Città del Vaticano - Nel suo articolo al vetriolo pubblicato contro la figura e la spiritualità eucaristica del Beato Carlo Acutis, il "non liturgista" Andrea Grillo mette in scena un attacco violento e scomposto, che sembra più mosso dalla sua repressione e la sua voglia di sbraitare piuttosto che da un serio desiderio di confronto teologico. Le sue parole trasudano sarcasmo, disprezzo e generalizzazioni gratuite, in un crescendo polemico che alla fine non colpisce solo il giovane beato che si avvia agli onori degli altari, ma l’intera devozione popolare e la dottrina cattolica sulla presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Ancora una volta molti si chiedono come sia possibile che l'Ateneo San Anselmo continui a pagare lo stipendio ad un eretico che sputa veleno su coloro che lo pagano? Vale dunque la pena rispondere punto per punto, evidenziando le incongruenze, i pregiudizi e le semplificazioni che costellano il suo testo.

Una teologia “vecchia” o semplicemente cattolica?

Grillo si chiede come sia possibile che un giovane del nostro tempo possa comunicare una “teologia eucaristica così vecchia, pesante, ossessiva”. Ma “vecchia” rispetto a cosa? All’ultima invettiva dei non liturgisti nelle sale di Camaldoli dove dei vecchi repressi urlano contro chi sostiene "LA RISERVA MASCHILE. CHE ORRORE"? Alla sensibilità di un’élite pseudo accademica sempre più distante dal sensus fidei del popolo cristiano? O piuttosto alla Tradizione viva della Chiesa, che ha sempre riconosciuto nella presenza reale di Cristo – corpo, sangue, anima e divinità – il cuore dell’Eucaristia? È curioso che Grillo, nel suo disprezzo per la “vecchia” teologia, finisca per squalificare anche San Tommaso d’Aquino, il Concilio di Trento, e persino il Catechismo della Chiesa Cattolica.

La devozione eucaristica di Carlo Acutis non è una patologia spirituale, ma l’espressione di un cuore innamorato di Gesù presente nell’Eucaristia.
È questo, alla fine, che dà fastidio a Grillo: che un adolescente abbia vissuto con radicalità e semplicità quella fede eucaristica che certa pseudo "teologia queer” ha messo in secondo piano, quando non deliberatamente smantellato.

Miracoli eucaristici: distorsione o provocazione alla fede?

Grillo liquida con sarcasmo l’interesse di Carlo per i miracoli eucaristici, parlando di una “fissazione distorta” e accusando i testi introduttivi della mostra di “maleducazione eucaristica”. Ma la fede della Chiesa non ha mai escluso i miracoli eucaristici, né li ha mai considerati d’intralcio alla retta dottrina: al contrario, ne ha riconosciuto il valore pastorale, apologetico e catechetico. San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, e lo stesso Catechismo (cf. n. 156, 1336) riconoscono che i miracoli, anche nel contesto eucaristico, possono servire a rafforzare la fede.

Grillo invece sembra scandalizzarsi di fronte a un ragazzino che ha preso sul serio la realtà del “vero miracolo” dell’Eucaristia: Cristo vivo e presente sotto le specie del pane e del vino. Non si chiede come sia possibile che un quattordicenne parli con entusiasmo di questi misteri; si indigna perché lo fa in un modo che non rientra nei suoi schemi liturgico-ideologici. Non dimentichiamo che stiamo parlando di gente che non è cattolica, non crede in Gesù Cristo ma parla contro tutto e tutti dalle aule universitarie. E i benedettini svizzeri pagano!

Il “vero miracolo” secondo Grillo

Il culmine dell’articolo è la contrapposizione tra il “vero miracolo” – l’unità ecclesiale – e i “falsi miracoli” eucaristici. Anche qui, Grillo costruisce un falso dualismo: come se parlare di miracoli eucaristici impedisse di comprendere il valore ecclesiale dell’Eucaristia. Ma nella vita di Carlo Acutis non c’è questa contraddizione: il suo amore per l’Eucaristia si è tradotto in amore per la Chiesa, nella frequenza ai sacramenti, nella carità verso i poveri, nell’evangelizzazione digitale. Carlo non ha mai ridotto la Messa a uno spettacolo prodigioso: ha semplicemente voluto far conoscere a tutti la realtà sconcertante della Presenza di Cristo, che viene derisa - appunto - anche da vecchi boomer che prendono di mira i ragazzini (addirittura santi) con le loro teorie "progressiste". 

