Città del Vaticano — Domenica 3 agosto 2025, l’area di Tor Vergata ha accolto un milione di giovani per la celebrazione eucaristica presieduta da Papa Leone XIV in occasione del Giubileo dei Giovani. Giunto in elicottero, il Pontefice ha attraversato in papamobile la folla festante, tra canti, cori e bandiere.
Appena sceso dalla papamobile, il Santo Padre ha stretto personalemente le mani dei membri del Dicastero per l’Evangelizzazione e li ha ringraziati per l’organizzazione. Poi, salito sul palco, con semplicità si è rivolto a tutti i giovani ancora un po’ addormentati: “Buongiorno a tutti e buona Domenica. Spero abbiate riposato un po’. Che questa possa essere un’occasione davvero memorabile per tutti noi. Quando siamo insieme, come Chiesa di Cristo, camminiamo insieme, viviamo con Gesù Cristo”.
“Ci sentiamo assetati? Non siamo malati. Siamo vivi”
L’omelia di Leone XIV si è aperta con un richiamo al Vangelo dei discepoli di Emmaus, paradigma del cammino interiore che attraversa il cuore di ogni giovane. I discepoli partono scoraggiati, delusi dalla morte del Maestro. Ma è proprio nel fallimento che incontrano Cristo risorto, lo ascoltano spiegare le Scritture, lo riconoscono nello spezzare il pane. “L’incontro con Cristo cambia la nostra esistenza, illumina i nostri affetti, desideri, pensieri” — ha affermato il Pontefice. La liturgia del giorno, ha spiegato Leone XIV, ci pone davanti alla realtà della fragilità. La lettura del Qoelet e il salmo parlano dell’erba che al mattino fiorisce e alla sera appassisce. Eppure, ha sottolineato il Papa, quella fragilità “è parte della meraviglia che siamo”. Come l’erba che si consuma per dar vita a nuova erba, anche la nostra vita si rinnova nel dono.
Ma il cuore dell’omelia si è concentrato su una sete che abita nel cuore di ogni giovane, una “sete grande e bruciante” che nessuna realtà terrena può spegnere. “Non inganniamo il nostro cuore con surrogati inefficaci. Ascoltiamo questa sete, lasciamola essere lo sgabello su cui salire per affacciarci alla finestra dell’incontro con Dio.” E in un passaggio profondamente poetico, il Papa ha descritto Dio che “bussa al vetro della nostra anima”.
Leone XIV ha poi evocato sant’Agostino, il suo cammino di ricerca e la celebre preghiera delle Confessioni: “Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità… mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace”. È in questa tensione — ha sottolineato il Papa — che si gioca la vera domanda: cos’è la felicità? Cos’è che ci libera dalla noia, dalla mediocrità, dal non senso?
“Non siamo fatti per accumulare, ma per donare”
Riprendendo le esperienze vissute dai giovani nei giorni precedenti — l’arte, la musica, l’incontro tra culture, il sacramento della Penitenza — il Pontefice ha proposto una chiave di lettura spirituale: “La pienezza della nostra esistenza non dipende da ciò che accumuliamo, ma da ciò che con gioia sappiamo accogliere e condividere”.
Il consumismo, la frenesia dell’accumulo, ha detto, non bastano. Occorre “alzare lo sguardo”, guardare alle cose di lassù. E in questo orizzonte si comprende il senso profondo della carità, della bontà, della pace, del perdono. “La speranza non delude — ha affermato citando San Paolo — perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori”.
Al centro della sua riflessione, Leone XIV ha ribadito con forza che la nostra speranza è Cristo. È Lui che “suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande”, ha detto citando San Giovanni Paolo II. E ha affidato ai giovani due modelli contemporanei: Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, presto santi, “testimoni di una vita vissuta nella generosità, nella carità e nella santità quotidiana”.
“Aspirate alla santità. Ovunque siate”
Nel concludere l’omelia, Leone XIV ha lanciato un appello semplice e deciso: “Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno”. Solo così, ha detto, “vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo”. Affidando i giovani a Maria, “la Vergine della speranza”, il Papa ha incoraggiato ciascuno a tornare nei propri Paesi “contagiando il mondo con la testimonianza della fede”. Poi, al termine della Messa, il Pontefice ha dato appuntamento a Seoul, nel 2027, per la prossima Giornata Mondiale della Gioventù. Il tema sarà: “Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo”.
d.L.V.
Silere non possum