«Le relazioni oggi non si spezzano: evaporano» scriveva Zygmunt Bauman, fotografando con lucidità il destino dei legami nell’epoca della cosiddetta modernità liquida.

Viviamo in un tempo in cui le relazioni hanno la durata di una notifica. Tutto si consuma sui social network, spesso senza nemmeno uscire dallo schermo di un telefono. L’inizio è quasi sempre lo stesso: un vortice di messaggi, di “buongiorno” e “buonanotte” digitali, di chat incessanti che danno l’illusione dell’intimità. Si scambia quantità al posto della qualità, come se la frequenza bastasse a colmare la mancanza di profondità.

Ci sono poi quelle dinamiche tipicamente “clericali” – frutto di una formazione malata che, ironia della sorte, oggi sembra aver contaminato più i laici che i preti stessi.

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