Roma - Questo pomeriggio, alle ore 16, il Santo Padre Leone XIV ha presieduto la Celebrazione Eucaristicaall’ingresso monumentale del Cimitero del Verano in occasione della Commemorazione di tutti i Fedeli Defunti. All’arrivo, il Pontefice ha deposto un mazzo di fiori bianchi su una tomba dove riposano alcuni defunti – Maria Antonietta Nicolini, Franca Piras, Candido Scocco, Leonello Ditano – in un gesto di silenziosa vicinanza e di preghiera per tutti i morti.
L’omelia del Papa si è aperta con parole semplici e dense di tenerezza: «Ci siamo radunati in questo luogo per celebrare la commemorazione di tutti i fedeli defunti, in particolare di quanti sono qui sepolti e, con speciale affetto, dei nostri cari. Nel giorno della morte essi ci hanno lasciato, ma li portiamo sempre con noi nella memoria del cuore». Leone XIV ha riflettuto sul valore della memoria come forma di presenza e di attesa, sottolineando che il cristiano non si limita a “ricordare” chi non c’è più, ma vive la memoria come speranza: «La fede cristiana, fondata sulla Pasqua di Cristo, ci aiuta a vivere la memoria, oltre che come un ricordo passato, anche e soprattutto come una speranza futura. Non è un volgersi indietro, ma un guardare avanti, verso la mèta del nostro cammino».
Nel suo discorso, il Papa ha fatto risuonare le parole del profeta Isaia - «Eliminerà la morte per sempre» - e ha richiamato una sua recente catechesi: «Il Risorto garantisce l’approdo, ci conduce a casa, dove siamo attesi, amati, salvati». È questa, ha spiegato Leone XIV, la prospettiva che trasfigura anche il dolore della separazione: la certezza che la vita non finisce, ma si compie nell’amore.

«Per amore Dio ci ha creati, nell’amore del Figlio suo ci salva dalla morte, nella gioia dell’amore con Lui e con i nostri cari vuole farci vivere per sempre». L’amore, dunque, non è solo il fine, ma anche la via per rimanere uniti ai defunti: «Camminiamo verso la mèta e la anticipiamo quando viviamo nell’amore e pratichiamo l’amore gli uni verso gli altri, in particolare verso i più fragili e i più poveri». Da qui, il Papa ha evocato le parole del Vangelo di Matteo -«Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare…» - per ricordare che la carità vince la morte, perché è il linguaggio eterno di Dio: «Nella carità Dio ci radunerà insieme ai nostri cari. E, se camminiamo nella carità, la nostra vita diventa una preghiera che ci unisce ai defunti, nell’attesa di incontrarli nella gioia dell’eternità». Nella parte conclusiva dell’omelia, Leone XIV ha invitato i fedeli a non cedere alla malinconia del distacco, ma a lasciarsi sostenere dalla “speranza che non delude”: «Guardiamo al Cristo Risorto e pensiamo ai nostri cari defunti come avvolti dalla sua luce; lasciamo risuonare in noi la promessa di vita eterna che il Signore ci rivolge. Egli eliminerà la morte per sempre».
Poi, il Papa ha aggiunto: «Egli ci attende e, quando lo incontreremo, gioieremo con Lui e con i nostri cari che ci hanno preceduto. Questa promessa ci sostenga, asciughi le nostre lacrime, e volga il nostro sguardo in avanti, verso quella speranza futura che non viene meno». Nel silenzio del Verano, tra le tombe e i cipressi, la liturgia si è fatta luogo di comunione, dove la memoria dei defunti si è intrecciata alla fede nella risurrezione. È stata una giornata che ha riacceso speranza e commozione nei cuori dei romani, che hanno visto il Papa tornare a celebrare la Santa Messa nel loro cimitero monumentale. Il legame con la Chiesa di Roma, di cui è Vescovo, resta per Leone XIV un punto fermo: il Pontefice manifesta una cura pastorale discreta ma costante, segno di un’attenzione viva verso il suo clero e verso i fedeli che gli sono affidati.
d.Y.B.
Silere non possum