matrimonio sono l’unità e l’indissolubilità»: qui l’attenzione si posa anzitutto sulla dimensione unitiva, cioè sull’essere del matrimonio una unione esclusiva tra un uomo e una donna, un vincolo che non ammette concorrenti perché si fonda sulla reciproca appartenenza totale. Il documento mostra come questo principio non sia una costruzione ecclesiastica, ma sia radicato nella definizione stessa di matrimonio fin dalle classiche formulazioni teologiche e giuridiche, da Giustiniano a Tommaso d’Aquino.
La Bibbia come architettura fondativa: “Non sono più due, ma una sola carne”
Ampio spazio è stato dedicato alla Scrittura, che offre il terreno di fondazione del principio monogamico. Il capitolo 2 della Genesi viene presentato come un vero manifesto antropologico: l’uomo è incompleto senza un volto che gli corrisponda, un “tu” unico. L’espressione dāḇaq (“unirsi”) indica un’adesione fisica e interiore che l’Antico Testamento usa anche per descrivere l’intimità con Dio. Il Nuovo Testamento, con la parola definitiva di Cristo sul matrimonio, riafferma la volontà originaria del Creatore: la monogamia come forma propria dell’amore umano. Paolo, con il celebre paragrafo di Efesini 5, mostra come l’unione esclusiva tra marito e moglie non sia solo un dovere morale, ma il segno sacramentale dell’amore tra Cristo e la Chiesa.
Un percorso storico-teologico attraverso i secoli
La Nota attraversa duemila anni di riflessione cristiana e ne ricompone le linee più significative: richiama Giovanni Crisostomo, che vede nella monogamia la via per orientare rettamente la sessualità; ritorna a sant’Agostino, per il quale la fedeltà è un bene intrinseco del matrimonio e l’unione coniugale è un cammino condotto “fianco a fianco”; recupera Tertulliano, che esalta il matrimonio cristiano come realtà di “una sola carne” e “un solo spirito”; e mette in luce l’apporto della tradizione orientale, che ha sviluppato in modo particolare la dimensione liturgica e mistica del vincolo sponsale. Nei tempi moderni, la riflessione di von Hildebrand, Balthasar, Rahner e degli autori ortodossi contemporanei approfondisce ulteriormente la dimensione personalista, sacramentale e trinitaria dell’amore coniugale, insistendo sulla tenerezza, il sacrificio, la libertà donata, la reciprocità radicale.
Il contributo del Magistero: da Leone XIII a Pio XI fino al Vaticano II
Il Magistero recente viene delineato come una traiettoria omogenea: Leone XIII difende l’unità del matrimonio come tutela della donna e fondamento della società; Pio XI, con Casti connubii, sviluppa in modo decisivo l’idea dell’amore coniugale quale dimensione primaria e nobile del vincolo; il Concilio Vaticano II qualifica la vocazione sponsale come «intima comunione di vita e di amore», riconoscendo nell’unità e nella reciprocità le strutture costitutive della persona umana. La Nota richiama anche il contributo di Benedetto XVI, di Papa Francesco e il magistero più recente di Leone XIV, inserendo così questa riflessione in una continuità dottrinale che attraversa gli ultimi pontificati.
Una proposta per oggi
Il Dicastero conclude auspicando che la Nota diventi strumento di lavoro per vescovi, sacerdoti, teologi, gruppi matrimoniali e giovani. Il messaggio può sembrare controcorrente, ammette il Prefetto, ma risponde a un bisogno profondamente umano: dare un volto unico all’amore, riconoscere nella reciprocità esclusiva la condizione per una vita piena, aperta e feconda. Richiamando Sant’Agostino, il documento suggerisce che solo un cuore che ama può comprendere la bellezza di questa proposta.
d.L.E.
Silere non possum