Chi sono i veri adolescenti?

Alla fine Grillo ci regala una formula inquietante: parla di “adulti che scrivono come adolescenti”, attribuendo agli autori dei testi della mostra una presunta immaturità teologica. Ma il vero infantilismo è quello che svuota l’Eucaristia del suo mistero, che riduce la liturgia a performance assembleare, che ha paura del soprannaturale e si rifugia nel moralismo sociologico. L'infantilismo è quello che porta un vecchio laico a voler pontificare su tutto e tutti scagliandosi addirittura contro i santi. Carlo Acutis non è stato un teologo, ma un testimone. E come ogni vero testimone, ha colto l’essenziale: la Messa è l’autostrada per il Cielo. È una frase semplice, forse troppo per i salotti accademici, ma ha in sé una forza disarmante. È la forza della fede.

Sant'Anselmo finanzia l'eresia

Grillo ha pubblicato un articolo fortemente polemico, chiaramente ideologico e, sotto molti aspetti, offensivo: non solo verso un beato della Chiesa, ma anche nei confronti di milioni di fedeli che vivono con semplicità e profondità la loro devozione eucaristica. Le sue parole tradiscono un certo fastidio per tutto ciò che sfugge al controllo di una teologia salottiera, irrigidita e autoreferenziale.

Il tono da cattedra e l’aria di sufficienza ricordano quella categoria di “sessantottini frustrati” — un po’ boomer e molto permalosi — che, pur di marcare la distanza dal sentire comune del popolo cristiano, non esiterebbero a correggere anche un bambino inginocchiato in adorazione, magari con una battuta acida del tipo: “Hai le mani giunte o te le sei incollate?”. L’intento non è chiarire, ma demolire.

Da quando Papa Leone XIV è stato eletto, Andrea Grillo ha trasformato la sua pagina Facebook in una sorta di diario d’invettive quotidiane, nello stile dei peggiori “boomer” repressi, quelli che non riescono a elaborare il lutto di un’epoca che finisce. I famosi "indietristi", come li avrebbe chiamati Papa Francesco. “Meno male che era grave attaccare il Papa… Una regola durata dal 13 marzo 2013 al 21 aprile 2025. Finita già”, ha commentato con amara ironia un arcivescovo di Curia. Un’osservazione pungente, ma che fotografa bene l’ipocrisia di certi ambienti: per dodici anni è stato vietato anche solo accennare a una critica nei confronti del Papa regnante; oggi, invece, tutto è concesso, purché l’obiettivo sia il nuovo Pontefice.

Personaggi come Grillo non seminano discernimento, ma zizzania. Il loro intento non è costruire, ma demolire. Non cercano la verità, ma squalificano tutto ciò che non rientra nel proprio schema ideologico autoreferenziale. È una dinamica che conosciamo: l’illusione di detenere l’egemonia teologica e liturgica, l’arroganza di decidere chi è moderno e chi è arretrato, chi è teologo e chi devoto “troppo popolare”.

A questo punto è legittimo iniziare a porre domande serie al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, dove Grillo insegna. Lì opera l’abate primate Jeremias Schröder, in questi giorni chiamato a visitare l’abbazia di Heiligenkreuz. Una comunità, quest’ultima, dove la teologia non si fa con le ideologie, e dove non insegnano docenti laici impegnati a promuovere tesi eterodosse — come l’ordinazione femminile — finanziati con ricchi finanziamenti da abbazie svizzere. A San’Anselmo invece accade. E allora perché non iniziare a visitare seriamente anche San’Anselmo? Perché non dare un’occhiata ai bilanci, ai fondi, e a quali progetti vengono realmente sostenuti in nome della “riforma” e della “pastorale”? Sarebbe un atto di trasparenza. Ma anche di giustizia ecclesiale.

d.M.I.
Silere non possum