Ascoli Piceno - Le nomine dell’arcivescovo-vescovo Gianpiero Palmieri continuano a far discutere. Il presule, noto per la sua umiltà e il controllo di sé, ha più volte dimostrato la disponibilità ad accogliere critiche e malcontento provenienti da clero, fedeli laici e ambienti ecclesiali, senza sottrarsi al confronto.
Non solo il presule nelle scorse settimane ha convocato i preti e ha fatto il duro ma alcuni sacerdoti riferiscono che mons. Palmieri, negli anni, avrebbe confessato alcuni di loro. Una prassi che, come documentato più volte da Silere non possum, è ritenuta inammissibile perché viola la distinzione necessaria tra foro interno (coscienza, confessione, direzione spirituale) e foro esterno (governo ecclesiastico, scelte ministeriali, provvedimenti amministrativi o disciplinari).
I presbiteri coinvolti ora lamentano che ciò che è stato confidato in camera caritatis nel foro interno sarebbe poi confluito, anche indirettamente, nelle decisioni di governo del Vescovo sul loro ministero, influenzando nomine, incarichi o percorsi pastorali. Per il diritto canonico, riferire o utilizzare elementi del foro interno per scelte del foro esterno configura un conflitto di fori che non può esistere in nessuna forma. Questa dinamica è descritta con chiarezza nel volume Schiacciare l’anima di p. Dysmas De Lassus, che analizza gli abusi di autorità. Non stupiscono queste pratice considerata l’accoglienza offerta al Centro Aletti da parte di Palmieri. La vicenda che riguarda Marko Ivan Rupnik porta come criticità anche questa commistione fra foro interno ed esterno. Il grande sponsor di Palmieri, Angelo De Donatis, inoltre, è uno di quelli che su questo ha fatto la propria carriera ed ora è addirittura Penitenziere Maggiore. De Donatis, infatti, come Vicario di Roma divenne superiore di sacerdoti ai quali aveva fatto direzione spirituale in seminario.
Il vicario Generale
Inoltre, l’Arcivescovo-Vescovo, nominato vescovo di Ascoli Piceno il 29 ottobre 2021, a distanza di quattro anni non ha ancora provveduto alla designazione del Vicario generale per la diocesi. Un elemento che desta inevitabilmente interrogativi, soprattutto alla luce della normativa canonica vigente.
Il Codice di diritto canonico stabilisce con chiarezza al Can. 475: «§1. In ogni diocesi il Vescovo diocesano deve costituire il Vicario generale affinché, con la potestà ordinaria di cui è munito a norma dei canoni seguenti, presti il suo aiuto al Vescovo stesso nel governo di tutta la diocesi.
§2. Come regola generale, venga costituito un solo Vicario generale, a meno che l’ampiezza della diocesi, il numero degli abitanti o altre ragioni pastorali non suggeriscano diversamente».
A oggi, dopo quattro anni dall’inizio del suo ministero a guida della diocesi di Ascoli Piceno, Gianpiero Palmieri non ha ancora formalizzato la nomina del Vicario generale, in chiaro contrasto con quanto previsto dal disposto canonico.
E qui arriva il bello: Palmieri, a diritto canonico, sembra essere proprio digiuno.
Consigli pastorali obbligatori?
Nella lettera inviata ai presbiteri e ai consigli pastorali il 13 novembre 2025 il vescovo afferma che «il consiglio pastorale è obbligatorio in ogni parrocchia» come conseguenza delle decisioni del XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, e che vi sia una modifica automatica del codice di diritto canonico. Questa affermazione è del tutto falsa perché il XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi non promulga direttamente leggi né modifica il codice in modo conseguenziale e immediato: solo l’autorità legislatrice, ovvero il Romano Pontefice, può rendere vincolanti nuove norme o revisionare il CIC tramite atto formale di promulgazione. Questo, nonostante la speculazione di Gianpiero Palmieri nella lettera, non è avvenuto. Inoltre, nel CIC vigente (Cann. 511–514) il Consiglio Pastorale resta organo consultivo, non deliberativo né obbligatorio per tutte le parrocchie per diritto universale. «Palmieri, però, è molto più concentrato su questo che su altri organismi parrocchiali finanziari che invece sono obbligatori, chissà perchè...», commentano in diocesi.
Diversi laici hanno riferito a Silere non possum che il Vescovo reagisce con modalità umilianti o aggressive ogniqualvolta un parere diverge dalle sue aspettative, generando un clima di intimidazione più che di confronto ecclesiale. Alcune testimonianze raccolte tra i presbiteri segnalano inoltre episodi in cui il Vescovo ha commentato in modo apertamente polemico le idee diffuse da figure e piattaforme mediatiche da lui percepite come ostili, costruendo bersagli narrativi neppure presenti nella realtà diocesana. Questa esposizione a polemiche verso soggetti indeterminati ha prodotto reazioni di ironia e imbarazzo nel clero, che denunciano il paradosso di un’autorità che si scaglia contro le persone solo perché la pensano diversamente da lui.
Nonostante Gianpiero Palmieri continui a parlare dell’unione delle due diocesi con toni trionfalistici, l’unica cosa che è riuscito a fare è far pranzare insieme le due squadre di calcio. Ancora una volta, questi vescovi nominati da Francesco fuggono il clero e i compiti del loro ministero, rifugiandosi in palcoscenici dove l’applauso è garantito, alimentando risate e prese in giro.
d.D.P.
Silere non possum