Norcia - Mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, è stato insignito oggi della Cittadinanza Onoraria di Norcia, nel corso di una cerimonia svoltasi nel pomeriggio presso la sala del DigiPass. Il riconoscimento, deliberato dal Consiglio Comunale lo scorso 20 ottobre, è stato consegnato dal sindaco Giuliano Boccanera a nome dell’intera comunità nursina, come segno di “profonda gratitudine e sincera ammirazione” per un pastore che - si legge nel documento firmato dal primo cittadino - “ha saputo coniugare spiritualità e concretezza, custodendo le radici storiche e culturali del territorio e promuovendo dialogo, solidarietà e pace”.
Chi è Mons. Renato Boccardo?
Nato a Sant’Ambrogio di Torino il 21 dicembre 1952, Mons. Renato Boccardo si forma a Roma presso il Pontificio Collegio Capranica, dove consegue la licenza in teologia dogmatica e in diritto canonico. Ordinato sacerdote il 25 giugno 1977 per la diocesi di Susa, entra nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1º maggio 1982, prestando la propria opera nelle rappresentanze pontificie in Bolivia, Camerun e Francia.
Nel 1992 viene nominato responsabile della Sezione Giovani del Pontificio Consiglio per i Laici: in tale ruolo coordina l’organizzazione delle Giornate Mondiali della Gioventù di Denver (1993), Manila (1995), Parigi (1997) e Roma (2000), nonché del Pellegrinaggio dei Giovani d’Europa a Loreto (1995), contribuendo a definire lo stile pastorale di una generazione. L’11 febbraio 2001 è nominato Capo del Protocollo presso la Segreteria di Stato, con l’incarico di organizzare i viaggi apostolici del Santo Padre, servendo così san Giovanni Paolo II negli ultimi anni del suo pontificato.
Il 29 novembre 2003 lo stesso Pontefice lo nomina vescovo titolare di Acquapendente e segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, e il 24 gennaio 2004 riceve l’ordinazione episcopale nella Basilica di San Pietro. Due anni dopo, il 22 febbraio 2005, diviene Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, incarico che svolge con riconosciuta competenza e riservatezza.
Il 16 luglio 2009, Benedetto XVI lo nomina arcivescovo di Spoleto-Norcia. Figura di sobrietà, ascolto e servizio, Mons. Boccardo è oggi riconosciuto come uomo di comunione, capace di tenere insieme istituzioni civili ed ecclesiali nel segno del bene comune. Dal 2017 è presidente della Conferenza Episcopale Umbra.
Un riconoscimento che nasce dal popolo
Il conferimento giunge a poche ore dalla riapertura della Basilica di San Benedetto, avvenuta il 30 ottobre, nel nono anniversario del sisma del 2016. Un traguardo che porta la firma anche di Mons. Boccardo, che in questi anni si è fatto carico con determinazione della ricostruzione del cuore spirituale e civile di Norcia, promuovendo l’incontro tra istituzioni, tecnici e comunità ecclesiale.
Un evento che Silere non possum ha seguito e raccontato nei suoi significati, nelle sue emozioni e nei suoi riti, consapevole che si tratta di un passaggio di straordinaria importanza non solo per la comunità cattolica, ma per l’intero monachesimo. La Basilica di San Benedetto di Norcia, infatti, non è soltanto un patrimonio artistico e culturale: essa sorge sulle fondamenta della casa natale dei santi Benedetto e Scolastica, cuore spirituale da cui ha preso forma la civiltà benedettina e, con essa, gran parte dell’identità cristiana dell’Europa.
La comunità locale – non solo quella religiosa ma anche quella civile e politica – ha voluto con questo gesto esprimere riconoscenza profonda a Mons. Renato Boccardo per la sua costante presenza e per una cura pastorale che non si è mai limitata ai luoghi sacri. L’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, in questi anni segnati da fatica e speranza, ha più volte richiamato l’urgenza di ricostruire non soltanto le pietre, ma anche la vita delle persone, affinché la rinascita della città fosse davvero completa. Come ha ricordato egli stesso nella sua Omelia per la riapertura della Basilica di San Benedetto: «Un pensiero di solidale vicinanza raggiunge quanti ancora attendono di fare ritorno alle proprie case e di ritrovare una vita sicura e serena». E nella sua Lettera pastorale, ha aggiunto con forza che la vera ricostruzione non può ridursi a un’operazione architettonica, ma è «un atto di risurrezione civile e spirituale», perché - come scrive - «le macerie non hanno l’ultima parola» .
