Vienna - Il Global State of Democracy Report 2025 pubblicato da International IDEA mostra un’Europa che non è più l’oasi di stabilità democratica che si amava raccontare. Le crepe si moltiplicano: arretramenti nello Stato di diritto, erosione della libertà di stampa, crescenti tensioni sulla gestione dei diritti fondamentali.

Dentro questo quadro si muovono due paesi vicini, Italia e Austria, che condividono storia e geografia, ma che nel rapporto emergono con profili profondamente diversi.

Italia: il paradosso di una democrazia ad alta rappresentanza

L’Italia viene premiata con un 8º posto mondiale nella categoria Rappresentanza: segno che il meccanismo elettorale funziona, che i cittadini possono ancora scegliere e cambiare governi . Ma proprio quando si guarda oltre la superficie, i dati si fanno più inquietanti.

Il “bel Paese”, noto per il livello di corruzione e familismo amorale sempre più imbarazzante, scende infatti al 31º posto per Diritti, e addirittura al 35º per Stato di diritto. La libertà di stampa è tra i punti più critici: il Parlamento ha dovuto aprire un’inchiesta sull’uso di spyware contro giornalisti e attivisti, un campanello d’allarme che ricorda quanto fragile sia la tutela della privacy e dell’informazione indipendente.

Non si può ignorare come in Italia si moltiplichino episodi di azioni illegittime condotte da apparati di polizia, talvolta persino tollerate o coperte da settori della magistratura. Troppo spesso i bersagli diventano i giornalisti indipendenti, colpevoli soltanto di avere il coraggio di mettere in luce anche quello che resta un grande tabù: l’inefficienza e l’opacità del sistema giudiziario. Parallelamente, non mancano casi in cui la stessa magistratura appare pronta a garantire protezione a figure vicine o utili ai propri interessi. Il risultato è un clima in cui i cronisti vengono intimiditi, esposti a campagne d’odio sui social, mentre dalle istituzioni giudiziarie prevale un silenzio che sa di complicità o di incapacità, rafforzando l’immagine di un corpo logorato da incompetenza e da zone d’ombra corruttive.

Austria: un modello da guardare

Di fronte a questo scenario, l’Austria appare come un Paese più solido sul fronte dei diritti. Nella classifica globale dei Diritti si colloca al 17º posto, molto più avanti dell’Italia. Qui la libertà di stampa gode di una protezione più stabile, con meno episodi di intimidazione e un ambiente mediatico che, pur non esente da pressioni economiche e politiche, resta complessivamente più pluralista e garantito. Non si tratta di un dettaglio marginale. Là dove i giornalisti possono lavorare senza il timore di essere spiati o travolti da querele pretestuose, la democrazia respira, si alimenta del confronto e rinsalda il legame di fiducia tra cittadini e istituzioni. L’Austria rappresenta in questo senso un contesto più solido, lontano da quelle logiche di familismo amorale e corruzione che in Italia continuano a condizionare la vita pubblica.

Chi in Austria sporge denuncia per diffamazione ha la ragionevole certezza che l’accusa verrà presa sul serio e affrontata con tempestività: né la polizia né il Pubblico Ministero si lasciano frenare da considerazioni di opportunità o da rapporti personali. Inoltre, il sistema prevede aggravanti specifiche per i crimini d’odio, come il razzismo o l’omofobia, a tutela effettiva delle vittime. In Italia, al contrario, il quadro appare segnato da un diffuso degrado: corruzione endemica, clientelismo e una magistratura percepita come opaca, in cui i concorsi e le carriere sono troppo spesso legati a logiche di appartenenza e non a competenza.

Una lezione per Roma

Il confronto mette in luce un paradosso: l’Italia, pur con un sistema rappresentativo che funziona meglio, vede restringersi proprio lo spazio delle libertà civili. L’Austria, invece, mostra che non basta contare le schede per misurare la salute democratica: senza una stampa libera, nessuna elezione è davvero “credibile”. La vera sfida per l’Italia, suggerisce in controluce il rapporto, non è tanto garantire il diritto di voto — che rimane ampiamente rispettato — quanto proteggere chi quel voto deve raccontarlo, interpretarlo, criticarlo. Senza questa voce, il cittadino vota, ma non conosce. E senza conoscenza, la rappresentanza resta un guscio vuoto.

P.F.
Silere non possum