Città del Vaticano - Oggi il Dicastero per la Comunicazione ha emanato un comunicato stampa nel quale si annuncia che Papa Leone XIV manterrà la presenza sui social media, attraverso gli account già utilizzati dai suoi predecessori. Il tono solenne del documento, accompagnato da precise indicazioni operative, è stato affiancato da “veline” fatte circolare tra i giornalisti selezionati per trasmettere l’immagine di una transizione ordinata e lineare. Peccato che la realtà sia ben diversa e che ciò che si tenta ora di spacciare come normalità sia in realtà l’ennesima toppa mal cucita su una gestione caotica, approssimativa e, a tratti, persino farsesca della comunicazione vaticana.
In primo luogo bisogna evidenziare che il comunicato spiega che Papa Leone XIV eredita l’account @Pontifex su X (ex Twitter), in tutte le sue nove versioni linguistiche, e inaugura l’account ufficiale su Instagram: @Pontifex – Pope Leo XIV. Si precisa che i contenuti di Papa Francesco saranno archiviati su Vatican.va, mentre il suo profilo Instagram @Franciscus diventerà un “archivio commemorativo”, denominato Ad Memoriam. Tutto sembra filare liscio, se non fosse che – come spesso accade negli ultimi anni – i fatti raccontano una storia ben diversa.

Dopo la morte di Papa Francesco l'account X è stato denominato "Apostolica Sede Vacans". In un mondo che viaggia alla velocità della luce e nel quale addirittura i cardinali eleggono il successore di Pietro in meno di 24 ore, il dicastero per la comunicazione non è stato capace di aggiornare gli account social appena eletto Leone XIV. Dopo le numerose gaffe che Silere non possum ha iniziato a sottolineare in questi giorni, solo nella giornata di ieri è stato modificato l'account X denominandolo "Papa Francesco - ARCHIVIO".
Qualche anima pia potrebbe dire: "Beh, hanno atteso indicazioni dal Papa". Certo, questo si sarebbe potuto dire (anche se chi è a piazza Pia conferma che così non è stato) se non vi fosse stata questa modifica nelle scorse ore e fosse uscito solo il comunicato odierno. Invece, questa è la conferma che qualcuno brancola nel buio e di comunicazione non capisce assolutamente nulla. Del resto, c'è chi è convinto che spettegolare sulla vita di cardinali e preti facendo le vasche a Borgo Pio significhi "comunicare", ma così non è.
Inoltre, qualcuno ha chiesto: "Come mai l'account archivio per Papa Francesco e non per Papa Benedetto XVI?" Non è dato saperlo, perchè a piazza Pia "si fanno le cose a sentimento". E ancora: "Perché comunicare che l'account X sarà disponibile? Prima createlo, poi comunicatelo", chiede un prete. Un giornalista che lavora a Piazza Pia, però, spiega: "Dovevano subito reagire perchè l'articolo di Silere ha fatto il giro e il video di Lombardi di ieri postato su Twitter lo hanno visto più di centomila persone"
Il caos dell’elezione e le stranezze di Tornielli
Un breve riepilogo degli eventi è doveroso. L’8 maggio 2025, giorno dell’elezione di Leone XIV, Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione, pubblica su X un tweet in cui annuncia la fumata bianca… a mezzogiorno. Una notizia del tutto falsa, prontamente cancellata senza alcuna spiegazione. Più tardi, nella stessa giornata, lo stesso Tornielli avvia due dirette su Vatican News, annunciando che sarebbe stata trasmessa a breve la prima benedizione del Papa Pio XIV (!).
Peccato che il nome fosse Leone XIV, non Pio. Un errore macroscopico, non isolato. A peggiorare la situazione, fino al 12 maggio – quindi per ben quattro giorni dopo l’elezione – come abbiamo detto, nessun aggiornamento è stato apportato agli account social papali. Un ritardo che si aggiungeva alle numerose figuracce che andava accumulando Tornielli e rivelate pubblicamente da Silere non possum. A quel punto, Tornielli – visibilmente sotto pressione – ha iniziato a lanciare insulti contro Silere non possum con amici e colleghi che lo ascoltavano con sguardo impietosito e, subito dopo riferivano tramite chat: "Non si rende neanche conto".

Errori, superficialità e gestione privatistica
Gli errori formali e sostanziali si sono moltiplicati nei giorni seguenti: Papa Leone XIV diventa Leone XVI in alcune pubblicazioni ufficiali. Addirittura l'account "Le frasi di Osho" ironizza sulla questione dicendo: "In pochi giorni abbiamo già superato due papi?"
