Città del Vaticano - Il prossimo 25 maggio 2025, VI Domenica di Pasqua, la Basilica di San Giovanni in Laterano – cattedrale di Roma e "madre di tutte le chiese del mondo" – accoglierà un rito di particolare solennità: l'insediamento del Vescovo di Roma sulla Cathedra Romana. Si tratta del momento liturgico in cui Papa Leone XIV prenderà formalmente possesso della sua cattedra episcopale quale vescovo della diocesi di Roma.

Questo rito non è solo una cerimonia protocollare: è un gesto ricco di significato ecclesiale, teologico e simbolico. Nella Chiesa cattolica, ogni vescovo siede su una "cattedra", segno del suo compito di insegnare e guidare i fedeli. La cattedra del Vescovo di Roma è quella posta nella basilica lateranense, non nella più nota basilica di San Pietro. Ed è lì che il Papa, nel suo ruolo di successore dell’apostolo Pietro, siederà in segno di inizio del suo ministero episcopale nella città eterna.

Affermava Benedetto XVI: «Il Vescovo di Roma siede sulla sua Cattedra per dare testimonianza di Cristo. Così la Cattedra è il simbolo della potestas docendi, quella potestà di insegnamento che è parte essenziale del mandato di legare e di sciogliere conferito dal Signore a Pietro e, dopo di lui, ai Dodici. Nella Chiesa, la Sacra Scrittura, la cui comprensione cresce sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, e il ministero dell’interpretazione autentica, conferito agli apostoli, appartengono l’una all’altro in modo indissolubile. Dove la Sacra Scrittura viene staccata dalla voce vivente della Chiesa, cade in preda alle dispute degli esperti. Certamente, tutto ciò che essi hanno da dirci è importante e prezioso; il lavoro dei sapienti ci è di notevole aiuto per poter comprendere quel processo vivente con cui è cresciuta la Scrittura e capire così la sua ricchezza storica. Ma la scienza da sola non può fornirci una interpretazione definitiva e vincolante; non è in grado di darci, nell’interpretazione, quella certezza con cui possiamo vivere e per cui possiamo anche morire. Per questo occorre un mandato più grande, che non può scaturire dalle sole capacità umane. Per questo occorre la voce della Chiesa viva, di quella Chiesa affidata a Pietro e al collegio degli apostoli fino alla fine dei tempi. Questa potestà di insegnamento spaventa tanti uomini dentro e fuori della Chiesa. Si chiedono se essa non minacci la libertà di coscienza, se non sia una presunzione contrapposta alla libertà di pensiero. Non è così. Il potere conferito da Cristo a Pietro e ai suoi successori è, in senso assoluto, un mandato per servire. La potestà di insegnare, nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell’obbedienza alla fede. Il Papa non è un sovrano assoluto, il cui pensare e volere sono legge. Al contrario: il ministero del Papa è garanzia dell’obbedienza verso Cristo e verso la Sua Parola. Egli non deve proclamare le proprie idee, bensì vincolare costantemente se stesso e la Chiesa all’obbedienza verso la Parola di Dio, di fronte a tutti i tentativi di adattamento e di annacquamento, come di fronte ad ogni opportunismo».

Durante la celebrazione eucaristica, giunta al momento solenne dell’insediamento, il Cardinale Vicario di Roma si rivolgerà al Santo Padre con queste parole cariche di significato: “Beatissimo Padre, la Chiesa che è in Roma partecipa con letizia alla presa di possesso della Cattedra Romana del successore dell’Apostolo Pietro. Come il vignaiolo che sorveglia dall’alto la vigna, così il vescovo è posto in posizione elevata per prestare sollecita attenzione al popolo che gli è affidato. Occupare la Cattedra pastorale significa provvedere con amore al gregge di Cristo. L’onore del pastore, infatti, è l’onore di tutta la Chiesa ed è per i fratelli nel battesimo valido e sicuro sostegno. Colui che è ‘Servo dei servi di Dio’ sarà veramente onorato quando a ciascuno sarà riconosciuto l’onore che gli spetta.” A queste parole, il Papa sale alla sua Cattedra e vi si siede. È il gesto che sancisce la sua autorità come vescovo della città di Roma e come pastore della comunità locale, quella che fu affidata a Pietro e ai suoi successori. Subito dopo, una rappresentanza della Chiesa di Roma gli presta obbedienza, come segno di comunione e fedeltà.

Il rito continuerà con la liturgia della Parola, l’omelia del Papa e la celebrazione eucaristica, ma quel gesto – il sedere sulla cattedra – resta il cuore simbolico dell’intera giornata: è lì che la Chiesa vede riflessa la continuità apostolica e il servizio del Papa alla verità, alla carità e all’unità del Popolo di Dio.

Alle ore 19, poi, il Papa si recherà alla Basilica di Santa Maria Maggiore e compirà un atto di devozione alla Beata Vergine Maria «Salus Populi Romani». 

S.F.
Silere non possum