Città del Vaticano – Oggi la Santa Sede ha reso noto che Leone XIV ha accettato la rinuncia dell’arcivescovo di Cracovia, S.E.R. Mons. Marek Jędraszewski, nominando al suo posto l’eminentissimo cardinale Grzegorz Ryś, finora arcivescovo di Łódź. Si tratta di un passaggio rilevante per una delle diocesi più importanti della Polonia e, al tempo stesso, di un ritorno significativo: Ryś è nato e si è formato proprio a Cracovia e, soprattutto, è cardinale. Quella di Cracovia è tradizionalmente una sede cardinalizia e, durante il pontificato di Francesco, anche questa prassi era stata interrotta. Con questa nomina, Cracovia torna ad avere un arcivescovo cardinale, per di più creato tale proprio da Francesco.
L’arcidiocesi di Cracovia
Kraków è una delle Chiese locali più antiche e simboliche dell’intera Polonia. È stata istituita nell’anno 1000, nel quadro della riorganizzazione ecclesiastica voluta dall’imperatore Ottone III e da papa Silvestro II, e per secoli è stata uno dei principali centri religiosi e culturali del Paese. Nel 1925 Pio XI l’ha elevata al rango di arcidiocesi metropolitana, rafforzandone ulteriormente il peso nella vita ecclesiale polacca.
La città ha un rapporto singolare con la storia della Chiesa: da qui provengono figure come san Stanislao, patrono della Polonia, e soprattutto san Giovanni Paolo II, che da arcivescovo di Kraków guidò il grande sinodo diocesano degli anni Settanta. L’arcidiocesi è anche una delle più grandi: secondo i dati interni pubblicati nel 2017 conta oltre un milione e mezzo di fedeli, un numero molto alto di sacerdoti e quasi 450 parrocchie distribuite tra città e campagne. La sua pratica religiosa è superiore alla media delle altre diocesi europee e la cattedrale sulla collina del Wawel rimane un luogo centrale non solo per la vita spirituale ma per l’identità nazionale.
Negli ultimi decenni Kraków ha mantenuto il ruolo di punto di riferimento del cattolicesimo polacco: ospita istituzioni accademiche, archivi, movimenti e alcune tra le esperienze pastorali più radicate del Paese. È una diocesi dove il peso della storia convive con la necessità di rispondere ai cambiamenti sociali, e la scelta del Papa su chi debba guidarla ha sempre un rilievo che supera i confini locali.
Grzegorz Ryś, nuovo arcivescovo
Il cardinale Grzegorz Ryś è nato a Kraków nel 1964, ha studiato teologia e storia della Chiesa presso la Papieska Akademia Teologiczna della città e si è formato nel seminario maggiore dell’arcidiocesi. È stato ordinato sacerdote nel 1988 dal cardinale Franciszek Macharski, allora arcivescovo di Kraków, e nei primi anni del suo ministero ha alternato il lavoro pastorale con quello accademico. Ryś si è specializzato nello studio del Medioevo e ha conseguito il dottorato e poi l’abilitazione in storia della Chiesa. Ha diretto l’Archivio del Capitolo Metropolitano e per quattro anni è stato rettore del seminario maggiore. È stato anche presente nella vita culturale della città, con collaborazioni a riviste e attività di divulgazione che lo hanno reso una figura nota anche al di fuori degli ambienti ecclesiastici.
Nel 2011 è stato nominato vescovo ausiliare di Kraków, incarico che lo ha riportato a lavorare direttamente nell’arcidiocesi, in un periodo di iniziative legate al dialogo interreligioso e alla partecipazione dei laici. Nel 2017 papa Francesco lo ha trasferito a Łódź come arcivescovo metropolita: una diocesi diversa, più secolarizzata, dove Ryś ha avviato un sinodo, introdotto il diaconato permanente e promosso itinerari di rinnovamento pastorale che hanno avuto una certa eco nazionale. Nel 2023 è diventato cardinale e ha partecipato al conclave che ha eletto Leone XIV.
Il ritorno di Ryś a Kraków ha dunque un significato peculiare. Non si tratta semplicemente della nomina di un nuovo arcivescovo, ma del rientro in una diocesi che ha segnato quasi ogni passaggio della sua vita: vi è nato, vi ha studiato, è diventato sacerdote, vi ha insegnato e lì ha mosso i primi passi come vescovo. Come è noto, però, questo radicamento può rappresentare tanto un punto di forza quanto un limite. Tradizionalmente, infatti, i vescovi vengono inviati altrove proprio perché nella diocesi d’origine se ne conoscono bene meriti e fragilità. E quelle fragilità, in alcuni casi, possono diventare terreno di tensione tra il clero e il nuovo pastore. L’esempio più evidente è quello dell’Arcivescovo di Torino, che dalla sua nomina ha privilegiato sistematicamente figure della propria cerchia, marginalizzando gli altri: una dinamica rischiosa, perché un clero che conosce profondamente il suo vescovo conosce anche i punti su cui può esercitare pressione. Per Cracovia, ci si augura uno scenario diverso. L’episcopato del nuovo arcivescovo dovrà misurarsi con una Chiesa locale che, pur mantenendo una forte vitalità, sta affrontando le trasformazioni sociali che attraversano oggi tutta la Polonia. La scelta del Papa sembra indicare che, in questa fase, la diocesi abbia bisogno di una guida capace di tenere insieme continuità e rinnovamento.
d.F.A.
Silere non possum