Città del Vaticano - Alla vigilia del Concerto con i Poveri, in programma domani pomeriggio in Aula Paolo VI, Papa Leone XIV ha incontrato gli organizzatori e gli artisti protagonisti dell’evento, offrendo una riflessione densa che va ben oltre l’ambito musicale. Il Pontefice ha collocato l’appuntamento - giunto alla sesta edizione - nel cuore della preparazione al Santo Natale, quando la Chiesa contempla il mistero di un Dio che si fa povero, vicino, concreto.

Il concerto, promosso dal Dicastero per il Servizio della Carità, riunirà tremila persone tra senza fissa dimora, migranti, detenuti con permessi speciali e uomini e donne in situazioni di grave disagio sociale. Saranno loro gli ospiti d’onore: nelle prime file, davanti a un’Aula Paolo VI che accoglierà fino a ottomila persone, mentre sul palco si alterneranno Michael Bublé, il direttore artistico mons. Marco Frisina, la Nova Opera Orchestra e il Coro della diocesi di Roma.

Questa mattina, però, il Papa ha voluto riportare tutto al centro: non un evento di beneficenza, non uno spettacolo natalizio, ma un gesto che nasce dal Vangelo. Ancora una volta Leone XIV prende per mano una Chiesa che, negli ultimi anni, ha spesso finito per percepirsi come una semplice “associazione di beneficenza” e la conduce nuovamente davanti a Cristo Gesù. È lì che il Papa indica il Signore e ricorda che tutto ciò che facciamo - pur utile e lodevole - perde consistenza se non conduce anzitutto alla conversione del nostro cuore, e poi a quella degli altri.

«Il Concerto con i poveri, allora, non è soltanto un’esibizione di bravi artisti o una semplice rassegna musicale, per quanto bella possa essere, e neanche un momento di solidarietà per sistemare la nostra coscienza di fronte alle ingiustizie della società. Vorrei che, partecipando a questo appuntamento, ricordassimo le parole del Signore: «Tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli lo avete fatto a me». È così! Se amiamo concretamente chi ha fame e sete, chi è senza vestiti, malato, straniero, carcerato, noi stiamo amando il Signore. Questo è Vangelo: «Non siamo nell’orizzonte della beneficenza, ma della Rivelazione: il contatto con chi non ha potere e grandezza è una via immediata di incontro con il Signore della storia. Nei poveri Egli ha ancora qualcosa da dirci». Ci ricorda che la dignità degli uomini e delle donne non si misura in ciò che possiedono: noi non siamo i nostri beni e le nostre cose, bensì figli amati da Dio; e questo stesso amore dev’essere la cifra del nostro agire nei confronti del prossimo. Per questo, nel nostro Concerto i fratelli e le sorelle più fragili occupano i primi posti»
ha detto il Papa. 

Dio è amore che si fa vicino

Leone XIV ha parlato a partire dalla radice teologica dell’iniziativa. Il Natale, ha ricordato, non è un’atmosfera, ma il momento in cui «Dio stesso insegue la pecorella smarrita», come scriveva Benedetto XVI in Deus caritas est. Il Papa ha rilanciato questa visione: il Figlio che si fa bambino e si affida a genitori umani è l’Icona dell’amore divino, il segno che la nostra dignità non dipende da ciò che possediamo. «Dio è carità, è amore», ha ribadito, sottolineando che solo l’amore realizza pienamente l’uomo. È attraverso questa lente che va letto il significato profondo del concerto.

Non beneficenza, ma rivelazione

Leone XIV è stato esplicito: «Non siamo nell’orizzonte della beneficenza». Il Papa ha citato la sua esortazione Dilexi te per spiegare il punto: il contatto con chi non ha potere è una via immediata di incontro con il Signore. Nei poveri, ha detto, «Egli ha ancora qualcosa da dirci». Parole che rovesciano la prospettiva: non sono i poveri ad aver bisogno dell’evento, ma siamo noi ad aver bisogno di loro per comprendere il Vangelo. Per questo le prime file dell’Aula Paolo VI saranno destinate proprio a loro. È un gesto simbolico e reale insieme, un rovesciamento evangelico che dice che la Chiesa riconosce nei più fragili il volto di Gesù.

La musica come via alla bellezza

Il Papa si è poi soffermato sul valore della musica nella vita cristiana. Non un semplice ornamento liturgico, ma uno strumento che eleva l’animo e introduce al mistero. Ha citato sant’Agostino: «Cantate con arte, o fratelli». Cura, impegno, armonia: valori che la tradizione cristiana ha sempre riconosciuto nella musica. Con un sorriso, Leone XIV ha aggiunto: «Mi raccomando, cantate bene domani!». Ma dietro la battuta c’era una visione precisa: la musica è una forma d’amore, una via pulchritudinis capace di condurre a Dio, perché la bellezza è un dono offerto a tutti, radicato nella comune dignità umana.

Il grazie del Papa

Leone XIV ha voluto ringraziare uno per uno coloro che rendono possibile il concerto: il cardinale vicario di Roma, mons. Marco Frisina, la sua diocesi di Roma, l’Orchestra e la Fondazione Nova Opera, Michael Bublé e tutti gli artisti, oltre ai partner che sostengono l’evento. Poi ha affidato tutti alla protezione di Maria Immacolata, «porta dell’Avvento e donna della speranza», e a santa Cecilia, patrona dei musicisti.

Una tradizione che diventa stile di Chiesa

Le parole pronunciate da Leone questa mattina mostrano che il Concerto con i Poveri non è, per lui, un appuntamento da onorare solo perché inserito in una tradizione iniziata dai predecessori. Il Papa lo vive con convinzione, e chiarisce che occorre porre al centro la dignità dei più fragili, comprendere il servizio della Chiesa come spazio autentico di incontro, riconoscere nella bellezza un linguaggio universale e affermare che Dio si lascia trovare proprio là dove la logica del mondo non guarda.

s.R.F
Silere non possum