Città del Vaticano - L’8 giugno 2025, solennità di Pentecoste, il Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha presentato al Papa il decreto che istituisce il nuovo formulario della “Messa per la custodia della creazione”(Missa pro custodia creationis), approvato da Leone XIV e inserito nella sezione Pro circumstantiis publicis del Missale Romanum, editio typica tertia (2008).

Il nuovo testo – redatto in latino e promulgato come editio typica – si aggiunge ai formulari “per varie necessità” già presenti nel Messale e intende rispondere, secondo quanto dichiarato dal Dicastero, all’urgenza di una maggiore attenzione ecclesiale alle tematiche ambientali, richiamate in particolare dall’enciclica Laudato si’ e dalla successiva esortazione Laudate Deum.

Il contenuto del decreto

Il decreto si apre con una citazione dalle Confessioni di Sant’Agostino, inserita successivamente per compiacere l’attuale Pontefice, Leone XIV. Segue una sintesi teologica piuttosto lineare, secondo la quale la creazione viene presentata come parte integrante della storia della salvezza, compiuta nel mistero pasquale di Cristo. In questo quadro, si afferma che “l’opera della creazione è seriamente minacciata” e si propone, come risposta di carattere liturgico, l’introduzione di una Messa ad hoc nel Messale Romano.

Viene affermato che l’Eucaristia è “fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente”, e che essa unisce il cosmo al Creatore: un orientamento, questo, già presente in alcuni testi liturgici, ma che il nuovo formulario intende esplicitare ulteriormente.

Una lettura teologica orientata

Il formulario si presenta con una struttura conforme agli altri testi per “necessità pubbliche”: antifona d’ingresso, colletta, letture bibliche, orazione sulle offerte, antifona di comunione e orazione dopo la comunione. La colletta invoca il dono dello Spirito per custodire l’opera del Creatore; le letture includono Genesi, Sapienza, Matteo 6 e Matteo 8, oltre a testi paolini.

Il lessico adottato riflette un intento dichiaratamente pastorale ed educativo, orientato a una “conversione ecologica”, che trova la sua espressione anche nella celebrazione eucaristica. I riferimenti magisteriali sono molteplici e spaziano da Laudato si’ a Dies Domini, dalla Dominum et vivificantem alla Ecclesia de Eucharistia, includendo anche omelie e interventi dei Pontefici precedenti.

Considerazioni liturgiche e pastorali

Secondo quanto illustrato dal Cardinale Michael Czerny e da Mons. Vittorio Francesco Viola durante la conferenza stampa di presentazione, il nuovo formulario non introduce un tema del tutto inedito. La creazione è infatti già presente nella liturgia: nel racconto della Genesi alla Veglia pasquale, nel simbolismo eucaristico di pane e vino, nei Salmi e nei testi della Liturgia delle Ore.

Questa ormai collaudata strategia del “non è nulla di nuovo, lo facevano anche i Papi precedenti” viene sistematicamente impiegata per legittimare iniziative discutibili, mascherandole da continuità con la tradizione. L’intento è chiaro: attenuare resistenze e far digerire scelte altrimenti difficilmente giustificabili. È questa, con ogni evidenza, la logica che anima certe menti creative all’interno del Dicastero.

È chiaro, però, che la "Messa per la custodia della creazione" intende conferire una visibilità specifica a questo tema, inserendolo tra le circostanze pubbliche per cui si può pregare ufficialmente. Il testo, inoltre, viene proposto in continuità con le cosiddette “Quattro Tempora” e le Rogazioni, momenti tradizionali in cui la Chiesa ha invocato la benedizione divina sui frutti della terra e sul lavoro umano.

Un’iniziativa che riflette un certo orientamento culturale

Al di là della presentazione ufficiale, il nuovo formulario si inserisce in un quadro ecclesiale sempre più ossessionato da tematiche legate alla sostenibilità ambientale e alla giustizia climatica. La centralità attribuita alla “cura della casa comune”, pur richiamandosi a motivazioni teologiche e bibliche, risente chiaramente anche di una crescente pressione culturale e politica in ambito globale.

Non si può non notare una sovrapposizione tra il linguaggio ecclesiale e quello di organismi internazionali, con il rischio di una riduzione “funzionale” della liturgia a strumento di sensibilizzazione tematica. In questo senso, la Missa pro custodia creationis rappresenta un esempio di utilizzo liturgico a fini di indirizzo sociale, che – seppur coerente con alcune istanze del magistero recente – solleva interrogativi sulla tenuta della dimensione teologica propria dell’atto liturgico.

Un formulario aperto a interpretazioni diverse

Il rischio non è tanto quello di una deviazione dottrinale, quanto di una diluizione dell’asse cristocentrico della liturgia, in favore di una tematizzazione che, se non ben bilanciata, può generare confusione o perdita di senso. Va inoltre considerato che il formulario, benché approvato dal Sommo Pontefice e promulgato ufficialmente, non è obbligatorio né inserito nel calendario liturgico universale. L’uso rimane facoltativo, secondo le disposizioni generali del Messale, e sarà regolato a livello locale dalle Conferenze episcopali.

C'è chi legittimamente si chiede se, di fronte alla crisi profonda che attraversa oggi la Chiesa e alle urgenze ben più gravi che affliggono il mondo, la priorità del Dicastero debba davvero essere la redazione di un nuovo formulario liturgico dedicato alla custodia del creato. Questa scelta sollecita anche una riflessione più ampia: fino a che punto la liturgia deve farsi carico delle emergenze ambientali e sociali? E con quali strumenti, senza snaturare la propria identità? 

Sarà il tempo – e soprattutto il modo in cui questo nuovo formulario verrà accolto nelle comunità locali – a stabilire se si trattasse di un’esigenza reale o dell’ennesima operazione destinata all’insuccesso. Il rischio, tutt’altro che remoto, è che tutto ciò sia l’ennesima manifestazione di un approccio ecclesiale che finisce per confondere la liturgia con le mode culturali del momento.

d.V.L.
Silere non possum