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Città del Vaticano – Domenica 29 giugno 2025, nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, il Santo Padre Leone XIV presiederà la Celebrazione Eucaristica nella Basilica Vaticana alle ore 9.30. Durante la Messa, benedirà e imporrà personalmente i Palli ai nuovi Arcivescovi Metropoliti, ripristinando una tradizione sospesa nel 2015.

Un ritorno alla pienezza del segno

Il pallio, 'stola' liturgica di lana bianca ornata da sei croci nere, rappresenta il legame speciale tra il Papa e gli Arcivescovi Metropoliti, un vincolo di comunione con la Sede Apostolica. Non è un semplice ornamento, ma un autentico simbolo della collegialità episcopale nella sua dimensione più profonda, esprimendo l'unità nella fede e nella missione pastorale.

Nel 2015, Papa Francesco aveva deciso che i Palli sarebbero stati benedetti nella solennità dei santi Pietro e Paolo, ma imposti successivamente nelle rispettive diocesi dai nunzi apostolici. Tale scelta, pur motivata da una volontà di valorizzare le Chiese locali, aveva suscitato perplessità teologiche e pratiche, in quanto privava il gesto della sua dimensione simbolica universale, che trova il suo fulcro proprio nella liturgia papale presso la tomba di Pietro.

Con la decisione di Papa Leone XIV, la Chiesa universale vede ora il ritorno di una forma liturgica ricca di significato e continuità storica. I nuovi metropoliti riceveranno dunque il pallio dalle mani del Successore di Pietro, nello stesso luogo che ne custodisce la tomba e ne testimonia la fede.

Un paramento antico e carico di storia

Il pallio è uno dei più antichi paramenti liturgici ancora in uso. La sua origine risale all'epoca romana, ma fu assunto dalla Chiesa per indicare la dignità e la responsabilità pastorale di alcuni vescovi. Le più antiche raffigurazioni del pallio si trovano nei celebri mosaici di Ravenna, segno della sua diffusione già nei primi secoli cristiani. Ma più che la forma, è la materia che colpisce: il pallio è sempre realizzato in lana d’agnello, simbolo di Cristo Buon Pastore. La lana proviene da due agnellini offerti ogni anno nel giorno di Sant’Agnese (21 gennaio) e benedetti dal Papa in una cerimonia antichissima nella Cappella di Urbano VIII del Palazzo Apostolico.

Questi agnelli sono tradizionalmente allevati e curati dai Monaci Trappisti dell’Abbazia delle Tre Fontane a Roma, e la lana viene poi filata dalle monache di Santa Cecilia in Trastevere. Un intreccio di preghiera, lavoro e offerta che unisce la vita monastica all’azione pastorale della Chiesa.

Una cerimonia dal forte valore ecclesiale

Dal 24 giugno, festa di San Giovanni Battista, i Palli sono custoditi nella Confessione di San Pietro. È lì vengono custoditi innanzi all’apostolo fino al giorno della solennità, quando il Papa li impone ai nuovi Arcivescovi Metropoliti, segno del mandato ricevuto e della comunione con il Vescovo di Roma. In un’epoca in cui i simboli rischiano spesso di essere svuotati di significato, Leone XIV compie un gesto forte, che parla al cuore della Chiesa. Riprendendo in mano il rito dell’imposizione del pallio, egli riafferma l’unità visibile della Chiesa e la forza della Tradizione, che non è mera ripetizione del passato, ma fedeltà viva all’essenza del Vangelo.

Il significato profondo del Pallio

Indossato sopra la casula, il pallio ricorda al vescovo il suo compito di pastore, di maestro e di servo del Popolo di Dio. Esso è il segno di una responsabilità che non è dominio, ma offerta; non potere, ma servizio; non individualismo, ma comunione. Il gesto del Papa che lo impone con le proprie mani vuole essere un incoraggiamento e una benedizione, affinché ogni nuovo metropolita possa vivere il proprio ministero nella luce della fede, nella fedeltà al Vangelo e in piena comunione con la Chiesa universale.

s.S.A.
Silere non possum