Città del Vaticano - «Il povero può diventare testimone di una speranza forte e affidabile, proprio perché professata in una condizione di vita precaria, fatta di privazioni, fragilità ed emarginazione. Egli non conta sulle sicurezze del potere e dell’avere; al contrario, le subisce e spesso ne è vittima» Con queste parole si apre il Messaggio di Papa Leone XIV per la IX Giornata Mondiale dei Poveri, firmato oggi, 13 giugno 2025, nella memoria liturgica di sant’Antonio di Padova, universalmente invocato come patrono dei poveri. È un messaggio intriso di spiritualità, di Parola di Dio e un appello concreto al ritorno all'interiorità, che si colloca nel cuore dell’Anno Giubilare come suo naturale frutto e verifica.

Il titolo del Messaggio — «Sei tu, mio Signore, la mia speranza» (Sal 71,5) — non è una semplice citazione biblica, ma una sintesi teologica e pastorale dell’intero testo. Papa Leone XIV rilegge il salmo in chiave esistenziale, ricordando che la speranza autentica nasce proprio in mezzo alla prova, dove ogni altra sicurezza vacilla. È la speranza del povero, che ha perso tutto tranne Dio e che, proprio per questo, diventa icona vivente della fiducia radicale. Il Pontefice richiama in più punti la necessità di riscoprire Dio come tesoro nascosto, come vera ricchezza che libera dal giogo delle illusioni materiali. È un’eco diretta delle parole evangeliche: «Non accumulate per voi tesori sulla terra…» (Mt 6,19). Il povero diventa così maestro spirituale per noi tutti, che a volte rischiamo di dimenticare la radicalità evangelica e l’urgenza del Vangelo. In un passaggio Leone XIV denuncia quella che definisce la più grave povertà: non conoscere Dio. E citando sant’Agostino, denuncia la disattenzione spirituale verso i poveri, i quali non hanno solo bisogno di pane, ma anche di Parola, di sacramenti, di consolazione e di senso. «Senza Dio — scrive Leone XIV — qualunque cosa avrai servirà a renderti ancora più vuoto».

Il documento si muove con equilibrio tra annuncio e denuncia, contemplazione e azione. Papa Leone XIV esorta le comunità cristiane a non limitarsi alla carità come gesto occasionale, ma a inserirla dentro un progetto di giustizia sociale e trasformazione delle strutture. «Aiutare il povero è questione di giustizia, prima che di carità», afferma, riprendendo sant’Agostino, per il quale la carità non può essere una scusa per tollerare l’ingiustizia.

Il Giubileo, a cui è legato profondamente questo messaggio, è presentato come tempo di conversione sociale, che non si conclude con la chiusura della Porta Santa, ma continua nella responsabilità storica e politica dei cristiani. Leone XIV riconosce con gratitudine le tante iniziative già attive — mense, case-famiglia, centri di ascolto — ma invita a un passo ulteriore: rimettere il povero al centro non solo dell’assistenza, ma dell’intera azione pastorale della Chiesa. Si passa così, dalle affermazioni sterili e accattivanti ad un messaggio chiaro: prima di tutto occupiamoci di una povertà che è molto più dilagante della fame, ovvero la povertà spirituale. 

Infine, come a sigillare la spiritualità di questo appello, il Papa affida il cammino a Maria, Consolatrice degli afflitti, e conclude con la grande preghiera di speranza che chiude anche il Te Deum: «In Te, Domine, speravi, non confundar in aeternum – In te, Signore, ho sperato, non sarò mai deluso».

Il Messaggio per la IX Giornata Mondiale dei Poveri, il primo firmato da Leone, diventa così un vero e proprio invito alla speranza evangelica ed una riflessione magistrale sulla dignità di ogni uomo, in particolare dei poveri. È un manifesto di spiritualità e giustizia, che chiama la Chiesa e il mondo a scegliere di ritornare all'essenziale. 

T.S.
Silere non possum