Città del Vaticano – Questa mattina, nel Palazzo Apostolico, Papa Leone XIV ha incontrato le partecipanti all’Assemblea Federale Ordinaria della Federazione dei Monasteri Agostiniani d’Italia “Madre del Buon Consiglio”. Durante l’udienza, il Santo Padre ha salutato la nuova presidente, suor Maria Rosa Guerrini del monastero di Santa Chiara della Croce in Montefalco, che succede a suor Maria Monica Gianfrancesco.
La data dell’incontro – il 13 novembre, festa di tutti i santi dell’Ordine agostiniano – non è passata inosservata al Pontefice, che l’ha definita un dono provvidenziale. Ma al di là delle coincidenze, il cuore del suo intervento si è concentrato su ciò che costituisce la ragione d’essere della vita monastica: la gioia dell’unione con Dio, la testimonianza concreta della carità fraterna, la capacità di vivere in modo profetico una comunione silenziosa ma eloquente.
La gioia che nasce dall’unione con Dio
Il Papa ha richiamato alcune tra le pagine più intense delle Confessioni di sant’Agostino, dove il Vescovo d’Ippona descrive la gioia di chi serve il Signore “per puro amore”. Una felicità, ha ricordato Leone XIV, che nasce dalla comunione profonda con Dio, da quella “intimità con lo Sposo celeste” che costituisce la vocazione peculiare delle contemplative. Da qui il suo primo invito: ritornare sempre al centro, a quella vita di preghiera – liturgia, adorazione, meditazione, vita fraterna – che non è una fuga dal mondo ma una parola silenziosa capace di raggiungere tutti. Chi bussa a un monastero cerca proprio questo: una luce che non prescinde dalla sofferenza, ma la attraversa con speranza.

La carità nascosta che diventa profezia
Il secondo punto del discorso è ruotato attorno alla carità vissuta nel quotidiano. Le monache agostiniane, ha ricordato il Papa, sono chiamate a imitare la prima comunità cristiana nella concretezza del reciproco sostegno. L’amore che vivono – discreto, privo di clamori, privo di ricerca di visibilità – diventa una controcultura rispetto a un mondo che spesso confonde valore e notorietà. Leone XIV ha espresso con chiarezza la sua preoccupazione per una società dove l’apparire sembra pesare più dell’essere, e dove, per farsi ascoltare, si arriva persino a calpestare la dignità delle persone. In questo scenario, la vita monastica mostra un’altra possibilità: quella della cura quotidiana, della vicinanza silenziosa, dell’attenzione a chi è fragile. Non come gesto eroico, ma come stile.
Un richiamo all’essenziale
Nel finale, il Papa ha ribadito la gratitudine della Chiesa per il sostegno orante delle comunità contemplative. Un sostegno spesso invisibile, e proprio per questo ancora più prezioso. “Portate nel cuore ogni uomo e donna di questo mondo”, ha detto, ricordando che la preghiera delle monache non si ferma alle mura del chiostro, ma attraversa la vita di ciascuno. Prima di congedarle, Leone XIV ha assicurato la sua preghiera personale per loro e per le loro comunità. Anche questo incontro, potremmo dire quasi “domestico” per Leone XIV, ha confermato quanto la vita contemplativa – spesso relegata ai margini anche del dibattito ecclesiale – sia invece profondamente radicata nel suo cuore.
s.R.A.
Silere non possum