Città del Vaticano – Questa mattina, in una Piazza San Pietro gremita di fedeli e delegazioni provenienti da oltre 150 Paesi, si è celebrata la Santa Messa d’inizio del ministero petrino di Papa Leone XIV. Alla celebrazione hanno concelebrato numerosi cardinali, vescovi e presbiteri. La Celebrazione Eucaristica è iniziata con un momento di intensa spiritualità: Leone XIV ha pregato sulla tomba dell’apostolo Pietro, dove erano stati posti l’anello piscatorio e il pallio, in presenza dei rappresentanti delle Chiese orientali. Un gesto che ha evidenziato il desiderio di comunione e continuità con le radici apostoliche del suo ministero.

Hanno prestato servizio liturgico nella celebrazione membri dei tre principali rami della famiglia agostiniana: gli Agostiniani Recolletti, gli Agostiniani Scalzi e l’Ordine di Sant’Agostino, a testimonianza della profonda ispirazione agostiniana del nuovo Pontefice.

Nel momento più solenne del rito, il cardinale Mario Zenari ha imposto il pallio sulle spalle del Papa, mentre il cardinale Luis Antonio Tagle gli ha consegnato l’anello piscatorio, segni visibili del suo nuovo ufficio come Vescovo di Roma e Successore di Pietro. Il Pontefice era visibilmente commosso. Poi ha ricevuto l'obbedienza di alcuni chierici e laici. 

Durante l’omelia, il Santo Padre, visibilmente commosso, ha richiamato le parole di Sant’Agostino che esprimono il desiderio profondo dell’anima di ogni uomo: «Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te»(Confessioni, I,1,1). Prime parole che furono pubblicate da queste pagine, subito dopo l’annuncio del suo nome dalla Loggia centrale di San Pietro. Ha poi ricordato, con commozione, la morte del predecessore, definendola un momento di grande dolore: «La morte di Papa Francesco ha riempito i nostri cuori di tristezza. In quelle ore difficili, ci siamo sentiti come le folle di cui il Vangelo dice che erano “come pecore senza pastore” (Mt 9,36)».

Tuttavia, ha proseguito con fiducia pasquale: «Proprio nella Domenica di Pasqua abbiamo ricevuto la sua ultima benedizione e, alla luce della risurrezione, abbiamo vissuto i giorni successivi con la certezza che il Signore non abbandona mai il suo popolo, ma lo raduna quando è disperso e lo custodisce “come un pastore il suo gregge” (Ger 31,10)».

Riflettendo sul senso del suo ministero, il Papa si è interrogato con umiltà: «Sono stato scelto, senza alcun merito mio, e ora, con timore e tremore, vengo a voi come un fratello, che desidera essere servo della vostra fede e della vostra gioia, camminando con voi sulla via dell’amore di Dio, perché Egli ci vuole tutti uniti in un’unica famiglia.»

Ha poi indicato le due dimensioni centrali della missione di Pietro: «Amore e unità: queste sono le due dimensioni della missione affidata a Pietro da Gesù.» Meditando sul Vangelo odierno, Leone XIV ha spiegato che Pietro può svolgere il compito affidatogli solo se toccato dall’amore divino: «Il Vangelo ci dice che è possibile solo perché la sua vita è stata toccata dall’amore infinito e incondizionato di Dio, anche nell’ora del suo fallimento e del suo rinnegamento.» Ha citato il dialogo tra Gesù e Pietro, sottolineando la profondità della chiamata ricevuta: «Quando Gesù chiede a Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?” (Gv 21,16), si riferisce all’amore del Padre. È come se Gesù gli dicesse: “Solo se hai conosciuto e sperimentato questo amore di Dio, che non viene mai meno, potrai pascere i miei agnelli”.» E ha aggiunto con forza: «A Pietro è affidato il compito di “amare di più” e di donare la sua vita per il gregge. Il ministero di Pietro è contrassegnato proprio da questo amore oblativo, perché la Chiesa di Roma presiede nella carità e la sua vera autorità è la carità di Cristo.»

Ha quindi condannato ogni forma di potere esercitato in modo autoritario: «Non si tratta mai di catturare gli altri con la forza, con la propaganda religiosa o con i mezzi del potere. Si tratta sempre e solo di amare come ha fatto Gesù.» Riferendosi all’Apostolo Pietro, ha detto: «Gesù è “la pietra che è stata scartata da voi, costruttori, ed è diventata testata d’angolo” (At 4,11). Se la pietra è Cristo, Pietro deve pascere il gregge senza mai cedere alla tentazione di essere un autocrate, dominando su coloro che gli sono stati affidati (cf. 1Pt 5,3).» E ha citato ancora una volta Sant’Agostino, ispiratore del suo ordine, per descrivere la vera natura della Chiesa: «La Chiesa consta di tutti coloro che sono in armonia con i fratelli e che amano il prossimo» (Serm. 359,9).Concludendo, ha tracciato un orizzonte di speranza e di fraternità: «Vorrei che il nostro primo grande desiderio fosse quello di una Chiesa unita, segno di unità e di comunione, che diventa fermento per un mondo riconciliato.»

E ancora una volta, come ha fatto da subito, ha invitato a guardare a Cristo: «Noi vogliamo dire al mondo, con umiltà e con gioia: Guardate a Cristo! Avvicinatevi a Lui! Accogliete la sua parola che illumina e consola! Ascoltate la sua proposta di amore per diventare la sua unica famiglia: nell’unico Cristo, noi siamo uno.»

Il Papa ha infine lanciato un forte appello missionario: «Questo è lo spirito missionario che deve animarci: non chiuderci nei nostri piccoli gruppi, né sentirci superiori al mondo. Siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, per realizzare quell’unità che non cancella le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo.»

Leone XIV ha preso il timone della barca di Pietro nel segno della carità, della comunione e della verità, indicando con chiarezza che il cuore del ministero petrino non è il potere, ma l’amore più grande: quello che “dà la vita per i propri amici” (Gv 15,13).

d.E.S.
Silere non possum