Città del Vaticano – «Considerata la necessità di ampliare la rappresentatività del Consiglio dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, d’incentivare il coinvolgimento attivo delle Amministrazioni che vi sono rappresentate e di migliorare l’efficienza e il coordinamento interno dell’Ufficio». Con queste motivazioni Leone XIV, tramite Rescriptum ex Audientia Sanctissimi firmato dal cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, ha disposto l’approvazione dello Statuto emendato dell’ULSA (Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica).

La pubblicazione del nuovo testo arriva dopo l’udienza concessa da Leone XIV al Segretario di Stato il 10 novembre 2025 e porta la data del 25 novembre 2025. È un passaggio che si innesta su un corpus normativo già “consolidato” negli anni precedenti: la versione finora in uso voluta da Benedetto XVI, raccoglieva infatti gli emendamenti disposti da Papa Francesco, inclusi quelli relativi alla composizione del Consiglio e alla procedura di conciliazione/ricorso.

Che cosa cambia davvero

Il cuore delle modifiche non riscrive l’impianto generale dello Statuto, ma interviene su due snodi: governance del Consiglio (Art. 6) e convocazione/ordine del giorno (Art. 7), con un ritocco mirato anche all’Appendice sull’Albo degli Avvocati.

Un Consiglio più “rappresentativo” e più operativo
Nel testo 2016, il Consiglio era composto - oltre che da Presidente e Assessori - da rappresentanti di alcuni dicasteri/enti (tra cui Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, Segreteria per l’Economia, APSA, Segreteria per la Comunicazione, Fabbrica di San Pietro, Governatorato) e da quattro membri del personale.

Nel nuovo Statuto la composizione viene ampliata e riallineata agli assetti attuali, introducendo presenze che prima non c’erano: un rappresentante della Segreteria di Stato, un rappresentante del Fondo Pensioni, un rappresentante del Fondo Assistenza Sanitaria, un rappresentante del Vicariato di Roma. L’area “missionaria” viene riformulata: non più la Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ma la Sezione per la prima evangelizzazione e le nuove Chiese particolari del Dicastero per l’Evangelizzazione.

Restano invece, come presenze strutturali, i rappresentanti di Segreteria per l’Economia, APSA, Fabbrica di San Pietro, Governatorato, Dicastero per la Comunicazione, oltre ai quattro membri del personale (ecclesiastico, religioso/a, due laici).

In sostanza, vi sono più attori “di gestione” dentro al Consiglio, coerentemente con l’obiettivo dichiarato di rafforzare coordinamento ed efficienza.

Convocazioni: via telematica e cambia la dinamica dell’ordine del giorno

Nel 2016 la convocazione era prevista mediante lettera raccomandata con ordine del giorno, almeno dieci giorni prima. Inoltre, l’ordine del giorno includeva gli argomenti proposti da almeno quattro componenti.

Nel nuovo testo: la convocazione può avvenire anche in via telematica, purché con prova di ricezione (resta il termine dei dieci giorni). Resta la possibilità che almeno quattro componenti propongano temi da inserire, ma viene aggiunta una novità: anche ciascun componente, singolarmente, può proporre temi, che possono entrare nell’ordine del giorno a discrezione del Presidente.
Viene modernizza la macchina (telematica con tracciabilità) e si amplia, almeno in potenza, l’iniziativa dei singoli membri nel portare questioni sul tavolo.

Albo Avvocati: competenza esplicitata anche sul “diritto vaticano”

L’Appendice sull’Albo degli Avvocati resta, nel complesso, in linea con l’impianto precedente, ma introduce un elemento decisivo: tra i requisiti non basta più la competenza in diritto del lavoro; viene richiesta in modo esplicito anche una “provata competenza” in materia di diritto vaticano. Un punto tutt’altro che marginale, sul quale Silere non possum ha insistito più volte: in Vaticano non è raro che operino professionisti che, di fatto, non hanno una reale familiarità con fonti, prassi e manualistica del diritto vaticano, con un rischio concreto per la tutela dei diritti delle persone coinvolte. Nel testo precedente, invece, si chiedeva una generica “speciale competenza in materia di lavoro”, senza l’esplicito richiamo alla necessaria preparazione sul diritto vaticano.

Un testo in programma da tempo

Nel suo impianto complessivo, il nuovo Statuto non ridefinisce le finalità dell’ULSA né modifica in modo sostanziale l’architettura delle procedure. Il testo del 2016, infatti, aveva già recepito gli emendamenti più significativi introdotti da Papa Francesco: dall’aggiornamento della composizione del Consiglio all’inserimento del tentativo obbligatorio di conciliazione, fino ai termini uniformi di decadenza. Le novità oggi pubblicate - frutto di un lavoro di riflessione maturato nel tempo - si concentrano soprattutto su due profili: chi siede nel Consiglio e come il Consiglio viene convocato e messo nelle condizioni di operare, con un ulteriore affinamento tecnico relativo all’Albo degli Avvocati.

A questo punto, però, diventa inevitabile una conseguenza: anche la scelta di chi siede in questo organismo dovrebbe ricadere su persone con reale competenza in diritto vaticano, e non su profili che portano esclusivamente un bagaglio di diritto del lavoro “importato” da altri ordinamenti come Pasquale Passalacqua. Diversamente, il rischio è di affidare decisioni delicate a chi "conosce" (?!) solo un impianto giuslavoristico - come quello italiano - segnato da non poche criticità, senza gli strumenti necessari per muoversi con rigore tra fonti, prassi e peculiarità dell’ordinamento vaticano.

Un passo avanti per i lavoratori

Per il Vaticano, l’ULSA non è un ufficio “accessorio”: è uno snodo che incide direttamente sulla comunità di lavorodella Santa Sede, sul modo in cui vengono gestite le controversie, e sul coordinamento di prassi e tutele. In questa prospettiva, Leone XIV intende rafforzare la rappresentanza delle amministrazioni realmente coinvolte - in particolare su previdenza e assistenza - e rendere più lineare la governance, anche attraverso strumenti telematici che garantiscano tracciabilità e certezza delle procedure.

L’ULSA ha il compito di tutelare e promuovere i diritti dei lavoratori della Santa Sede e degli enti collegati, assicurando la corretta applicazione delle norme sul lavoro. Svolge funzioni di rappresentanza, consulenza e vigilanza, interviene nella composizione delle controversie, esprime pareri su contratti, regolamenti e trattamenti economici, e favorisce il dialogo tra amministrazioni e personale, con l’obiettivo di garantire equità, trasparenza e giustizia nei rapporti di lavoro.

d.M.C.
Silere non possum