Città del Vaticano – La Segreteria per l’Economia ha pubblicato oggi, mercoledì 26 novembre, il Bilancio Consolidato 2024 della Santa Sede. Per comprenderne appieno la portata è necessario confrontarlo con i rendiconti del 2022 e del 2023, analizzati nel loro perimetro più significativo: quello senza gli enti ospedalieri, che costituiscono un comparto economico autonomo e non rappresentativo della gestione ordinaria della Curia.
Diversamente da quanto riportato da Vatican News e dalle dichiarazioni del Prefetto della Segreteria per l’Economia, Maximino Caballero Ledo, il quadro che emerge dai documenti ufficiali è ben più articolato, e non giustifica toni trionfalistici. I numeri mostrano infatti un miglioramento progressivo del risultato operativo, che passa da un deficit di –52,4 milioni nel 2022, a –46,5 milioni nel 2023, fino ai –33,5 milioni del 2024. Una riduzione importante, certo, ma che non modifica la natura del problema: il deficit resta strutturale e continua a ripresentarsi ogni anno.
A sostenere il bilancio nel 2024, più che misure di efficienza interna, sono stati fattori esterni e non replicabili. Da un lato l’aumento delle donazioni, cresciute significativamente rispetto al 2023 (da 217,6 milioni a 237,6 milioni), ma sempre caratterizzate da una forte volatilità e, soprattutto, da un’alta incidenza di somme vincolate a finalità specifiche. Dall’altro, il vero motore del miglioramento: l’exploit della finanza, con proventi che passano dai 45,8 milioni del 2023 ai 71,1 milioni del 2024, grazie anche alla vendita di investimenti storici avvenuta con l’avvio del nuovo Investment Committee. Lo stesso bilancio 2024 riconosce esplicitamente che si tratta di effetti “puntuali”, difficilmente ripetibili negli anni a venire.
Sul fronte delle spese, la dinamica continua a muoversi nella direzione opposta rispetto alle esigenze di sostenibilità. I costi del personale, che già nel 2022 ammontavano a 158 milioni, sono saliti a 167,5 milioni nel 2023 e a 175,4 milioni nel 2024, con una crescita costante nonostante le misure di contenimento. Si deve inoltre ricordare che il Dicastero per la Comunicazione, la stessa Segreteria per l’Economia e altre strutture hanno sollecitato e ottenuto aumenti retributivi per il proprio personale, in particolare per i livelli apicali. Nel caso del Cortile del Belvedere, poi, emergono segnalazioni di importi che vengono elargiti con diversi cedolini stipendiali, una dinamica che solleva più di un interrogativo.
Ancora più rilevante è l’impennata delle spese di manutenzione immobiliare, balzate da 13,2 milioni nel 2023 a 24,2 milioni nel 2024: un incremento di 11 milioni in un solo anno, non accompagnato da spiegazioni adeguate né da un parallelo aumento della redditività degli immobili, che pure rappresentano quasi metà dei ricavi autonomi. Anche la missione apostolica mostra un segnale evidente di instabilità programmatica: nel 2022 una parte consistente del budget era destinata alla comunicazione del messaggio (23%), alle nunziature (20%) e alle Chiese in difficoltà (20%); nel 2023 la priorità si sposta sulle Chiese bisognose (39%), mentre nel 2024 si mantiene un’impostazione simile ma senza un criterio riconoscibile di continuità pluriennale. Una variabilità che solleva interrogativi sulla pianificazione strategica, più reattiva alle urgenze annuali che orientata a un progetto strutturato.
Il quadro complessivo che emerge è dunque chiaro: la Santa Sede ha registrato un progresso nei saldi annuali, ma non ha ancora risolto nessuno dei nodi profondi della propria gestione economica. I ricavi autonomi crescono ma restano insufficienti (217,8 milioni nel 2024), le donazioni sono indispensabili ma instabili, e la finanza svolge un ruolo sempre più determinante, esponendo il bilancio a oscillazioni esterne. Il 2024 può essere interpretato come un anno positivo, ma non come un punto di svolta: senza riforme strutturali su personale, immobiliare, modello di entrate e pianificazione della missione, il sistema resta fragile e dipendente da variabili che la Santa Sede non controlla. In altre parole, il deficit cala, ma le cause che lo generano sono ancora tutte lì.