Parole che oggi risuonano come sintesi del suo ministero: un vescovo che ha saputo unire fede e concretezza, guidando la comunità di Norcia a ricostruire le case, ma soprattutto la speranza.
Gratitudine e servizio
Durante la cerimonia hanno preso la parola il Sindaco di Norcia, Giuliano Boccanera, e lo stesso Arcivescovo di Spoleto-Norcia. Il primo ha voluto esprimere, a nome dell’intera comunità, la gratitudine e l’affetto verso il presule per la sua vicinanza concreta e costante, specialmente nei momenti più difficili seguiti al sisma del 2016. Mons. Boccardo, visibilmente commosso, ha accolto il riconoscimento come un segno di comunione e di responsabilità condivisa, ricordando la collaborazione tra Chiesa e istituzioni civili e sottolineando che la missione del sacerdote è “stare con la gente, accompagnare e tenere viva la speranza”. Il presule ha detto: «Mi piace pensare che, concedendo la cittadinanza onoraria al vescovo - che oggi porta il mio nome e che domani ne avrà un altro - il Comune abbia voluto riconoscere il contributo fattivo assicurato in modi diversi dalla Chiesa diocesana per il bene delle persone e dell’intera società. E allora il mio pensiero si allarga e coinvolge in questo riconoscimento innanzitutto i preti del territorio, che dopo il terremoto non si sono allontanati nemmeno per un giorno, volendo condividere “fino in fondo” l’esistenza della loro gente, dormendo in macchina le prime notti, poi nei tendoni della Protezione Civile, quindi nelle roulottes e poi ancora - e fino ad oggi - nelle casette di legno».
Entrambi gli interventi hanno restituito il senso profondo di un legame umano e spirituale che, nel tempo, si è trasformato in autentica fraternità.
Il riconoscimento che gli è stato conferito oggi dalla comunità locale è stato accompagnato dalla consegna di un quadro dell’artista nursino Rino Polito, firmato dal sindaco a nome dell’intera comunità.
A seguire, il concerto “Frammenti di Luce” della PAX Orchestra, diretta da Andrea Ceccomori e Maria Cristina Lalli, sigilla un pomeriggio di memoria e di gratitudine. In un tempo in cui le ricostruzioni rischiano di ridursi a cantieri e numeri, Norcia ha voluto dire con chiarezza che la ricostruzione più profonda è quella che nasce dal cuore e dalla fede condivisa. Ed è in questo orizzonte che Mons. Boccardo rimane, per i nursini, un uomo di comunione e di speranza.
d.S.A.
Silere non possum
Intervento del Sindaco di Norcia, Dottor 𝐆𝐢𝐮𝐥𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐁𝐨𝐜𝐜𝐚𝐧𝐞𝐫𝐚: “Eccellenza, non è un atto formale o protocollare ma l’espressione autentica di un legame consolidatosi nel tempo, specie in una delle pagine più tristi della nostra recente storia. Con discrezione, forza e amore Lei è stato accanto alla nostra gente. Non ci ha mai lasciati soli, il suo impegno concreto per la ricostruzione, non solo degli edifici ma specie delle relazioni, sono stati per noi elementi di speranza e forza. Ha pregato con noi e per noi, ha lavorato instancabilmente per la rinascita della nostra città. Lei è uno di noi, è parte della nostra storia, delle nostre fatiche. Il popolo di Norcia la abbraccia e la ringrazia. Oggi la Città le apre le sue porte come cittadino. Benvenuto a casa”.
