Città del Vaticano – Nella XXIX Domenica del Tempo Ordinario, in una Piazza San Pietro gremita di fedeli e di delegazioni provenienti dall’Italia, dal Libano, dall’Armenia e dal Venezuela, Papa Leone XIV ha presieduto la Celebrazione Eucaristica con il rito della canonizzazione di sette nuovi Santi: Ignazio Maloyan, Peter To Rot,Vincenza Maria Poloni, María Carmen Rendiles Martínez, Maria Troncatti, José Gregorio Hernández Cisneros e Bartolo Longo. Sette volti diversi, sette storie di fede, di dolore e di speranza che oggi entrano nell’albo dei santi della Chiesa universale.
Con la formula solenne, recitata in latino, il Pontefice ha ordinato ufficialmente che “in tutta la Chiesa siano devotamente onorati tra i Santi”. Un applauso lungo e commosso ha accompagnato le parole del Papa, mentre le reliquie dei nuovi Santi venivano incensate e poste accanto all’altare. È stato il culmine di una celebrazione che ha intrecciato memoria, preghiera e testimonianza, come ha sottolineato lo stesso Leone XIV nella sua omelia, centrata sul tema della fede e della preghiera perseverante.
«Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» — ha esordito il Papa citando il Vangelo di Luca. Una domanda ha detto, che “rivela ciò che è più prezioso agli occhi del Signore: la fede, il legame d’amore tra Dio e l’uomo”. Tutta l’omelia è stata un lungo itinerario attraverso questa parola, fede, che Leone XIV ha descritto come il respiro dell’anima, la linfa che mantiene viva la speranza e la libertà. “Una terra senza fede”, ha ammonito, “sarebbe popolata da figli che vivono senza Padre, da creature senza salvezza”.
Il Papa ha invitato a guardare ai nuovi Santi come a lampade che hanno tenuto accesa la luce della fede nei tempi più bui. Maloyan e To Rot hanno testimoniato la fede fino al martirio; Vincenza Maria Poloni e María Carmen Rendiles Martínez hanno trasformato la carità in vita consacrata; Maria Troncatti ha portato il Vangelo nelle selve dell’Ecuador; José Gregorio Hernández ha vissuto la medicina come servizio agli ultimi; Bartolo Longo ha fondato, a Pompei, una cittadella di preghiera e di misericordia. In ciascuno di loro, ha sottolineato Leone XIV, la fede non è stata un sentimento astratto, ma una forma concreta di amore, di dono e di giustizia.
“Come non ci stanchiamo di respirare, così non stanchiamoci di pregare”, ha detto il Pontefice, spiegando che la preghiera è l’espressione più alta della fede, la sua linfa vitale. Ha ricordato la parabola della vedova e del giudice iniquo, che Gesù racconta per insegnare a pregare sempre senza stancarsi mai. Nelle parole del Papa, questa insistenza della donna diventa una metafora della speranza che non si arrende, soprattutto quando il male sembra prevalere e Dio appare lontano. “Due tentazioni minacciano la nostra fede”, ha ammonito: la prima è lasciarsi scandalizzare dal male, come se Dio non ascoltasse il grido degli innocenti; la seconda è voler comandare a Dio, pretendere che agisca secondo i nostri tempi e le nostre misure.
“Da entrambe le tentazioni — ha spiegato Leone XIV — ci libera Gesù, il Figlio che nell’ora della Passione prega: ‘Padre, sia fatta la tua volontà’”. È in questa fiducia filiale che si rivela la vera giustizia di Dio: non una punizione inflitta ai malvagi, ma un perdono che redime. “La croce di Cristo - ha detto il Papa - rivela la giustizia di Dio. E la giustizia di Dio è il perdono. Egli vede il male e lo redime, prendendolo su di sé”. Un messaggio che suona come una risposta al disordine del mondo, alle guerre e alle violenze che insanguinano la storia: “Quando siamo crocifissi dal dolore e dalla violenza - ha detto Leone XIV - Cristo è già lì, in croce per noi e con noi. Non c’è pianto che Dio non consoli, non c’è lacrima lontana dal suo cuore”.
Da questa fede nasce, spiega il Papa, l’impegno per la giustizia: “Chi non accoglie la pace come dono, non saprà mai donarla”. Per questo, ha concluso, la domanda evangelica - “troverà la fede sulla terra?” - non deve spaventare, ma scuotere. È un invito alla speranza e all’azione, un appello a non rassegnarsi, a custodire la fiducia in Dio anche quando tutto sembra contraddirla.
Al termine della Santa Messa, prima dell’Angelus, Leone XIV ha ringraziato le delegazioni e le comunità religiose legate ai nuovi Santi, salutando in particolare le figlie spirituali delle fondatrici canonizzate e la Hermandad del Señor de los Milagros, in pellegrinaggio a Roma per la processione del Cristo Morado. Ha rivolto un pensiero ai missionari, ricordando che oggi si celebra la Giornata Missionaria Mondiale, e un accorato appello per il Myanmar, dove proseguono i bombardamenti e le violenze: “Rinnovo il mio appello - ha detto - affinché si giunga a un cessate il fuoco immediato ed efficace. Che gli strumenti della guerra cedano il passo a quelli della pace”.
Infine, il Papa ha affidato alla Vergine Maria e ai nuovi Santi la preghiera per la pace “in Terra Santa, in Ucraina e in tutti i luoghi di guerra”.