La terza votazione del conclave viene definita erroneamente la seconda; Mons. Leonardo Sapienza diventa improvvisamente Arcivescovo; l’Aula nuova del Sinodo viene confusa con la Sala Clementina. Un campionario di sviste da bollettino parrocchiale, non certo da una redazione vaticana. I cardinali, che durante le congregazioni avevano manifestato con chiarezza il loro disappunto per la gestione della comunicazione, sono oggi più sereni, anche perché il tema è stato affrontato apertamente e "il Papa vuole metterci mano". Diversi ecclesiastici, ma anche giornalisti, hanno denunciato l’inettitudine di Andrea Tornielli, Paolo Ruffini e Andrea Monda, con un linguaggio insolitamente diretto.
Un prelato ha osservato con acume: “Tornielli usa Vatican News come se fosse il suo blog personale, come se fosse ancora a La Stampa. Pubblica foto con la filigrana di Vatican News sui suoi profili privati, mentre sugli account ufficiali appaiono senza filigrana. È veramente uno scandalo”. Ma non è solo una questione di estetica o di branding. La credibilità dell’intero sistema informativo della Santa Sede è ormai a pezzi. Non si citano fonti, si omettono dati fondamentali (come nel caso Rupnik) e si è offerta per anni una narrazione piegata al volere del padrone. Il Papa è stato tirato "qua e là" da queste persone al fine di guadagnare.
Tornielli è noto per essere “colui che lega l’asino dove vuole il padrone”. Sotto Benedetto XVI, scriveva testi oggi sconfessati e negati con disinvoltura durante il pontificato di Francesco. Ora, con l’arrivo di un Pontefice meno interessato ai riflettori e più incline alla sostanza, il sistema Tornielli scricchiola. “È finita l’epoca in cui si abbindolava il Papa con l’illusione mediatica”, confida un giornalista da Piazza Pia, chiedendo l’anonimato per paura di ritorsioni: “Sono vendicativi. Cercano chiunque parli e critichi. Quando è uscito l’articolo sugli scatti di livello, erano rossi dalla rabbia”.
L’umiliazione pubblica
La scena che meglio rappresenta "quello che hanno seminato Tornielli & Company" si è consumata nell’Aula Paolo VI, durante l’udienza del Santo Padre ai giornalisti. Quando Papa Leone XIV ha salutato padre Federico Lombardi, è partito un applauso fragoroso e spontaneo. I cronisti hanno elogiato la competenza e il disinteresse di questo sacerdote che ha servito la Chiesa con dedizione.
Quando invece il Papa si è avvicinato a Tornielli e Ruffini, il silenzio è stato assordante. Nessuno li ha degnati di attenzione, anzi, si sono levati commenti poco lusinghieri nelle terze e quarte file. Un sacerdote ha spiegato con chiarezza la differenza: “Padre Federico ha servito la Santa Sede. Questi altri hanno usato la Santa Sede per servire se stessi. Ora che il Papa non ha bisogno della telecamera, vanno in crisi. Perché per loro la visibilità equivale a potere e guadagno”.
Per fortuna che i laici a capo dei dicasteri avrebbero dovuto essere la svolta, verrebbe da dire.
Le solite cordate e lottizzazioni
Infine, all’interno del Dicastero, le lamentele non riguardano solo i contenuti ma anche le pratiche di nepotismo. Le assunzioni di amici, promozioni sospette e favoritismi sono sotto gli occhi di tutti. Come il caso dell’assunzione di Salvatore Cernuzio, ex pupillo di Tornielli a La Stampa, oggi portato direttamente in Vaticano, senza competenze né trasparenza. “Tornielli si è sempre comportato così”, racconta un prete di Chioggia. “Non è molto diverso da certi giornalisti scapestrati come Scaramuzzi & company, che pubblicano foto col Papa su Twitter talmente imbarazzanti da rivelare il disagio sistemico”.
In conclusione, qualcuno sta tremando perchè al Soglio pettino è stato eletto un uomo di grande equilibrio che vuole riportare sobrietà e competenza nel governo della Chiesa e il Dicastero per la Comunicazione resta il grande nodo da sciogliere che ha fatto discutere anche durante le Congregazioni generali. Papa Leone XIV è un uomo molto mite ma che non ama quegli atteggiamenti che hanno permesso a qualcuno di "salire sul carro", "si tratta di un sacerdote, un vescovo, che ha sempre apprezzato la lealtà e la sincerità, la carità ma anche la schiettezza e apprezza profondamente le persone competenti (ha due lauree!), non quelle servili", spiega una persona che gli è vicina da anni.
L'intento, quindi, è quello di costruire una comunicazione trasparente, competente, rispettosa dei presbiteri e fedele al Vangelo. Per questo sarà necessario voltare pagina e riformare radicalmente non solo i metodi, ma soprattutto gli uomini che la guidano. Perché chi ha fatto del potere mediatico il proprio strumento di carriera, non può continuare a rappresentare la voce del Papa.
p.T.R. e S.L.
Silere non possum