Intervento di S.E.R. Mons. Renato Boccardo, Arcivescovo di Spoleto-Norcia: “Grazie al Sindaco, alla Giunta, al Consiglio Comunale e dunque alla città di Norcia che rappresentano. È la prima volta che mi capita di ricevere una cittadinanza onoraria: divento "nursino", cioè entro a far parte di questa comunità, ed è per me un grande onore. In realtà non mi sono mai sentito estraneo (il paesaggio mi ricorda le montagne del Piemonte...), anche se non sempre qualche nursino ha accolto e compreso le scelte pastorali della Chiesa diocesana e del vescovo, talvolta ferocemente criticate. Mi accosto in punta di piedi ammirando (l’ho imparato in questi anni) l'attaccamento al territorio, la laboriosità, la fierezza di appartenere ad una gens antica che ha dato Benedetto all'Europa e al mondo la tenacia di ricominciare sempre. E con questa comunità da cui oggi appartengo con un titolo particolare, mi rallegro della riapertura della Basilica di San Benedetto e ringrazio ancora una volta tutti coloro che la hanno resa possibile, in particolare sottolineo il prezioso contributo di collaborazione e sostegno assicurato della Amministrazione comunale, quella attuale e quella che la ha preceduta. Con una generosità che qualcuno ha ritenuto eccessiva, il Sig. Sindaco ha benevolmente fatto riferimento al servizio pastorale che ho svolto in questi anni, specialmente dopo l’esperienza terribile del terremoto. Testimone della sofferenza, delle delusioni e della speranza, ho provato ad “essere vicino” con azioni concrete e anche a “farmi voce” delle attese, delle frustrazioni, delle legittime richieste di rispetto e di sostegno operativo. Non per eroismo o per interesse, ma semplicemente perché questa è la nostra missione: noi preti siamo mandati per stare con la gente, per accompagnare e condividere, per tenere viva la speranza, per ripetere i gesti e le parole del Signore Gesù nella vita quotidiana. Mi piace pensare che, concedendo la cittadinanza onoraria al vescovo - che oggi porta il mio nome e che domani ne avrà un altro - il Comune abbia voluto riconoscere il contributo fattivo assicurato in modi diversi dalla Chiesa diocesana per il bene delle persone e dell’intera società. E allora il mio pensiero si allarga e coinvolge in questo riconoscimento innanzitutto i preti del territorio, che dopo il terremoto non si sono allontanati nemmeno per un giorno, volendo condividere “fino in fondo” l’esistenza della loro gente, dormendo in macchina le prime notti, poi nei tendoni della Protezione Civile, quindi nelle roulottes e poi ancora - e fino ad oggi - nelle casette di legno: penso a don Luciano a Campi e Ancarano, a don Marco sulla piana di Santa Scolastica, raggiunti poi - ormai da sette anni - anche da don Davide; penso alle Monache che sono voluto tornare a Norcia appena possibile a costo di vivere nei containers, e ai Monaci sistemati, dopo il sisma, sotto le tende a San Benedetto in Monte; ricordo l'impegno della Caritas diocesana nel sostegno agli agricoltori e alle piccole aziende, coordinando e convogliando su questa zona gli aiuti giunti da ogni parte. Accolgo dunque con profonda gratitudine l’attestato che questa sera mi viene consegnato e confermo la volontà della Chiesa diocesana di continuare a collaborare con le Istituzioni civili svolgendo il ruolo che le è proprio, nel rispetto delle competenze e responsabilità di ciascuno, affinché fioriscano e si consolidino la concordia e la giustizia, e per l’onestà dei cittadini e la saggezza dei governanti tutta la comunità nursina possa godere di un autentico progresso umano e sociale, accogliendo con coraggio e fedeltà il messaggio di San Benedetto che invita a riservare particolare attenzione e rispetto alla persona umana - che è ben più di un soggetto economico - e alla sua famiglia. A questa città di Norcia, che oggi diventa anche mia, e a tutti i suoi abitanti, auguro giorni di serenità e di pace, con la capacità di guardare avanti con determinazione e fiducia nella ricerca del vero e del bene. E con la benedizione del Signore”.