Milano - Nel giorno in cui la Chiesa celebra la comunione dei santi, i vescovi della Lombardia pubblicano una nuova Nota pastorale che affronta un tema sempre più attuale e delicato: la prassi post cremazione e la custodia delle ceneri dei defunti.

Il documento, firmato dagli ordinari delle dieci diocesi lombarde e presentato dal presidente della CEL, S.E.R. Mons. Mario Delpini, porta un titolo eloquente: «Credo la risurrezione della carne e la vita eterna». È un richiamo diretto al cuore del Credo cristiano, troppo spesso dimenticato in una società che - come scrive Delpini nella presentazione - “tende a privatizzare la morte e a sottrarre i defunti alla memoria della comunità”.

Un antidoto al “sequestro dei morti”

La Nota nasce per contrastare quella che i vescovi definiscono una deriva individualistica e utilitaristica: la riduzione della morte a fatto privato, gestito secondo criteri di convenienza economica o estetica.

“L’unico criterio non può essere ciò che costa meno”, ammoniscono i presuli. “La dignità del corpo umano, anche quando non più animato, esige rispetto, memoria e preghiera.” Da qui il monito contro la tendenza a conservare le ceneri in casa o a disperderle in natura, pratiche che - pur legalmente ammesse - risultano incompatibili con la visione cristiana della morte come passaggio pasquale, non come dissoluzione.





Sepolti con Cristo

Il documento richiama la preferenza della Chiesa per la sepoltura del corpo, motivata teologicamente dal legame con la sepoltura di Cristo e dal riconoscimento della dignità del corpo come tempio dello Spirito Santo. “Inumare i corpi - si legge - significa affidare alla terra un seme, in attesa della risurrezione”. La cremazione, pur ammessa “per motivi non contrari alla fede”, resta una scelta secondaria, da accompagnare con la deposizione delle ceneri in un luogo adatto alla memoria comunitaria, come il cimitero o spazi approvati dall’Ordinario.

No alla dispersione, sì alla memoria ecclesiale

I vescovi ribadiscono la proibizione della dispersione delle ceneri “nell’aria, in terra o in acqua”, così come della loro custodia domestica, salvo eccezioni gravi stabilite dal vescovo diocesano. Il cimitero - ricordano - non è un luogo anonimo, ma “un segno di speranza”, “una predicazione silenziosa della risurrezione”. Per questo incoraggiano anche la creazione di spazi annessi alle chiese o ai chiostri destinati alla conservazione delle urne, purché riconosciuti dalla diocesi.

Non rituali privati, ma liturgia pasquale

Particolare attenzione è dedicata alla dimensione liturgica: i riti esequiali restano identici per sepoltura o cremazione, ma non devono essere celebrati nei luoghi in cui le ceneri sono disperse o conservate privatamente. “Il momento della morte - sottolinea la Nota - è occasione di evangelizzazione. Come si muore da cristiani? Come si custodisce il legame con i defunti? È qui che la liturgia diventa annuncio pasquale.”

Una riflessione per il Giubileo

La pubblicazione nel giorno di Ognissanti del Giubileo 2025 assume valore simbolico: i vescovi lombardi affidano la Nota alla “sapienza dei pastori e dei fedeli” perché rinnovi la fede nella vita eterna e il senso comunitario del lutto. Concludono con le parole dell’apostolo Paolo scelte come guida per l’anno giubilare: “La speranza non delude”, ricordando che la cura dei defunti è parte della carità e della comunione dei santi.

d.M.C.
Silere non possum