Città del Vaticano - Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, Papa Leone XIV ha ricevuto in udienza una delegazione del Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) del Parlamento Europeo, presente a Roma per una conferenza. Un incontro breve ma denso, nel quale il Pontefice ha richiamato i parlamentari alle loro responsabilità verso i più deboli e li ha invitati a non recidere il legame tra Europa e radici giudaico-cristiane.

Sin dall’inizio del discorso, Leone XIV ha spostato l’attenzione dalla scena istituzionale alla realtà concreta delle persone. Ha ringraziato gli eurodeputati «per il vostro lavoro nel servire non solo coloro che rappresentate nel Parlamento Europeo, ma anche tutte le persone nelle vostre comunità» e ha ricordato che avere un alto incarico pubblico significa anzitutto promuovere il bene comune. Qui il Papa ha inserito il suo primo affondo: l’invito a non perdere mai di vista «le persone dimenticate, quelle ai margini, quelle che Gesù Cristo ha chiamato “i più piccoli” fra noi». In altre parole, la misura di una buona politica non è l’efficacia comunicativa, ma la capacità di raggiungere chi non conta nulla nei calcoli elettorali.

Cortesia e rispetto 

Rivolgendosi a un gruppo che raccoglie posizioni differenti al suo interno, Leone XIV ha riconosciuto che i parlamentari «rispecchiano una varietà di punti di vista che si situano in un ampio spettro di opinioni differenti» e che uno scopo essenziale di un parlamento è proprio permettere che tali posizioni vengano espresse e discusse. Ma ha aggiunto subito il criterio decisivo: una società civile si riconosce dal modo in cui discute le divergenze. Non basta il confronto, serve cortesia e rispetto. Saper dissentire, ascoltare e dialogare perfino con chi si considera “avversario” diventa, per il Papa, una prova concreta del rispetto per la dignità di ogni persona, che non viene dallo Stato ma «è donata da Dio». A sigillare questo passaggio, l’appello a guardare a san Tommaso Moro, patrono dei politici, come modello di saggezza, coraggio e difesa della coscienza.

Identità europea

Il cuore del discorso tocca il nodo della identità europea. Leone XIV riprende l’appello dei suoi predecessori: l’Europa può essere compresa e promossa solo se non cancella le sue radici giudaico-cristiane. Ma specifica che la difesa dell’eredità religiosa del continente non è un’operazione nostalgica né una rivendicazione di privilegi. È, anzitutto, il riconoscimento di un fatto storico. 

Il Papa evoca le cattedrali, l’arte, la musica, lo sviluppo delle scienze e la diffusione delle università come esempi concreti di un legame intrinseco tra cristianesimo e storia europea, una storia che non va negata o neutralizzata, ma «apprezzata e celebrata».

Su questo sfondo, Leone XIV richiama il patrimonio etico del cristianesimo europeo. I «ricchi principi etici» e i «modelli di pensiero» della tradizione cristiana non sono un capitolo marginale, ma una risorsa essenziale per garantire i diritti donati da Dio e la dignità inerente di ogni persona umana, «dal concepimento fino alla morte naturale». È un passaggio che tocca direttamente i grandi dossier europei su vita, bioetica e fine vita. Allo stesso tempo, il Papa lega questi principi alle sfide della povertà, dell’esclusione sociale, della privazione economica, della crisi climatica, della violenza e delle guerre. Mantenere la voce della Chiesa nello spazio pubblico, in particolare attraverso la dottrina sociale, non significa per lui tornare a un passato idealizzato, ma impedire che l’Europa si privi di strumenti fondamentali per la cooperazione e l’integrazione futura.

Fede e ragione

Nel finale, Leone XIV innesta il suo discorso nel solco di Benedetto XVI, ricordando la necessità di un dialogo tra «il mondo della secolarità razionale» e «il mondo del credo religioso». Fede e ragione, se si parlano, svolgono un ruolo “mutuamente purificatore”: la fede salva la ragione dal ridursi a puro calcolo tecnico, la ragione protegge la fede da derive ideologiche. In questa conversazione pubblica, ha sottolineato, i politici hanno una responsabilità decisiva. L’udienza ai Conservatori e Riformisti diventa così un invito a impegnarsi in questo dialogo «non solo per il bene della gente in Europa, ma anche per l’intera famiglia umana». Il Papa conclude assicurando il proprio ricordo nella preghiera e invocando su di loro saggezza, gioia e pace.

Conservatori riformisti europei

Ma chi sono, in concreto, i parlamentari che Leone XIV ha ricevuto? Il Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) è uno dei gruppi politici riconosciuti nel Parlamento Europeo, nato nel 2009, inizialmente su impulso dei Conservatori britannici che volevano una collocazione distinta rispetto al Partito Popolare Europeo. Oggi raccoglie deputati di vari Paesi, tra cui la Polonia e l’Italia, dove la rappresentanza principale fa capo a Fratelli d’Italia. Si tratta di una formazione collocata nell’area della destra conservatrice, spesso definita “eurorealista”: critica verso una integrazione europea di tipo federalista, attenta alla sovranità nazionale, alla sussidiarietà, al contenimento della burocrazia di Bruxelles, sostenitrice dell’economia di mercato e di posizioni più tradizionali su famiglia e temi bioetici.

Proprio per questo il discorso di Leone XIV assume un peso particolare. Da una parte, il Papa riconosce e valorizza il tema delle radici cristiane, caro a molti esponenti del gruppo ECR. Dall’altra, lega queste radici a contenuti esigenti: cura dei più piccoli, difesa della vita in ogni fase, stile di confronto non aggressivo, disponibilità a un dialogo reale tra fede e ragione. Il messaggio di oggi, in definitiva, suona come una domanda precisa rivolta ai Conservatori e Riformisti europei: l’appello all’identità cristiana dell’Europa resterà uno slogan identitario o diventerà un criterio concreto per legiferare a favore dei più fragili e della dignità di ogni persona?

s.L.M.
Silere non possum