Mentre il Conclave si avvicina, cresce l’attesa e, insieme ad essa, il peso delle domande sul futuro della Chiesa cattolica. Quale Papa verrà scelto dai cardinali? Quali priorità dovrà affrontare? In un soleggiato pomeriggio di questa sede vacante, mentre nella Basilica Vaticana si celebrano i Novendiali, ci troviamo con un cardinale all’interno di una residenza religiosa, dove il porporato soggiorna in attesa di trasferirsi a Santa Marta. La conversazione si snoda tra ricordi e riflessioni: si parla di quanto accaduto negli ultimi dodici anni, di ciò che sta emergendo nelle Congregazioni generali, di speranze e timori. A un certo punto, il cardinale apre un cassetto e ne estrae un documento: circolato anonimamente nel 2022 tra i membri del Collegio cardinalizio, tracciava un quadro drammatico dello stato della Chiesa sotto il pontificato di Francesco. Un testo lucido e impietoso, che – pur nella sua natura riservata – ha guadagnato attenzione per la precisione delle critiche e la chiarezza delle priorità indicate per il futuro.
Ripristinare l’unità e la chiarezza dottrinale
La prima priorità indicata dal memorandum è forse anche la più urgente: il ripristino dell’unità della Chiesa attraverso la chiarezza nella dottrina della fede e della morale. Negli ultimi anni, l’assenza di interventi correttivi da parte del papato davanti a proposte eterodosse emerse in vari contesti – dal Sinodo tedesco al cardinale Hollerich – ha generato confusione, rafforzando l’impressione che Roma non sia più guida, ma spettatrice. L’anonimo autore ha scritto: “Roma loquitur, confusio augetur”, denunciando la perdita della funzione del Papa come garante dell’ortodossia.
Il prossimo Papa, auspica il documento, dovrà rimettere al centro Cristo e l’insegnamento apostolico, riaffermando con coraggio verità scomode per il mondo ma essenziali per la Chiesa: l’indissolubilità del matrimonio, la verità sull’uomo e la sessualità, la centralità della Messa e del sacramento della Penitenza, la necessità della missione.
Risanare il governo e restaurare il diritto
Il memorandum accusa il pontificato di Francesco di aver ridotto lo Stato della Città del Vaticano a un’area di instabilità legale e autoritarismo procedurale. La giustizia – sostiene – è stata manipolata: processi condotti senza garanzie, leggi cambiate ad hoc, mancanza di trasparenza, licenziamenti arbitrari. Il nuovo Pontefice dovrà urgentemente ristabilire il primato del diritto nella Chiesa, partendo dalla Curia Romana e dal rispetto dei diritti fondamentali di ogni persona. La riforma della giustizia vaticana, così come quella delle finanze, non potrà prescindere da criteri di verità, equità e legalità.
Ricostruire credibilità morale e finanziaria della Santa Sede
I continui scandali finanziari – da Sloane Avenue alla questione del cardinale Becciu – hanno compromesso gravemente la fiducia nella gestione vaticana. Il nuovo Papa dovrà completare la riforma finanziaria avviata e poi interrotta da Francesco, assicurando competenza, trasparenza e indipendenza nei processi decisionali. Ma il memorandum ammonisce: la vera emergenza non è il bilancio, ma la fede. Il pericolo maggiore per la Chiesa non è il deficit economico, ma quello spirituale. Le riforme finanziarie sono importanti, ma non devono diventare il fine della Chiesa.
Fermare la deriva sinodale e preservare la cattolicità
Il rischio più grande indicato nel documento è che la Chiesa universale si frammenti in una sorta di federazione di chiese locali, ognuna con una propria dottrina. Il Sinodo universale, secondo questo memorandum, ha perso la rotta, trasformandosi in un processo indefinito, costoso e dispersivo. Il nuovo Papa dovrà ridefinire i confini del processo sinodale, evitando che esso diventi una piattaforma per il cambiamento dottrinale, e riaffermare il principio “unitas in necessariis”: unità nelle cose essenziali.
Reintegrare i fedeli esclusi: todos, todos, todos
Una delle accuse più dure al pontificato di Francesco è la disparità di trattamento: tolleranza verso derive teologiche, severità verso i fedeli legati alla Tradizione. I monasteri contemplativi e i sacerdoti tridentini sono stati perseguitati senza causa. Peraltro, molti superiori generali hanno cavalcato l'onda dello stupro del diritto per poter mettere in atto abusi di autorità e di coscienza nei confronti di monaci, monache e monasteri che hanno preso di mira per motivi personali. L'autonomia dei monasteri sui iuris è sparita. Il nuovo Papa dovrà sanare queste ferite, promuovere la riconciliazione liturgica e restituire dignità ai carismi che sono stati emarginati. È anche necessario ricollegarsi con il giovane clero e con i seminaristi, spesso delusi e disorientati.

Ridare voce alla Chiesa nella scena internazionale
Negli ultimi anni, la voce morale della Santa Sede si è indebolita. I silenzi su questioni di persecuzione religiosa (Cina, Ucraina, Venezuela) e la mancanza di sostegno pubblico a intere comunità cattoliche hanno ridotto il peso del Vaticano nella geopolitica mondiale. Il prossimo Papa dovrà rilanciare la diplomazia vaticana come voce di verità e giustizia, non come eco del politicamente corretto.
Riformare i gesuiti, ripensare il ruolo degli ordini
Il memorandum conclude con una nota preoccupata sullo stato della Compagnia di Gesù, ridotto numericamente e, secondo l’autore, anche moralmente. Una visita apostolica – suggerisce – potrebbe essere necessaria. In un momento in cui molti ordini religiosi sono in declino, è urgente ridefinire il ruolo della vita consacrata nella Chiesa, distinguendo ciò che è essenziale da ciò che è divenuto sterile.
Verso il Conclave
Il prossimo Papa erediterà una Chiesa affaticata, ferita, divisa. Ma è proprio nei momenti di crisi che la Provvidenza suscita figure capaci di guidare il popolo di Dio verso la verità. Il prossimo Pontefice dovrà essere, prima di tutto, un uomo di fede profonda, saldo nella dottrina, libero dalle logiche mondane, capace di restaurare la speranza attraverso la chiarezza e la carità. "Il memorandum, spiega questo porporato, deve guidare le nostre decisioni perchè questo testo iniziò a circolare in tempi non sospetti e metteva già in evidenza un 'sentire comune' fra i membri del Sacro Collegio e non".
A differenza di alcuni interventi di circostanza, che in queste ore si ascoltano anche nell'aula nuova del Sinodo, questo testo ha posto sul tavolo questioni reali e profonde. Ora, più che mai, la Chiesa ha bisogno di un pastore, non di un manager; di un testimone, non di un promoter pubblicitario; di un successore di Pietro, non di un portavoce del pensiero dei media.
d.L.A.
Silere non possum