Le criticità nella ricostruzione di Vatican News
La sintesi proposta da Vatican News, pur aderendo formalmente ai dati principali pubblicati dalla Segreteria per l’Economia, presenta alcune importanti omissioni e semplificazioni che rischiano di restituire un quadro più ottimistico di quello che emerge dall’analisi dettagliata dei bilanci.
L’avanzo finale non significa sostenibilità
La ricostruzione apre sottolineando l’avanzo di 1,6 milioni, senza chiarire che il risultato operativo 2024 resta ampiamente negativo (–44,4 milioni nel consolidato totale, –33,5 milioni senza ospedali). È un dato strutturale, e non un dettaglio, perché indica che la Curia continua a produrre sistematicamente più costi che ricavi.
Il miglioramento del 2024 non è strutturale ma congiunturale.
Il testo parla di “direzione positiva”, ma non specifica che il miglioramento è dovuto quasi esclusivamente a: un incremento delle donazioni (+20 milioni) e soprattutto a un’esplosione del risultato finanziario (52,2 milioni senza ospedali; 46 milioni nel consolidato totale), legato alla vendita di investimenti storici. Si tratta, come lo stesso bilancio ammette, di un effetto “puntuale”, non replicabile. Vatican News non lo evidenzia, ovviamente.
Le dinamiche delle entrate sono presentate come strutturali, ma non lo sono.
La ricostruzione parla genericamente di “aumento di 79 milioni delle entrate”, senza distinguere tra il perimetro totale (in cui incidono gli ospedali) e il perimetro degli enti curiali, che è quello rilevante per valutare la sostenibilità della Santa Sede. Nella Curia, l’incremento è molto più contenuto (+37,5 milioni) e dovuto quasi interamente a donazioni e contributi, non alla capacità autonoma di generare ricavi.
Crescita dei costi del personale e delle spese ordinarie ignorata.
Il Bilancio parla di “spese contenute”, ma i numeri mostrano il contrario: 158 milioni nel 2022, 167,5 milioni nel 2023 e 175,4 milioni nel 2024.
Un aumento complessivo di +17,4 milioni in due anni. Non c’è alcun segno di inversione o di efficientamento strutturale. Questo dato non compare nella ricostruzione.
Nessun accenno all’aumento anomalo delle spese immobiliari.
Nel 2024 la manutenzione immobiliare passa da 13,2 milioni a 24,2 milioni, con un incremento di 11 milioni non spiegato nelle note e non menzionato da Vatican News. Si tratta di una delle voci più critiche del bilancio, soprattutto perché gli immobili rappresentano la principale fonte di ricavi autonomi della Santa Sede.
La distribuzione delle spese della Missione Apostolica viene descritta come “coerente”, ma i dati mostrano variazioni significative tra un anno e l’altro.
Nel 2022 una porzione preponderante era dedicata alla comunicazione del messaggio (23%) e alle Nunziature (20%); nel 2023 e 2024 la priorità si sposta sulle Chiese in difficoltà (39% e 37%). Questa oscillazione rende difficile parlare di un modello strategico stabile. Vatican News parla di “coerenza”, ma i numeri raccontano una realtà meno lineare.
Mancata distinzione tra gestione ordinaria e risultati straordinari.
La ricostruzione non evidenzia la distinzione essenziale tra:
il risultato operativo (negativo),
il risultato finanziario (positivo per motivi straordinari),
e il surplus finale (positivo perché sostenuto dai mercati).
Senza questa distinzione, il lettore rischia di credere che la Curia abbia migliorato la propria gestione ordinaria, cosa che i numeri non dimostrano.
Narrazione orientata, non analitica
Il linguaggio adottato da Vatican News - “direzione positiva”, “consolidamento”, “significativo recupero” - riflette più la linea comunicativa della Segreteria per l’Economia che un’analisi indipendente dei dati. Ci troviamo, ancora una volta, di fronte a una struttura guidata da Andrea Tornielli che non solo non dispone delle competenze necessarie per una valutazione tecnica di questo tipo, ma soprattutto si limita a rilanciare una lettura acritica del comunicato ufficiale. La domanda che sorge è inevitabile: perché? Forse perché la questione degli aumenti salariali riguarda direttamente anche lui? È difficile non vedere come, per queste persone, il bene della Chiesa sembri del tutto secondario rispetto alla tutela del proprio perimetro di potere.
d.L.R.
Silere non possum