Albano Laziale – Dopo aver celebrato la Santa Messa in onore della Virgo Fidelis con l’Arma dei Carabinieri, questa mattina Papa Leone XIV ha varcato la soglia del Monastero Immacolata Concezione delle Clarisse di Albano. Un gesto silenzioso e profondo, che racconta l'amore e l'attenzione del Pontefice per la vita contemplativa. 

Accolto da madre Maria Donata Reboldi, bresciana d'origine, badessa dal 2023 e monaca clarissa da trentacinque anni, Leone XIV si è intrattenuto in dialogo con le suore, accompagnato da S.E.R. Mons. Vincenzo Viva, vescovo di Albano, dal suo segretario particolare e dal cappellano della comunità. Con il Papa erano presenti anche il segretario don Edgard Iván Rimaycuna Inga e Mons. Leonardo Sapienza. Prevost ha ascoltato le loro storie e la loro testimonianza. Ma soprattutto ha chiesto loro di pregare per la Chiesa e per il suo ministero di vescovo di Roma.

Il monastero oggi ospita 15 sorelle claustrali, custodi di una forma di vita che seppur nascosta è essenziale per la vita della Chiesa. Vivere il Vangelo nella radicalità della fraternità e della povertà, come Chiara d’Assisi, è la loro missione. La loro vita – scandita dalla liturgia, dall’adorazione eucaristica, dal lavoro nascosto – è un’opera di accompagnamento vocazionale per chi, nel rumore del mondo, cerca una soglia di silenzio dove imparare ad ascoltare Dio. La comunità, infatti, si dedica anche a questo ministero particolare di accompagnamento vocazionale. 

Nella chiesa del monastero, Leone XIV si è fermato a pregare davanti alle spoglie della venerabile suor Maria Chiara Damato, clarissa di origine pugliese morta in fama di santità nel 1948. Una figura discreta e luminosa, che ha vissuto la sua vocazione offrendo sofferenze e silenzio per i sacerdoti e le vocazioni. Il 2 aprile 2011, Benedetto XVI ha riconosciuto le sue virtù eroiche, proclamandola Venerabile. Da allora, il suo corpo riposa nel cuore del monastero, come seme nascosto che continua a generare vita.

Una presenza essenziale ad Albano

Il monastero stesso ha radici secolari. Fondato nel 1631 da Suor Francesca Farnese, donna di riforma e di spirito, ricevette la benedizione e la protezione di Papa Urbano VIII, che la volle incontrare personalmente. “Questa è una grande serva di Dio”, disse il Pontefice, colpito dalla sua umiltà e dalla profondità della sua testimonianza. È singolare – ma forse non casuale – che a distanza di quasi quattro secoli un altro Papa, anch’egli animato da desiderio di riforma e di autenticità, abbia voluto sedersi in quella stessa casa, per ascoltare le figlie spirituali di quella grande serva di Dio. La visita odierna è uno di quei gesti che sfuggono ai riflettori ma restano nella memoria profonda della Chiesa.

Il Papa ha visitato le parti del monastero e ha mostrato la sua vicinanza alla comunità che lo custodisce con la propria preghiera. Nel cuore di un’estate che sembra scorrere veloce fra riposo, preghiera e incontri istituzionali, il Papa ha scelto di entrare in un luogo dove il tempo ha un altro ritmo, dove la parola è misurata e la vita è una risposta continua a una Presenza. Ed è proprio lì, nel silenzio della clausura, che continua a maturare quella rivoluzione dell’amore di cui Leone XIV ha parlato Domenica, commentando il Vangelo del Buon Samaritano. E forse, tra queste mura, ha trovato sorelle che hanno scelto di iniziare questa rivoluzione dell'amore proprio donando tutta la loro vita al Signore Gesù, senza risparmiarsi.

p.M.R.
Silere non possum