Città del Vaticano - Alle ore 10.30 di questa mattina, in una Piazza San Pietro gremita, Papa Leone XIV ha presieduto la Santa Messa nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, in occasione del Giubileo dei Cori e delle Corali e della XL Giornata Mondiale della Gioventù celebrata nelle diocesi sul tema: «Anche voi date testimonianza, perché siete con me» (Gv 15,27). La celebrazione eucaristica ha posto al centro il mistero della regalità di Cristo e il valore ecclesiale della musica liturgica, filo conduttore dell’omelia pronunciata dal Pontefice.
Il Regno che nasce dalla Croce: l’omelia di Papa Leone XIV
Il Papa ha aperto la sua omelia richiamando il Salmo responsoriale: «Andremo con gioia alla casa del Signore». Da qui la prima sottolineatura: la liturgia è un cammino comune verso Cristo, Re dell’universo, «Sovrano mite ed umile, Colui che è principio e fine di tutte le cose». Il suo trono, ha detto, è la Croce: «Il suo potere è l’amore, il suo trono è la Croce e, per mezzo della Croce, il suo Regno si irradia sul mondo». Ha ricordato che «Dalla Croce egli regna», citando l’inno Vexilla Regis, e che in quella regalità si rivela «l’immensa misericordia del cuore di Dio».
Il canto come ministero ecclesiale
Rivolgendosi direttamente ai coristi presenti per il loro Giubileo, Papa Leone XIV ha affermato: «Il vostro compito è quello di coinvolgere i fratelli nella lode a Dio e di renderli maggiormente partecipi dell’azione liturgica attraverso il canto» e ancora: «Oggi esprimete appieno il vostro iubilum, la vostra esultanza, che nasce dal cuore inondato dalla gioia della grazia». Il Papa ha ricordato la dimensione antropologica universale del canto - «un’espressione naturale e completa dell’essere umano» - citando Sant’Agostino: «Cantare amantis est… il canto è proprio di chi ama». Al tema della comunione ecclesiale ha legato la citazione di Sant’Ignazio di Antiochia: «Dalla vostra unità e dal vostro amore concorde si canta a Gesù Cristo… ciascuno diventi un coro… cantiate a una sola voce».
Ministero, non esibizione
Papa Leone XIV ha insistito sulla natura ministeriale del servizio dei cori: «Il vostro è un vero ministero che esige preparazione, fedeltà, reciproca intesa e, soprattutto, una vita spirituale profonda» ha spiegato. E ha detto: «Siate capaci di rendere sempre partecipe il popolo di Dio, senza cedere alla tentazione dell’esibizione». Ha chiuso l’omelia affidando coristi e musicisti a Santa Cecilia, la quale memoria abbiamo celebrato ieri, «che con la sua vita ha innalzato il canto d’amore più bello».
L’Arcivescovo Mario Enrico Delpini, recentemente, ha osservato che molte comunità hanno smarrito l’abitudine al canto condiviso: c’è chi si chiede «perché non cantate?» e trova assemblee «spente e mute» che non percepiscono più il canto come parte vitale della liturgia. Il presule denuncia una «diffusa anestetizzazione del rito» e ricorda che la liturgia è «il culmine verso cui tende l’azione della Chiesa e la fonte da cui promana tutta la sua energia». Ha richiamato dunque la responsabilità di formare figure capaci di guidare il popolo nel canto, perché «la bellezza che si sperimenta dall’unire la voce a quella del fratello possa vincere la passività, la vergogna, l’individualismo». Le sue parole si accordano perfettamente con l’appello di Leone a trasformare il servizio musicale in un vero ministero ecclesiale, capace di «rendere più leggera la fatica del cammino» e di «consolare i fratelli».
Appello per i rapiti in Nigeria e Camerun e l’invito ai giovani
Terminata la Santa Messa, il Papa ha rivolto i saluti prima della preghiera dell’Angelus. Ha ringraziato in particolare le corali presenti come anche i fedeli venuti da alcune diocesi dell’Ucraina, ai quali ha chiesto di «portare in patria l’abbraccio e la preghiera di questa Piazza». Con voce grave ha detto: «Ho appreso con immensa tristezza le notizie dei rapimenti di sacerdoti, fedeli e studenti nella Nigeria e nel Camerun… Rivolgo un accorato appello affinché vengano subito liberati gli ostaggi». Ha chiesto alle Autorità «decisioni adeguate e tempestive» e a tutti i fedeli di pregare perché «chiese e scuole restino luoghi di sicurezza e di speranza». Il Papa, infine, ha ricordato che oggi si celebra nelle diocesi la GMG, auspicando che ogni giovane «scopra la bellezza e la gioia di seguire Cristo».
Lettera apostolica In unitate fidei
Leone XIV ha annunciato che oggi viene pubblicata la Lettera apostolica In unitate fidei, nel quadro delle celebrazioni per i 1700 anni del Concilio di Nicea, collegandola direttamente al viaggio apostolico in Turchia che renderà memoria dello stesso evento. Si tratta della quarta Lettera del suo pontificato, un testo denso e teologicamente orientativo. Il Papa vi dichiara di voler «incoraggiare un rinnovato slancio nella professione della fede», ribadendo che «il cuore della fede cristiana è la professione del Figlio, consostanziale al Padre» e ricordando che «il Credo niceno-costantinopolitano è la professione comune di tutte le tradizioni cristiane». Prevost in questo testo magisteriale sottolinea che «il Credo niceno non ci parla del Dio lontano e immoto, ma del Dio che si fa vicino, che ci accompagna nelle strade del mondo», e che «l’unità nella Trinità è il modello della vera unità nella legittima diversità». Lo stesso movimento spirituale anima l’appello del Papa a un «ecumenismo rivolto al futuro», fondato su ascolto, riconciliazione e cammini condivisi. La celebrazione odierna ha così intrecciato tre assi portanti del pontificato di Leone XIV: la centralità della liturgia, la formazione del popolo di Dio attraverso il canto, e l’unità della fede cristiana custodita dal Credo di Nicea. Canto, fede e comunione: tre forme con cui la Chiesa proclama che Cristo regna dalla Croce e continua a radunare il suo popolo.
d.T.S.
Silere non possum